Premetto che per tutta la gravidanza ero stata seguita alla Clinica Universitaria del S. Anna di Torino che mi aveva rilasciato un foglio in cui si diceva che al momento del parto dovevo essere ricoverata in clinica. Ma cominciamo dall’inizio…
Ore 6.30 del giorno 18/12/2007 E’ tutta la notte che avverto contrazioni non regolari e poco dolorose che preannunciano l’arrivo del mio desideratissimo Lorenzo.. Mi alzo alle 6.30 avvertendo una strana sensazione e faccio a malapena in tempo a raggiungere il water che mi si rompono le membrane e un fiume allaga il gabinetto e poi continua ad allagare tutto il bagno. La prima cosa che faccio controllo come sono le acque e vedo che sono limpide. Metto un assorbente e avviso mio marito che è ora di avviarci verso l’ospedale (al corso preparto, ci avevano spiegato che se si rompevano le membrane bisognava andare subito all’ospedale perchè bisognava fare la profilassi di antibiotico) e così prendo la valigia che avevo finito qualche giorno prima e ci avviamo verso il S. Anna.
Ore 7.30 del medesimo giorno Arrivo al pronto soccorso del S. Anna e comunico che mi si sono rotte le membrane circa un’ora prima, loro mi fanno la visita e non possono che constatare che sì effettivamente avevo rotto le membrane. Presento il foglio rilasciatomi dalla mia ginecologa e loro dopo avergli dato una fugace lettura dicono che in clinica non c’è posto e quindi mi devono ricoverare al 4° piano del S. Anna. Chiedo più volte di essere avvisata appena si liberava un posto per poter essere seguita dalle persone che avevo già conosciuto durante la gravidanza e se questo non fosse stato possibile almeno che potessero avvisare la mia Ginecologa. Mi rispondono frettolosamente che il reparto è pieno e mi fanno capire che non posso avanzare certe pretese.
Così vengo ricoverata al S. Anna e per 5 ore resto nei corridoi seduta sulle panchine perchè a quanto pare non c’era neanche lì un posto letto per me. Chiedo l’antibiotico perchè avevo rotto le acque da 6 ore e nessuno mi aveva ancora fatto niente e loro si guardano in faccia e dicono che era strano che nessuno era venuto a chiamarmi per farmi l’antibiotico e il monitoraggio. Così mi danno l’antibiotico (su mia richiesta) e mi attaccano per la prima volta al monitoraggio dove si evince che il pupo sta bene e le contrazioni ci sono ma non sono regolari e non sono quelle giuste.
Finalmente alle 12.30 mi danno un letto e subito dopo arriva il pranzo ed io approffitto e mangio tutte le portate (che poi al momento del travaglio vomiterò). Le contrazioni a me sembra che siano aumentate ma loro senza neanche visitarmi dicono che non sono quelle giuste. Chiedo che vedano almeno se c’è un pò di dilatazione ma mi rispondono che con le membrane rotte meno si interviene e meglio è.
Così resto da sola con mio marito e mia madre che nel frattempo ci aveva raggiunti in ospedale e cerco di trovare una posizione più comoda perchè le contrazioni sembra stiano aumentando. Trovo che accovacciata le affronto meglio ma vengo subito ripresa che quella posizione può dare problemi al bambino perchè non gli fà arrivare il giusto apporto d’ossigeno e quindi vengo invitata a tornare in camera.
Passo così tra monitoraggi a richiesta e mancate visite, tutta la giornata ed arrivo alle 22.00. Vado in bagno a cambiarmi per l’ennesima volta il pannolone e vedo del sangue.
Confesso che mi spavento un pò (scoprirò dopo il parto che quel sangue stava a preannunciare la modificazione del collo dell’utero) e chiedo a mio marito di andare a chiamare le ostetriche che stavano nella loro saletta belle stravaccate a gambe all’aria a chiacchierare tra loro. Nessuna di loro viene a visitarmi e ad assistermi e rispediscono mio marito da me dicendo che non era niente e che comunque le contrazioni che avvertivo non erano quelle giuste (ma come facevano a dirlo se neanche mi visitavano?). Io ero già molto stanca e così dopo l’ennesima richiesta di mio marito di un pò di assistenza decidono di darmi una mano e mi mettono le fettucce di prostaglandine. Le contrazioni si fanno da subito molto forti e ravvicinate e lì comincia la mia odissea…
Vomito tutto il pranzo sul pavimento del corridoio e dal dolore resto sdraiata sul pavimento, con pochissimo tatto vengono le ostetriche che per tutto il giorno non si sono fatte vedere e decidono che è arrivato il momento di visitarmi. Io non mi tengo in piedi e vengo letteralmente trascinata sul pavimento fino alla saletta delle visite.
Sono ormai le 3.00 del giorno 19/12/2007 Finalmente effettuano la prima visita e dicono che il collo dell’utero è ancora posteriore e che di dilatazione manco a parlarne. Mi portano giù per farmi l’epidurale che al corso preparto ci avevano detto che era disponibile per tutte 24 h su 24 h ma l’anestesista si rifiuta di farmela perchè per tutta la gravidanza ho preso un farmaco sotto controllo della mia neurologa che mi aveva assicurato non interferiva minimamente con l’eventuale epidurale. Lo faccio presente all’anestesista dicendo che avevo fra la mia documentazione medica il foglio firmato dalla mia neurologa che attestava che non vi erano controindicazioni ma come tutta risposta mi sento dire che l’anestesista è lui ed è lui che decide.
