I bambini nascono con un loro modo di comunicare, che per loro è vitale, e questo modo comprende il pianto. Quando i bambini piangono, ci stanno comunicando qualcosa. Questo è un dato di fatto, e le persone e la cultura che non vogliono comprenderlo, purtroppo, costituiscono la maggioranza. Quante volte si sente dire “Lascialo piangere che si fa i polmoni”, “Ora piangi ma quando sposi ridi”, e altre simpatiche frasi rivolte ai bambini e neonati che piangono? Si intima al genitore di non prenderlo subito in braccio, perché si deve abituare a consolarsi da solo, e se lo si prende subito su, userà sempre il pianto come “ricatto” per ottenere quello che vuole… giusto stamattina, sulla spiaggia, ho assistito a una scena che mi ha fatto provare rabbia e tristezza… Ad un ombrellone un po’ lontano dal nostro, due neo genitori con una neonata e i nonni. La bimba sdraiata sull’asciugamano a piangere disperata, per almeno 10 minuti, e gli adulti lì a guardarla senza muovere un dito… Non so quale fosse la motivazione per cui non rispondevano al suo pianto, ma di sicuro l’istinto che ho avuto io è stato quello di tirare su la bambina e consolarla. Dopo la madre l’ha allattata, ma dopo non più di un quarto d’ora, era di nuovo stesa sull’asciugamano a piangere 🙁 E i nonni le facevano le foto…
Ma di chi stiamo parlando? Parliamo di un esserino di pochi mesi o addirittura giorni, che da solo non può fare nulla, non sa girarsi, grattarsi, togliersi dai suoi escrementi, mangiare, coprirsi se ha freddo o spogliarsi se ha caldo… e questo terribile tiranno cosa osa fare? Piangere?????
Eh sì signore e signori, il bambino usa il pianto per comunicare… disagio. Che sia freddo, caldo, fame, sete, sonno, fastidio, dolore, tristezza, si tratta sempre di disagio. E i bambini, dopo che forse hanno provato a comunicare in altro modo il loro malessere, quando non viene colto in tempo, arrivano al pianto. Il pianto è un segnale tardivo di fame, ad esempio. Prima il piccolo si gira di qua e di là alla ricerca del seno, poi porta le mani alla bocca, si mette a succhiare, ma se non sente ciò che cerca, arriva il pianto… e così per le altre fonti di stress. Se non cogliamo i primi segnali del suo disagio, arriverà il pianto, ma questo cesserà se entro poco tempo arriverà la consolazione o il rimedio al fastidio. Continuerà fino all’esasperazione se gli adulti intorno a lui non accoglieranno il suo richiamo, per qualsiasi ragione.
Come vi sentireste voi se vi trovaste nella condizione di non poter fare nulla, e aveste bisogno di tante cose? Come vi sentireste se gli adulti intorno a voi commentassero con “Piangi piangi che ti fai i polmoni!”? Io credo che non ci sia modo peggiore per avere a che fare con un piccolo… non si accolgono le sue esigenze, anzi si negano, e le si considerano dei “capricci”… cosa che non sono!
Quando i bambini crescono un po’, le cose non cambiano molto, solo che spesso va ancora peggio! Si considerano i bambini come piccoli tiranni, ancora più di prima, perché ora sono “grandi”! Ma il pianto rimane un mezzo di comunicazione per molto tempo, per anni, anche se il ricorso a questo mezzo diminuisce con l’andare del tempo. E sapete una cosa? I bambini piangono sempre meno, sia che il loro pianto venga accolto o no, ma per due motivi ben diversi. Nel caso di bambini che vengono lasciati piangere per diversi motivi, il pianto smette presto come mezzo di comunicazione, per un fenomeno che si chiama “estinzione”. Il bambino capisce che questo mezzo non funziona, gli adulti non rispondono al suo pianto, quindi si rassegna e smette di tentare di comunicare il disagio. In altri casi, con bambini particolarmente “forti” (passatemi il termine) che non accettano questa assenza di risposta, il pianto continua e non cala di intensità nel tempo… I bambini che piangono per qualsiasi cosa non vengono comunque ascoltati ma almeno si consolano sfogando i sentimenti negativi…
Nel caso di bambini il cui pianto viene considerato un importante modo di comunicare, questa modalità viene usata sempre meno, in casi disperati diciamo, perché i bambini, essendo capiti e sentendosi accolti, si sforzano molto di più di comunicare in altro modo il loro disagio. Passano presto ad altri modi di comunicare, o comunque riescono ad attendere sempre di più che il bisogno venga soddisfatto, quando viene comunicato inizialmente con altri segnali. È come se il bambino dicesse “Aspetto a piangere, perché so che la mia mamma è interessata a capire che cosa ho, quindi magari insisto con il ciucciarmi le manine per farle capire che ho fame… prima di passare alle lacrime”. Sia sul breve periodo che sul lungo, insomma, i bambini accolti e ascoltati piangono di meno.
