Dopo la nascita del mio primo figlio Lorenzo avvenuta con parto cesareo, mi sono sentita per molto tempo come un contenitore dal quale era stato soltanto estratto il prodotto.. non mi capacitavo di come era terminata la mia gravidanza in tutto e per tutto fisiologica e senza complicazioni e faticavo perfino a chiamare parto quella che per me fin da subito era stata soltanto un’operazione chirurgica con la quale era sì venuto al mondo mio figlio ma che aveva lasciato una cicatrice indelebile sul mio corpo ma soprattutto sulla mia anima.
Le persone che mi circondavano non riuscivano a capire il perché non fossi soddisfatta, in fondo avevo potuto avere mio figlio senza soffrire per chissà quanto tempo (a parte le ore sofferte per il travaglio indotto), non avevo provato il dolore dovuto all’espulsione del bambino e soprattutto avevo avuto un bambino sano e bello, quindi perché mi lamentavo?? Era inutile cercare di fare capire il senso di insoddisfazione che quel dannato bisturi mi aveva lasciato dentro, di come mi sentivo a metà e derubata di una parte della mia gravidanza.. vi era stato un principio, un continuo ma dov’era la fine?? tutte le mie amiche e parenti ce l’avevano fatta, perché io non ci ero riuscita?? dove avevo sbagliato??
E’ così che è nato in me il desiderio di informarmi più dettagliatamente sulle dinamiche della gravidanza e del parto, di capire se quello che avevo vissuto era cosa comune e soprattutto cercavo donne che avevano provato le mie stesse sensazioni in seguito all’esperienza di un taglio cesareo, avevo bisogno di confrontarmi e di affrontare i miei demoni interni. Giungo così al forum più completo e corretto che ci sia e con un nome che mai poteva essere più azzeccato “parto naturale”; da subito mi sento accolta, sostenuta e capita da donne che nemmeno conoscevo di persona, mi comprendevano persino meglio della mia famiglia ed insieme a loro è cominciato il mio percorso di guarigione interna che si è concluso solo con la nascita in casa della mia seconda figlia…
La sera del 26 dicembre (41 settimane esatte) mi sento particolarmente stanca, in queste feste non mi sono risparmiata granché presa com’ero a far sì che l’ultimo Natale da figlio unico fosse, per Lorenzo, il più bello possibile ed inoltre sento il bisogno di isolarmi come mi succede da una settimana a questa parte. Mia madre mentre mi saluta dice che ho uno sguardo strano ed ignorando la sua frase che mi procurerebbe soltanto altre ansie inutili me ne vado ed una volta a casa mi metto a letto prima del solito. Mi addormento come un sasso per risvegliarmi a mezzanotte in punto con un gran senso di nausea che mi costringe a correre in bagno a vomitare… lì per lì penso che si stia muovendo qualcosa ma ci vuole poco a capire che ho beccato una bella influenza intestinale, infatti, allo scadere di quasi ogni ora sono in bagno a vomitare ormai solo succhi gastrici. Dopo la terza volta insieme al vomito comincio a sentire le prime contrazioni, non sono molto forti e soprattutto sono distanziate almeno di 10 minuti e dopo un’ora alle 3.30 decido di chiamare l’ostetrica ed avvisarla che forse qualcosa si sta muovendo. Naturalmente non ho mai smesso di vomitare e mi sento spossata. Virginia messa al corrente di tutto (influenza intestinale e contrazioni) mi suggerisce di farmi un bel bagno caldo per vedere se le contrazioni continuano e di ritelefonarle dopo un’ora per aggiornarla sull’evolversi della situazione. Seguo il suo consiglio e mi faccio preparare la vasca da mio marito, appena m’immergo nell’acqua calda, le contrazioni non solo continuano ma aumentano d’intensità e frequenza. Dico a mio marito di portare Lorenzo da mia madre perché ho paura che possa svegliarsi e volere la mamma ed io onestamente non mi sento in