Mi riportano in camera io ormai ero dilaniata dal dolore e mi riattaccano al monitoraggio dove le contrazioni hanno raggiunto punti da 90. Non potendo muovermi sentivo ancora più dolore perchè non potevo affrontarle mettendomi in posizioni diverse da quella litotomica. Essendo notte non volevo disturbare e così per non urlare comincio a piangere attaccata al monitoraggio.
Mio marito e mia madre si sentono impotenti e cercano per l’ennesima volta il sostegno delle ostetriche che stavano in quella maledetta saletta a farsi i fatti loro.
Dopo l’ennesimo rifiuto da parte loro mia madre chiede di parlare con il primario e allora l’unica cosa che fanno è quella di telefonare al primario.
Sono ormai le 4.30 del mattino e a arriva il primario tutto incavolato per essere stato disturbato. Legge le carte e chiede perchè l’anestesista mi abbia rifiutato l’epidurale visto che non vi erano controindicazioni, ma nessuno sa rispondere. Per far vedere che mi stavano assistendo davanti al primario le ostetriche mi fanno la seconda visita dal mio ricovero e il verdetto è sempre lo stesso collo dell’utero posteriore e assenza di dilatazione.
Allora il primario dice che posso continuare così ancora per 24 ore ma che ci sono poche probabilità che la situazione possa cambiare, io stremata dal dolore e dopo questa affermazione mi sento il mondo crollare addosso. Vedendo la mia espressione abbattuta mi dice:”Signora chi gliel’ha fa fare di soffrire ancora così per 24 ore?? Si può fare il cesareo!”. Io non sono convinta e rifiuto perchè volevo partorire naturalmente e dopo essere uscita dalla saletta delle visite vedo che chiamano mio marito. Quando esce mi convince che forse è meglio fidarsi di chi ne sa più di noi e che dopo tutto questo tempo il bambino poteva andare in sofferenza e così a malincuore accetto e firmo.
Mi portano in sala operatoria e mi fanno la spinale, tra l’altro l’anestesista che non era lo stesso che mi aveva rifiutato l’epidurale si lamenta del fatto che non stavo ferma.. ma chi ci riusciva con contrazioni così forti e così ravvicinate?? Finalmente riescono a farmi l’anestesia e dopo 10 minuti di ravanamento sento un UEE e il mio piccolo Lorenzo viene alla luce. Guardo l’orologio sono le 5.20. Lo lavano e me lo mettono vicino per un momento dicendo saluta la mamma e poi lo portano fuori da mio marito.
Mi ricuciono e mi lasciano nella saletta attigua… mio marito mi porta Lorenzo e finalmente lo posso abbracciare. E’ amore a prima vista!!
Passano 3 ore e nessuno viene a riprendermi, così chiedo ad un’infermiera di passaggio perchè fossi ancora lì e non in reparto e lei guardandomi stupita mi dice.”Ma come sei ancora qui??? E’ un’ora che abbiamo chiamato il tuo reparto per farti venire a riprenderti!”
Volevo attaccare subito Lorenzo al seno ma una delle ostetriche presenti al TC non me l’ha permesso perchè forse il farmaco che avevo preso durante la gravidanza poteva interferire con l’allattamento. Le rispondo che come per l’epidurale non vi erano controindicazioni all’allattamento ma non me l’ha fatto fare fino a quando non mi hanno riportato su in reparto e hanno letto per la PRIMA VOLTA tutta la mia documentazione medica.
Comunque nonostante il piccolo ritardo nell’attacco al seno ho allattato felicemente il mio cucciolo per nove mesi.
Ultima chicca… nessuno ha avvisato la mia ginecologa che avevo partorito, mi ha visto per la prima volta alla visita delle 6 settimane. Per imparare ad attaccare bene al seno mio figlio ho dovuto chiedere aiuto alle allieve ostetriche (gli unici angeli della situazione) perchè quelle presenti al reparto erano perennemente indisponibili.
Questa è la mia storia…
Leggendo queste storie..mi rendo sempre più conto di quante cavolate fanno negli ospedali..per fortuna poi è andato tutto bene ma probabilmente non ci sarebbero stati problemi nemmeno con un parto naturale…
certo..qualche soldo in meno per l’ ospedale!!!
Brava Anna che nonostante tutto sei riuscita ad allattare!
Per molto tempo la modalità di nascita del mio primo figlio ha lasciato ferite profonde nel mio essere di donna… mi è sempre mancato un pezzo della mia gravidanza, mi avevano derubata della sua fine approfittando della mia ignoranza in materia. Con la mia seconda figlia non ho voluto correre rischi e soltanto con la sua nascita in casa, la ferita del mio taglio cesareo si è completamente rimarginata. Spero che il mio racconto possa essere d’aiuto alle donne indecise sul dove partorire perchè ora che l’ho vissuto in prima persona posso affermare che nessun luogo è più appropriato della propria casa per un evento così intimo come la nascita del proprio figlio.
Grazie Anna, però ricorda che aspettiamo presto anche il racconto della nascita della piccola! 😉
Senz’altro Lucia… Lo sto terminando… È che vado un pò a rilento con due pupetti che esigono sempre la loro mamma. Ma non dubitare appena lo finisco lo metto su PN ed hai fin da ora la mia approvazione per metterlo su questo splendido blog.
Grazie Anna! A presto allora…