I bambini sono molto sensibili e captano presto che tipo di persone hanno intorno, quindi riescono ad adattarsi all’ambiente circostante variando le modalità… Certo che questo è un discorso generale, poi ci sono così tante variabili che non si può considerarlo valido per tutti e per tutte le circostanze, ma per la maggioranza dei bambini funziona più o meno in questo modo. Insomma, cosa scegliete di fare? Volete comunicare al vostro bambino che i suoi bisogni sono importanti e degni di nota, o che dà solo fastidio? A voi la scelta…
Sono situazioni piuttosto comuni, diverse persone sembrano fare uno sforzo per non concedere “troppo affetto” al neonato, temendo di abituarlo “male”, cominciando a “viziarlo” fin da piccolo. Parlo anche di persone con un certo grado di istruzione, spesso laureate, magari stimati professionisti, che, però, quando si tratta di bambini, si accontentano di aderire a qualche opinione o pregiudizio largamente diffuso, specie se rievoca vagamente il sapore di un’educazione un po’ spartana… Per non saper né leggere, né scrivere in tema di bambini (anche se laureati), un’educazione che porti all’indurimento del carattere par sempre far bene!
ciao io ho un bimbo di 5 mesi l ho sempre preso alle prime lacrime e dopo ripetuti rimproveri e sopratutto dopo essermi accorta che nn ero piu libera di andare dalla parrucchiera a farmi una semplice ceretta ho deciso di disabituarlo a stare in braccio ma haime e impossibile mio figlio sembra un indemoniato di dimena come se lo stessero scannando le urla si sentono fino alla strada per nn parlare del nervoso nn le passsa nemmeno dopo che lo prendo continua a respirare a singhiozzi… nn posso nemmeno fuidare xke lui vuole stare in braccio a me e piange(sempre come un indemoniato)per tutto il viaggio e guidare cosi mi manda in fumo il cervello.aiutatemi…
Io credo che tuo figlio ti stia comunicando in modo molto efficace di che cosa ha bisogno… Una mamma magari più pelosa ma sempre presente per lui, in questo momento di crescita… Non sarà sempre così, non sono vizi, è rispondere alle sue richieste… Sono sicura che riuscirai ad andare a farti la ceretta anche con lui, se qualcuno te lo tiene per qualche minuto proprio mentre non può stare con te, e se no forse è il caso di rimandare a tempi migliori… Direi che non ascoltando i consigli degli altri (quelli non richiesti) si vive sempre meglio! 🙂
lo tengo io 24 ore su 24 ma nn si accontenta di stare vicino a me e ridere cn me giocare cn me e i giochini no vuole stare in braccio per forza e in piedi mica seduti pesa piu di 8 kg dopo un ora in piedi sn a pezzi.avvolte nn sta tranquillo nemmeno in piedi in braccio al mio compagno o le nonne vuole per forza me attaccata ore altrimenti nn immaginate che urla e convulsioni si fa venire
A 5 mesi riescono a fare ben poco da soli, non sta neanche seduto immagino, le mie figlie hanno iniziato a 5 mesi e mezzo… Quindi direi che è normale che non si accontenti di stare vicino a te, credo che voglia fare tutto stando in braccio a te, quindi forse se non la usi già, potresti prendere una fascia, le mie bimbe ci hanno passato buona parte delle giornate nei primi mesi… Le cose cambieranno, perché quando starà seduto e poi gattonerà, vorrà giocare da solo con i giochini, esplorare… almeno per qualche minuto, poi ti chiamerà vicino, poi tornerà lontano, e via dicendo… probabilmente si sente più sicuro in braccio a te perché così può vedere e fare molte più cose, da solo si sente limitato!
puo essere poi sta sembre sbavando questo periodo ho controllato ma nn vedo denti e nn capisco allora perche tutta quella saliva nn vedo l’ora di andare dalla pediatra cosi gli faccio controllare la bocca… sxo gli passi presto questo periodi gli ho preso vari giochi la raqna saltellante il girello per tenerlo occupato cosi non si annoia
Io ho un bimbo di 2 anni e 9 mesi. Io per ogni pianto, piccolo o grave, l’ho sempre preso su coccolato, e ascoltato, anche se mio marito, mi diceva che “gliele davo sempre vite!”. Ora per forza di cose, è arrivata l’ora,dell’Asilo, della scuola materna. Abbiamo scelto di far fare l’inserimento a mio marito, perchè più libero dal lavoro, meno apprensivo e aveva un grande vantaggio ..il piccolo ometto , è meno attacato a lui.