grado di accudirlo; una volta fuori casa mio figlio posso rilassarmi e le contrazioni mi sembra aumentino, telefono a Virginia che suggerisce a mio marito di prepararmi un po’ di coca cola per reintegrare i sali minerali persi e ci informa che sta partendo. In casa mia non beviamo coca cola e naturalmente non ne abbiamo, allora mio marito va in cantina e trova un chinotto (scaduto) e me lo versa in un bicchiere… (era un po’ in panico, soprattutto perché era solo e non c’era ancora l’ostetrica) ne bevo un sorso ma non riesco a smettere di vomitare nonostante gli spasmi all’intestino si siano un po’ calmati da quando sono in vasca. Dopo aver messo a letto mio figlio, mia madre ignorando il mio desiderio di stare sola con le ostetriche e mio marito, sale a casa mia (abitiamo una sopra l’altra) e nonostante il mio consiglio di tornarsene a casa, vuole restare fino alla fine (lei pensa ancora che farò solo il travaglio a casa). Le contrazioni si susseguono, ad ogni onda (ho pensato così ad ogni contrazione come suggeriva Ina May) mi faceva bene galleggiare in vasca puntando i piedi sul sedile dalla parte della doccia (ho una vasca idromassaggio che fa anche da doccia) e lasciando morbido tutto il resto del corpo; sento che così la contrazione è meno dolorosa e soprattutto è sopportabilissima (non come quelle indotte del mio primo figlio). Non so quanto tempo passi tra una e l’altra, è mio marito che ogni tanto mi dice che tra l’ultima e la precedente sono passati “solo” 3 o 4 minuti. Sono circa le 6.00 e finalmente per la tranquillità di mio marito arriva Virginia (non ricordo se fosse già accompagnata da Cristina) con due borsoni di roba e preso atto del mio stato scrive una serie di cose che Paolo deve andare a prendere in farmacia per la mia influenza intestinale. Cominciano a far scaldare nel forno da mio marito i teli che avevo preparato e mi visitano per la prima volta annunciandomi che la bambina è scesa e sembra che tutto possa evolversi molto velocemente.. seeeeee!!! Vedo Virginia che mette qualcosa nella vasca, non so bene cosa sia, forse essenze ed ogni tanto cerca di farmi bere per reintegrare i liquidi che stavo perdendo… Sono solo all’inizio e questi non sono che i prodomi di travaglio (in fondo è come se fosse il primo figlio per me), non urlo e cerco di concentrarmi su ogni contrazione, ricordo che appena una era finita sorridevo e dicevo: “come sto bene, è una goduria!!!”. Sento da subito l’esigenza di spingere perché la mia piccola spinge sul retto ed il ricordo più brutto che ho del mio travaglio è il desiderio di voler spingere ed il non poterlo fare perché non sono che all’inizio e non c’è la dilatazione. Provo più volte ad andare di corpo ma non ci riesco. Paolo, che non mi aveva assicurato la sua presenza anzi mi aveva sempre detto che si sarebbe defilato e mi avrebbe lasciato nelle mani esperte delle ostetriche, è una presenza costante anche perché appena si allontana sento io il bisogno di vederlo e chiedo di lui alle ostetriche. Resto sola in vasca con accanto soltanto mia madre ed è in questo preciso momento che le annuncio che la bambina nascerà a casa… vedo il suo viso tra lo scioccato ed il sorpreso ma non proferisce parola, abbozza e continua a volermi restare vicina. Non so bene quanto tempo sia passato, quando sento Virginia che mi annuncia che lei e Cristina devono andarsene perché un’altra mamma ha cominciato ad avere contrazioni e considerando che sta a Biella è meglio andarla a controllare, in fondo i miei sono solo prodomi e potrebbe volerci chissà quanto e comunque contano di tornare dopo essere andate a visitare questa mamma. Considerando che ho l’influenza intestinale decidono di farmi affiancare da un’altra ostetrica, che non avevo mai visto prima, di nome Valérie, lei le sostituirà fino a quando non torneranno (non torneranno più e mia figlia nascerà con Valérie). Aspetteranno il suo arrivo e poi se ne andranno, lì per lì ne prendo semplicemente atto anche perché non sono in grado di fare ragionamenti ma un pensiero mi viene e fra me e me penso che non potevamo metterci più d’accordo di così!! In tutte le ore che seguono sono amorevolmente accudita da entrambe che provvedono a scadenze regolari a darmi fermenti lattici per l’intestino, integratori di sali minerali come il polase e a massaggiarmi come potevano; facevo regolarmente da spola tra la vasca da bagno e la camera da letto dove trovavo che la posizione più adatta a me e che mi faceva sentire meno dolore era carponi sul letto. Tra me e me penso che è incredibile… pensavo di sentire molto più dolore mentre quello che più mi fa male è l’intestino a causa dell’influenza intestinale e tutto il resto è sopportabile e sembra quasi non superi mai la mia soglia di dolore. Sono circa le 14.00 e Valérie arriva a casa mia, le mie ostetriche mi visitano per l’ultima volta trovando il mio collo dell’utero in fase di centralizzazione e mi salutano dicendomi che sarebbero tornate prima possibile. Mio marito le cucina un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino come aveva fatto per Virginia e Cristina e la fa accomodare. Con quest’ostetrica il feeling è immediato, la sento molto vicina al mio modo di essere e la trovo molto dolce ed amorevole, mi accarezza la schiena quando sento la contrazione e cerca di sostenermi al massimo; ogni volta che ho sentito di non farcela più e l’ho verbalizzato lei mi ha sempre infuso coraggio e forza, insomma non potevo essere più fortunata ad essere stata affidata ad un’ostetrica tanto brava e preparata…come dire: “nella sfortuna mi era andata bene, anzi benissimo”. Ormai non ce la faccio davvero più e sono ore che non vengo visitata e quindi non so neanche a che punto io stia, prego Valérie di visitarmi ma lei con una scusa e con un’altra rimanda la visita di volta in volta dicendomi che mi visiterà alle 19.00. Onestamente questo un po’ mi disturba, io voglio sapere a che punto sto… e così prego che passi presto il tempo fino all’ora dettami da lei, mi fido delle sue parole ed abbozzo, in fondo sa quello che fa. Dopo ogni contrazione sorrido sempre come all’inizio e continuo a sentirmi in una specie di paradiso, non so ogni quanto mi vengono ma ormai sono piuttosto ravvicinate e dolorose ma sempre sopportabili. Continuo la mia processione tra bagno e camera da letto dove provo anche ad accucciarmi a mò di ranocchia tenendomi al lettino del mio primo figlio, oppure sul letto a quattro zampe dove Valérie mi da suggerimenti per vivere al meglio la contrazione successiva. Trovo che riesco a vivere meglio le contrazioni nella vasca da bagno e ci rientro per l’ennesima volta. Finalmente arrivano le 19.00 e come promesso la mia ostetrica mi visita e mi annuncia che ho 3 cm. di dilatazione e sono ufficialmente in travaglio… evviva!!! Sono contentissima e sentire queste parole mi da ulteriori energie e tanta carica psichica e fisica, sorrido e continuo a vivere ed accettare le contrazioni senza contrastarle ma cercando al mio meglio di accompagnarle. Penso che ognuna di loro è una in meno che mi separa dalla mia piccolina e noto con piacere che tutte seguono lo stesso schema… arrivano, raggiungono il picco e piano piano scemano, completamente differenti da quelle indotte che ricordavo. In tutto questo tempo sento che ogni tanto dalla cucina Valérie aggiorna Virginia sulla mia situazione e questo mi fa sentire seppur in lontananza supportata anche dalle ostetriche che dovevano seguirmi. Valérie provvede a darmi a cadenze regolari i fermenti lattici per il mio intestino