Ora siamo in crisi, perchè piange, e non sappiamo come affrontare questo pianto..se deve essere consolato, o aiutato..ma come?!?
Mi sto rendendo conto, che il mio stare vicino, coccolarlo, fargli sapere che io ci sono , non è un per niente un “vizio” è un dono…perchè cosi saprà che la sua mamma e il babbo ci sono ora…e sempre!
Ciao Chiara! Innanzitutto ti dico che secondo me avete fatto bene ad ascoltare sempre il pianto del tuo bambino. Come dici tu, lui sa che la sua mamma e il suo papà sono interessati alla sua sofferenza, che può contare su di voi, e questo è ottimo!
Per la questione della scuola materna, io non ho esperienza diretta ma posso dirti ciò che farei io: pretenderei dalla scuola di poter effettuare un inserimento molto lento, non importa se diverso dagli altri, di questo non ti devi preoccupare… Tu pensa al tuo bambino, non farti condizionare da ciò che dicono le maestre, nel senso che se pensi che un inserimento più lungo potrebbe aiutarlo, fatelo! State con lui tutto il tempo i primi giorni, poi lasciatelo per poco quando ormai conosce un po’ l’ambiente… Se mai tornare indietro, ricominciate, è un vostro diritto ottenere che il vostro bambino sia sereno a scuola… Se invece avete alternative valide, sappi che non è necessario che vada alla materna, sicuramente non i primi anni, e lui ancora non ha 3 anni!
anche mia figlia piange sempre e mi cerca perché io la vizio e si sa noi mamme siamo cosi .
ti capisco la stessa cosa la sto provando io .
Lucia, grazie per il tuo consiglio, davvero, e la nostra fortuna che l’Asilo è piccolo, perchè siamo in un piccolo paese, le dade sono davvero degli angeli, ci sostengono e ci stanno vicino, cerchiamo di fare le cose, con calma, a piccoli passi. Putroppo non abbiamo alternativa, all’Asilo, perchè vogliamo dare un’pò di respiro alla nonna, che ha tre nipoti di eta diversa da accudire, nei vari momenti della giornata…^_^
E’ vero l’ho viziato, dorme con noi, gli do il latte prima di dormire! E vorrei almeno togliergli il “vizio” del lettone..anche se ora..sto leggendo il libro “E se poi prende il vizio?” su consiglio di un amica..e mi stanno venendo alla mente una miriade di dubbi! Anche sulla possibiiltà di dare un fratellino /sorellina al mio ometto..non so..davvero, ce la farò, come sarò…. Forse, e tutta una crisi..da mamma, apprensiva..ce la farò, come posso fare…scusate lo sfogo,ma sta mattina, ero davvero giu..grazie a tutte.
Anna maria, grazie per il tuo sostegno!!!!!
Ciao Chiara, credo che il libro che ti ha consigliato la tua amica sia ottimo, ma invece di farti venire dubbi dovrebbe farteli passare! 😉 Comunque se hai voglia di parlare dei tuoi pensieri, confusi o meno, io sono disponibile, anche in privato!
Come sta andando l’inserimento?
Ciao Lucia, ho trovato per caso il tuo blog e mi piace molto.
Ho una bimba di 10 mesi e ho letto davvero di tutto (dai libri di SOS Tata aquelli di Carlos Gonzales) per potermi fare una mia idea e… ha vinto l’amore per la mia bimba, ha vinto la fiducia in me stessa.
Ho scelto che tipo di mamma volevo essere: una mamma portatrice (ho almeno quattro tipi diversi di fasce), una mamma allattante (tuttora a richiesta), una mamma riposta (ho scelto il sonno condiviso)…insomma volevo essere una mamma che non aveva nulla di cui lamentarsi!
Premetto che ho la mia bimba è MOLTO esigente. Lo è stato fin dall’inizio. MOLTO, MOLTO esigente. Eppure non ho nulla di cui lamentarmi. Non è mai stata malata, perchè prendendo il mio latte evidentemente è satura di anticorpi. Dormiamo entrambe benissimo, visto che ho sempre assecondato il suo bisogno di contatto (dormiamo assime nel lettone). Non litigo con lei perchè vuole stare sempre in braccio, la infilo semplicemente nella fascia ogni qual volta lo richiede. Non litigo con lei per farla mangiare, ignoro totalmente le “curve di crescita” e dove mia figli ci si collochi, semplicemnte la lascio mangiare quanto vuole quando la siedo a tavola con noi e la lascio poppare quanto e quando vuole ogni volta chelo richiede. Ho fatto così per 10 mesi e semplicemente…funziona. Io sono serena e lei è felice e sempre più sicura di se, equilibrata, indipendente.
Mi dispiace per quelle mamme che impazziscono cercando di imporre dei ritmi ai loro bebè…è più semplice per tutti se semplicemente li si asseconda. Tanto è solo un periodo che poi passerà…
Quando qualcuno mi dice “che pazienza che hai con quella bambina,ma come fai??” o “Ti fai mettere sotto eh?”. No, io non mi sento inzerbinata a mia figlia! La differenza sta nell’occhio di chi guarda. Io vedo una creatura che non può parlare, è prigioniera di un corpo che non può ancora controllare, preda di sensazioni fisiche o emotive a lei sconosciute, a volte dolorose se io fossi nei suoi panni e tentassi di chiedere aiuto o anche solo mi lamentassi sarei forse una persona “capricciosa” o “viziata”??
Non direi proprio. Non basta che la bambina sia sazia e pulita per essere certi che “non le manca niente”. Quanti bisogni abbiamo noi oltre a quello di mangiare ed essere puliti? Prova tu a stare per un giorno disteso a letto, da solo, senza avere il controllo del tuo corpo e senza poter comunicare i tuoi pensieri o le tue paure a chi ti nutre e ti mantiene pulito. Piangeresti anche tu!
Quindi quando la mia bambina piange e le accorro in aiuto non penso “Uff! come devo essere paziente con te figlia mia! Che fastidi che mi dai!” ma penso “Chissà cosa vorresti dirmi tesoro, quale è il motivo del tuo turbamento spero di riuscire a capirlo e se non lo capisco ti farò capire che almeno ti sono vicina, perché so che per te è dura ma sappi almeno che non sei sola.”.
Non è pazienza la mia, è empatia. Anche se avviene decine di volte al giorno.
Vorrei che le mamme che si lamentano tanto capissero che il problema spesso lo creiamo noi mamme, non i bimbi. E ve lo dice una mamma che vi assicuro, ha una bimba che è un vulcano e quando piange tira giù i muri!!
Carissima Elisa, grazie per aver descritto così bene anche come mi sono sempre sentita io, è proprio così, e così semplice, quasi scontato non è vero? E invece sembra di essere sovversive… Ti abbraccio!!!
anche io cn il mio ometto provo a fare come te elisa ma e diofficile cn tutti quegli occhi di disapprovazione con tutte le battutine sarcastiche con tute le persone che ti danno il loro parere non richiesto e non gradito piu e piu volte al giorno che ti mettono paranoie che nn ti sarebbero mai saltate in testa cerchero di continuare con la mia testa e il mio cuore finche potro (e anche le pediatre ti dicono frasi tipo :- lo tolga dal letto o se lo ri trovera li fino a quando andra a fare il militare) quindi dobbiamo resistere a tutti gli attacchi esterni
E’ proprio come dice Lucia…sembriamo delle sovversive, delle fanatiche.
Ma sinceramente ho imparato a non badarci, perchè questo è l’unico modo per vivere serenamente la mia maternità. Non ho la presunzione di dire che le mamme che non fanno come me sbagliano, ogni mamma è diversa, ogni bimbo è diverso e quindi ogniuna deve trovare la propria “formula” della felicità. Io ho trovato la mia e non me la lascio togliere da nessuno.
Federica, se vuoi ti dico come ho risolto io il problema che poni.
Innanzitutto differenziamo le tre casistiche: disapprovazione degli estranei , disapprovazione di parenti/persone a cui sei affettivamente legata, disapprovazione dei pediatri.
Io ho risolto così.