ed un po’ di polase, riesco persino a mangiare un cucchiaio di riso in bianc preparatomi da mia madre e mi sembra di stare meglio. Intorno alle 19.30 e le 19.45 mentre Valérie era in cucina ed io in camera con mio marito, rompo le membrane e quasi inondo Paolo che subito chiama l’ostetrica; appena arriva sento che dice che sono un po’ tinte ma nello stato in cui ero ne prendo atto senza spaventarmi. Ormai non c’è molta pausa tra una contrazione e l’altra ma stranamente quel poco tempo di rilassamento basta a rigenerarmi ed a darmi la forza necessaria per l’onda successiva. Sento sempre l’esigenza di spingere e lascio che il mio corpo faccia quello che sente senza ostacolarlo; Valérie mi suggerisce di rilassare le gambe e trovo che il modo più semplice per farlo sia attaccarmi al collo di qualcuno (quasi sempre di mio marito) sollevare le gambe e restare appesa a peso morto fino alla fine della contrazione… ormai non riesco neanche più a parlare ed ad ogni contrazione chiamo a me la persona a cui aggrapparmi con un cenno della mano. Continuo con questo schema: contrazione, cenno della mano, attacco al collo, sollevamento gambe fino alla fine della contrazione, rilassamento per qualche secondo e riprendo da capo… Alla visita successiva alle 20.45 sono completamente dilatata, sgrano gli occhi a questa affermazione e me ne meraviglio, non pensavo ci volesse così poco tempo.. per me non era passato più di un quarto d’ora dalla rottura delle acque (solo successivamente mi verranno detti i tempi impiegati). Valérie è ancora sola e dopo aver parlato con Virginia che non poteva tornare perché l’altra mamma era nel pieno del suo travaglio, decide di prendere in mano la situazione e telefona a Grazia una ginecologa che ogni tanto le aiuta nei parti in casa. Di tutto questo io non sento niente perché sono totalmente su un altro mondo e neanche l’arrivo di Grazia mi distoglie dal mio compito e continuo a restare concentrata. Quando entra in camera mi sembra di averle sorriso senza neppure vederla e prendendo semplicemente atto della sua presenza continuando a spingere attaccata al lettino di mio figlio accucciandomi a terra come una rana. Questa posizione non mi piace, sento che non mi aiuta e così mi metto carponi sul letto spingendo ad ogni contrazione piegando il busto in avanti ed affondando il viso sui tanti cuscini preparati per me da Valérie; sento che ormai non manca molto ed ad ogni contrazione sento l’esigenza di urlare, la voce mi aiuta a gestire meglio la situazione. Durante una di queste contrazioni che ormai si susseguono senza pausa, mio marito si avvicina al mio viso e mi dice: “Amore ho deciso, la chiamiamo Virginia, come volevi tu!!”. Mi viene da sorridergli ma non faccio in tempo perché ecco un’altra onda a prendermi e portarmi sempre più in alto. Sento Grazia (la ginecologa) sgridare educatamente mia madre dicendole che se vuole starmi accanto non deve farlo con quella faccia impaurita e scioccata e forse è meglio se esce dalla camera perché così non è d’aiuto né a loro né a me, lei le risponde che no vuole restare e cerca di assumere un atteggiamento differente. Naturalmente io non vedo niente e a malapena riesco a sentire le loro voci. Passa ancora un po’ di tempo e non so quante contrazioni quando sento l’ostetrica dire che vede la testa… mio marito e mia madre si sporgono ed anche loro vedono un ciuffo di capelli scuri e bagnati spuntare… questo mi dà forza e le energie che credevo ormai esaurite, si rinvigoriscono e mi aiutano nell’ultima fase del mio travaglio. Valérie mi dice che alla prossima contrazione la testa uscirà e di non pensare solo a spingere ma di soffiare fuori la mia bambina… in pratica durante la contrazione devo soffiare come se gonfiassi un palloncino ed accompagnare