Estranei: fregarsene e andare per la propria strada (la gente tanto non capisce,non posso pretendere che capiscano tutti, concentriamoci quindi solo sulle persone a cui siamo legati affettivamente). Esempio, dialgo tipo con la mia vicina di casa “Dorme nel lettino?” “Dorme benissimo! Ma nel lettone con noi!” “Ahhh! Che viziatella!” “No, no, è una scelta.” “Ah.” “Si chiama Approccio ad Alto Contatto. Presuppone che si porti il bimbo in facia, si dorma insieme, si allatti a richiesta e si risponda prontamente a ogni pianto. Ne siamo entusiasti!”. Questo di solito fa ammutolire l’estraneo di turno.
Parenti/persone a cui vuoi bene: io ho risolto il problema così. Viola aveva 2 mesi e io non ne potevo più di piangere la notte a causa delle continue critiche dei famigliari. Ho invitato tutta la famiglia al completo a cena (ho comprato le lasagne, col cavolo che riuscivo a cucinare) mi sono alzata e ho fatto un discorso che cominciava così “Da quando è nata Viola, le uniche notti che ho passato piangendo sono state quelle dei giorni in cui mi sono sentita giudicata nel mio ruolo di madre. Del giudizio della gente non mi sono mai preoccupata, ma il giudizio d parenti e persone a cui voglio bene ha un grosso impatto su di me e mi ferisce molto….io so che tipo di madre voglio essere e se dovessi avere dei dubbi vi assicuro che non esiterò a chiedervi aiuto e consiglio. Ma se ciò non avviene, ho bisogno che d’ora in avanti voi semplicemente mi diate fiducia e rispettiate le mie scelte in silenzio. Ho bisogno di questo ora da voi, altrimenti questi bellissimi momenti che sono i primi mesi di vita della mia bambina rischiano di essere rovinati. So che mi volete bene quindi vi prego, lasciatemi essere serena. ” E poi avevo comprato una copia di un libro che ho consegnato a ogniuno di loro. Era il libro “Portare i Piccoli” ma qualunque libro ti abbia ispirata va benissimo. Il libro è solo un simbolo, è servito per sancire meglio il concetto. Nessuno l’ha mai letto, ne sono certa. Ma nessuno mi ha più detto bau. Ha funzionato alla grande.
Pediatri: come dicevo, avendo finora avuto una bimba sanissima non ho mai frequentato molto il pediatra se non per qualche controllo. Comunque il punto è questo. Il pediatra è un medico. Come la gravidanza non è una malattia, il bambino non è automaticamente un paziente! A meno che ovviamente non sia malato e allora si che mi affiderò alle cure del pediatra. Se alla domanda “il mio bambino è sano?” mi sento rispondere di sì, basta. Non mi occorre sapere altro da un pediatra. Perchè il pediatra non è uno specialista di allevamento della prole. Ogni pediatra ha idee e consigli diversi da elargire, il che significa che non c’è nulla di scentifico in ciò che un pediatra ti può dire in merito a come prendersi cura di un bambino SANO. Quindi Federica, il mio consiglio è questo: rivolgiti allo specialista delle malattie infantili se tuo figlio è malato. Se tuo figlio è sano, sta bene, è vivace…non ha bisogno di essere portato dal pediatra! Tu vai a farti una lastra alle gambe ogni tanto per controllare che siano rotte? Io no. E se comunque ancora ti senti in colpa, leggiti i libri di Carlos Gonzales, anche lui è un Pediatra. Vorrei tanto che fosse il pediatra di Viola. Io al mio pediatra non chiedo nulla di argomenti che non lo competono (quale l’alimentazione della mia bambina sana, dove dorme la mia bambina sana, quantevolte la prendo in braccio…ecc). Sarebbero affari suoi tanto quanto darmi consigli sulla mia relazione con mio marito.
Ecco, io la penso così. Spero di averti dato quanlche idea interessante 🙂
Elisa, lascia che ti dica BRAVAAAAAAAAAA Meriti un applauso, sei stata grande! Però pensate che cosa bisogna fare a volte per poter riuscire a fare le mamme senza ansia…
ti invidio elisa perche hai avuto fegato.
ioo ho provato a far capire che io nn voglio adestrare mio figlio neonato che per me ancora npn capisce nemmeno il mioo comportamento ma tutti continuano, ho detto chiaramente che nn mi interessano i consigli non richiesti che se avro bisogno di aiuto o pareri chiedero ma nessuino mi calcola continuano a dirmi cosa ne pensano su tutto senza capire che mi infastidiscono e basta A ME NN INTERESSA NULLA DI CIO CHE DICONO O DI COME SONO STATE LORO MAMME il che nn significa che io sia una mamma migliore solo diversa ma alla fine siamo tutte diverse.io nn ho mai letto un libro per neomamme mi sono fatta trasportare dal mio cuore e basta sxo prima o poi mi lascino in pace la pediatra la ignoro gia abbastanza infatt leo dorme con me a 7 mesi e nn me lpo faccio togliere da nessuno.grazie mille per il vostro consiglio <3
Federica, che dire? Continua così, magari prova i consigli di Elisa e se no pazienza, prima o poi si stuferanno di parlare, e se non si stufano pazienza, l’importante è che tu segua tu figlio!
Federica, solo due cose vorrei aggiungere. Prima di fare quella “cena con discorso” ai parenti anche io avevo cercato di fermare le loro critiche in altri modi, prendendoli separantamente uno ad uno, litigandoci a volte, ma non aveva sortito nessun effetto. E’ stato solo mettendoli tutti insieme e facendogli capire che se mi veniva una depressione post partum era colpa loro e non del bambino, che è cambiato tutto. Anche perchè mettendoli tutti insieme e facendo un discorso generico si guardavano l’un l’altro colpevoli come per dire “io non ho fatto niente” ma sapevano esattamente a chi alludevo. Un discorso a parte va fatto per tuo marito/compagno, il papà del bambino. Lui è necessario che ti sostenga o per lo meno non ti intralci in queste decisioni, atrimenti è davvero durissima farcela. Infine vorrei darti un’ultimo consiglio: è bello che tu sia arrivata a seguire il tuo istinto di mamma spontaneamente, senza ispirarti a nessun libro. Ma ora che sai che tipo di mamma vuoi essere, io ti consiglio di leggerlo qualche librto GIUSTO, in linea col tuo pensiero. Perchè ti possono davvero tanto aiutare a tenerti concentrata sul tuo obbiettivo: il bene di tuo figlio. Sono di grande sostegno perchè ti ricordano che non sei sola. Che altri la pensano e agiscono come te. Per me sono stati essenziali per mantenre la mia determinazione.
Concludo ringraziando sia te che Lucia per i complimenti anche se mi fanno arrossire perchè questa è semplice…sopravvivenza! Evidentemente quando si tratta di sopravvivenza abbiamo delle risorse che non credevamo di avere! Pochi meriti dunque. Tutto merito della natura che ci ha fatto mamme.
ciao elisa grazie mille <3
purtroppo il mio compagno e peggio di loro mi dice lo vizi lascialo piangere ecc… ma io sono una leonessa e proteggo il mio ruolo di mamma non mi faccio condizionare nemmeno da lui anche se avvolte e dura..
mi puoi consigliare tu qualche libro diciam0 di chi la pensa come noi?
Nella pagina della bibliografia trovi tanti titoli, come ad esempio Besame mucho e E se poi prende il vizio? E nella sezione L’angolo dei libri trovi qualche recensione… Ci credo che sia dura avendo anche contro tuo marito, ma spero che tu possa andare avanti agguerrita come sei, perché è davvero il meglio che puoi dare al tuo bambino 🙂
Bravissima Federica!!! Se hai pure il marito che rema contro , ti stimo ancora più di prima, sei davvero una leonessa come dici!! Vedrai che leggerti ogni giorno una paginetta di qualche libro giusto ti sarà di enorme conforto perchè troverai le conferme anche dal punto di vista scientifico. Quoto assolutamente i consigli di Lucia sui libri, io ho adorato quelli di C. Gonzalez (Besame Mucho, Il Mio bambino non mi mangia, Un dono per la vita), “Portare i Piccoli” di Esther Weber (un bel pacco di conoscienza sull’importanza del contatto fisico e dell’approccio ad alto contatto), “E se poi prendeil vizio?” della Alessandra Bortolotti, “Io mi svezzo da solo” il cui autore non ricordo, ma trovi facilmente su internet…insomma comincia da qui magari, poi se ti prendi bene puoi guardarti i libri della collana Il Leone Verde e continuare con quelli a seconda degli argomenti che ti interessano (nanna, educazione ecc.).
Tutti questi libri se non li trovi in libreria li puoi ordinare (o in libreria o su internet). Buona lettura e tieni duro!!
grazie davvero