l’uscita della testa di Virginia. La prossima contrazione arriva e faccio esattamente come mi è stato detto.. sembra che stia gonfiando una mini mongolfiera per quanta aria soffio fuori… ok la testa è fuori!! Altra contrazione, soffio e sguscia fuori anche il corpicino della mia bambina. Che strano… ho avuto come l’impressione che sia uscita tutta insieme e non prima la testa e poi il corpo… Sono le 22.30 del 27 dicembre 2010 e la mia piccola viene al mondo!! Vedo una lacrima spuntare negli occhi di mio marito e di mia madre e la piccina mi viene subito passata tra le gambe (ero carponi) e mi ritrovo persa nel suo sguardo sapiente, non piange neanche, mi sembra così felice!!! Valérie provvede a massaggiarla delicatamente dietro la schiena per liberarla del muco in eccesso ed ecco che sento la sua vocina ed il suo pianto così delicato. Viene avvolta in panni caldi e finalmente eccola tra le mie braccia. È così bella, piccola e delicata che mi sento un po’ goffa nel tenerla in braccio e quanto sono profondi i suoi occhi, sembra sappiano cose che nessuno sa. L’amore per lei è immediato e sento di aver fatto la cosa giusta a donarle una nascita così indisturbata a casa… in ospedale per quanto naturale poteva essere non sarebbe mai stata così. La mia dolce fatina non viene né lavata, né pesata o misurata e non è oggetto di nessuna delle barbare pratiche ospedaliere, è solo lì avvolta dal caldo abbraccio materno che contempla il nuovo mondo. Siamo entrambe sospese in una sorta di limbo e tutto quello che ci sta intorno passa in secondo piano, persino le voci mi arrivano ovattate e non riesco a staccare gli occhi da tanta meraviglia. Non avrei mai pensato di poter donare la vita con così tanto trasporto e convinzione (soprattutto dopo l’esperienza del mio primo figlio) ma ce l’avevo fatta e la visione della mia piccola mi ripagava da tutto quello che avevo vissuto nelle ore precedenti. Tutto era sparito, dolore, fatica e persino l’influenza intestinale, restava solo l’immensa gioia di avere tra le braccia un fagottino di poco più di tre chili. Dopo quasi un’ora e mezza eravamo ancora lì a contemplarci e conoscerci, con accanto il papà che per tutto il tempo è stato testimone del legame indissolubile che si crea tra la mamma ed il suo bambino subito dopo la nascita e soprattutto quando questo non viene disturbato da interventi esterni non richiesti, quando sento Valérie dirmi che dovevamo concludere la nascita perché mancava ancora la placenta. Vado in bagno con una piccola carovana al seguito, io con Virginia tra le braccia, Grazia che mi teneva una specie di pannolone in mezzo alle gambe e Paolo; aspettiamo un po’ ma la placenta non ne vuole sapere ed allora entra Valérie che mi dice scherzando: “dopo tutta questa fatica non vorrai mica andare in ospedale per farla nascere vero??” ed io le rispondo scherzandoci su che in fondo non dovrebbe essere così difficile farla nascere perché non ha le ossa!! al che mi concentro e dopo pochi minuti ecco che sento come un palloncino scendermi in mezzo alle gambe e finalmente alle 24.10 si conclude la nascita della mia piccolina con la nascita della sua sorellina placenta. Con Virginia (l’ostetrica) avevamo parlato di lasciare attaccata la placenta per 24 ore ma ora che ho la mia piccina tra le braccia sento che per rendere perfetto il suo ingresso in questo mondo devo donarle il massimo possibile e così cambio subito idea e decido di donarle una nascita lotus. Ne parlo con mio marito e con l’ostetrica e subito Paolo provvede a procurarsi una borsa di tela per la placenta appena uscita. Mio marito non conosce la nascita lotus ma si fida di me e dopo questa bellissima esperienza mi appoggia senza remore, così dopo essere tornati tutti in camera Valérie e Grazia pongono la placenta nella sacca dopo averla visitata (per vedere che fosse integra), salata ed avvolta in teli puliti. La placenta ha davvero un aspetto interessante ed emana un non so che di magico, persino mia madre (che è un tipo impressionabile) ha voluto vederla prima che l’avvolgessero nei teli. Con la mia piccolina tra le braccia vengo invitata a stendermi sul letto per essere visitata e per vedere che tutto fosse a posto e con mia immensa gioia scopro di non essermi lacerata neanche un po’ e di non necessitare di alcun punto. Valérie provvede a tirare fuori dal congelatore uno degli assorbenti che avevo preparato e aggiungendolo ad un altro pannolino nelle mutandine a rete mi sistema per la notte. Finalmente si possono tutti rilassare e mio marito le invita in cucina per dare il via ai festeggiamenti.. tira fuori la bottiglia di spumante dal frigo ma decidono di aspettare l’arrivo di Virginia e Cristina per poter festeggiare tutte assieme. Io personalmente preferisco restare in camera da letto a godermi da sola la mia cucciolina ed in fondo considerando che ho l’intestino irritato non è il caso di bere spumante. Virginia e Cristina arrivano intorno alle 2.30, sento mio marito stappare lo spumante e brindare con le 3 ostetriche, la ginecologa e mia madre. Passa circa un’ora e mentre sussurro parole dolci alla mia piccolina e me la strapazzo di coccole piena d’amore e d’ammirazione per quell’esserino stupendo che ero riuscita a mettere al mondo le ostetriche e la ginecologa entrano in camera da letto per salutare me e Virginia, augurarci una buona notte anzi buon giorno e dopo essersi congedate anche da Paolo, uscire da casa nostra. Finalmente anche mio marito può rilassarsi e riposarsi, ci raggiunge nel lettone e dopo aver ammirato la nostra piccolina con sguardo incantato, si addormenta di un sonno profondo e ristoratore. Io dal mio canto invece, passo la notte quasi in dormiveglia perché ero ancora piena di adrenalina e non riuscivo a prendere sonno per l’eccitazione che ancora avevo in corpo.
bravissima..io conosco bene le ostetriche di cui parli, ho partorito anche io in casa con Grazia e con Cristina ho fatto il corso del massaggio. Bravissima, complimenti per il coraggio dopo la prima esperienza…
brava brava brava..porterò il tuo racconto a tutte quelle che hanno partorito con un cesario!!!!
Grazie!!!!
Leggendo questo racconto mi sono emozionata tantissimo forse perchè anch’io ho deciso di partorire a casa il mio primo figlio e il tempo sta per scadere (i primi di Aprile) quindi sento imminente questo magico momento.
Domani mattina verranno a casa le due ostetriche che mi seguiranno e lasceranno qui la loro “borsa del parto”……grazie per aver descritto così dettagliatamente la tua esperienza, in questo momento in cui non nego di avere paura di quello che accadrà, mi ha riscaldato il cuore!!!!
Grazie!!!!!!!!
Ilaria
Grazie Ilaria, in realtà sento che la più brava sia stata la mia piccolina, io ho soltanto fatto in modo che nascesse con i suoi tempi e senza intromissioni inutili e dannose. Spero che sempre più donne tornino a partorire in casa perchè in ospedale troppo spesso un processo così unico e naturale quale è il Travaglio-parto viene rovinato dalle intromissioni non richieste del personale ospedaliero. In quei momenti la donna sente l’esigenza d’intimità ed isolamento per poter vivere al meglio l’esperienza più bella della sua vita.
Ilaria sono contenta di esserti stata d’aiuto… Credo che un pó di paura sia fisiologica ma vedrai che quando sarà il momento sarai talmente presa e concentrata da quello che starai vivendo che le tue paure si dissolveranno. Ricorda che stai per donare a tuo/a figlio/a la nascita migliore rispettando i suoi tempi in tutto e per tutto. In bocca al lupo cara.