Trattiamo con rispetto i nostri piccoli!

Il mestiere di genitore è molto difficile, il più difficile di tutti secondo me. Non si può fare a meno di sbagliare, qualche volta, e (per fortuna) non esistono genitori perfetti. Il bello di sbagliare, secondo me, è poter mostrare ai propri figli che si può tornare sui propri passi, si può chiedere scusa e ci si può perdonare a vicenda. Anche i genitori più attenti e consapevoli a volte cascano nell’errore di dare maggiore retta alla cultura dominante o a chiunque altro, piuttosto che al proprio figlio… ma si può recuperare, certo!

Sento spesso anche io che essere “diversi”, “alternativi”, fa sentire soli, strani e quasi come se fossimo “pericolosi”, solo perché si fanno scelte fuori dal coro: non si vaccinano i propri figli, li si porta in fascia fino ai 2 anni e oltre, non li si svezza con le pappette ma col cibo dei genitori, li si allatta a oltranza… E chi lo dice che non va bene? Proprio quelle persone che non sanno che uniformarsi alla cultura dominante, che dice che certe cose si fanno “così e basta”, senza nemmeno porsi la domanda se sia vero o se ci siano alternative ancora migliori… Queste stesse persone, secondo me, oltre a non riuscire ad ascoltare i propri istinti di genitore (se lo facessero, non saprebbero da che parte iniziare per modificare tutto!), non riescono neanche a mettersi nei panni dei propri figli (forse non vogliono!), cercando di capire cosa significhi essere un bambino e come possa essere difficile, a volte.

Come quando, ad esempio, si pensa che il proprio bambino dovrebbe essere generoso, dando in prestito i propri giochi a qualunque altro bambino incontri al parco. Quante volte si assiste alla seguente scena: Carlo si avvicina ai giochi di Carlotta, con fare deciso, mentre Carlotta già mette al sicuro quello che riesce… La mamma di Carlo si avvicina sorridendo, seguendo il figlio, che senza molte chiacchiere afferra il gioco di Carlotta. Gli occhi di Carlotta cercano quelli della mamma, si aspetta che la difenda, che difenda i suoi giochi, mentre cosa dice la mamma? “Dai, su, non essere egoista, presta i tuoi giochi a questo bel bambino!”. Gonzales (nel suo Besame mucho) fa molti esempi di questo tipo, facendo capire al lettore che forse non è questo l’atteggiamento che dovrebbe avere il genitore… Insomma, perché mai nessun genitore prende le parti del proprio figlio? Sì, certo, non è che una paletta, che una macchinina, niente di così importante… ma ci siamo chiesti che valore hanno questi oggetti per i nostri bambini? Loro non hanno che giocattoli, e quindi hanno lo stesso valore che hanno per noi oggetti più “importanti”, come le chiavi della macchina o il cellulare. Noi saremmo così disposti a prestare le nostre chiavi della macchina al primo Carlo che passa ai giardinetti? Su, non essere così egoista!

Gli affari dei bambini sono tali solo perché sono gli adulti a valutarli, ma dal punto di vista dei cuccioli d’uomo certe questioni possono essere ben diverse… E così questa povera Carlotta inizia a pensare che è giusto fare così: se lei deve prestare tutti i suoi giochi a chiunque, comincerà anche lei a prendere quelli degli altri! Non ci sono regole, solo che la mamma deve apparire gentile e disponibile con le altre persone… Io credo che essere difesa dai propri genitori potrebbe far capire a Carlotta che con gli altri bambini si può giocare, quando si ha voglia, in modo divertente, magari facendo degli scambi, ma che se una volta non si ha voglia di prestare un gioco, non succede nulla. Il comportamento così aggressivo di certi bambini, secondo me, potrebbe essere mitigato se si spiegasse loro che possono rifiutare di prestare un gioco se non sono dell’idea, e che non si arrabbierà nessuno. Se invece, sistematicamente, la mamma dona i giochi agli altri bambini… beh allora farò il diavolo a 4 perché non succeda!

Un’altra scena a cui mi è capitato più volte di assistere è la seguente: la mamma (o il papà, o la tata o la nonna) decide che è ora di tornare a casa, e senza minimamente avvertire il bambino, lo prende e lo mette nel passeggino, partendo. Quasi sempre la risposta è una vivace protesta del piccolo in questione, e ci credo! A voi piacerebbe essere presi da vostro marito o da vostra moglie, magari mentre state osservando una vetrina o parlando con qualcuno, senza spiegazioni, e vi venisse detto “Basta, ora si deve andare a casa!”? Io non credo proprio… ma purtroppo coi bambini si fanno sempre altri ragionamenti… loro non sono mica noi! Io non credo che, solo perché piccoli, non abbiano diritto ad una spiegazione… Certo, agire diversamente è più faticoso, perché significherebbe avvisare il bambino che si è fatto tardi, che fra un po’ si dovrà andare a casa, che si possono ancora fare tot giri sullo scivolo o sull’altalena, offrire qualcosa di allettante lontano dal parco giochi, o addirittura aspettare che il bambino sia d’accordo a venire via… Ma siamo matti? Costa troppa fatica, certo, ma sono tutte cose che si danno per scontate quando si ha a che fare con altri adulti, altri esseri umani che sentiamo di dover rispettare. E i nostri bambini non si meritano almeno altrettanto?

Questi sono solo 2 esempi tra i tanti che ogni giorno incontriamo, ma credo che bastino per farci riflettere su come vogliamo crescere i nostri bambini. Personalmente, cerco sempre di mettermi nei panni della mia bambina, ma a volte non ci riesco perché subentra la stanchezza o perché non sono in sintonia con lei per altri motivi… e tutte quelle volte che non ci riesco sento di averle fatto un torto. In queste occasioni, ognuno a modo suo, può provare a chiedere scusa al proprio piccolo e a motivare i suoi comportamenti. Rimarrete stupiti di quanto i bambini sappiano capire, anche se molto piccoli… e così facendo li aiuterete a diventare adulti migliori, più sensibili alle esigenze degli altri e più fiduciosi negli esseri umani. Una fatica che vale la pena, no?

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10 comments on “Trattiamo con rispetto i nostri piccoli!
  1. paola ha detto:

    Sono perfettamente d’accordo e vengo spesso rimproverata dagli amici per questo: “tu parli troppo ai figli. Devi dire “si fa così e basta. È l’adulto che comanda.” Oppure mi viene detto, quando chiedo perché con gli adulti ci si comporta diversamente, che i bambini “non capiscono”, che “se non ti fai rispettare ti mettono i piedi in testa”, e così via. Ho sempre pensato che un essere umano, non importa quale sia la sua età, meriti rispetto, perché è così che sono stata cresciuta: i miei genitori mi hanno portato rispetto per primi,non hanno preteso un rispetto che non davano. Non hanno mai pensato che io “non capissi nulla”, mi hanno sempre spiegato e ascoltato.

  2. Anna ha detto:

    Lucia quant’è vero questo articolo che hai scritto.. anch’io noto molto spesso queste scene sui giochi e sull’ora di andare via quando porto Lorenzo al parco ed anch’io assisto mio malgrado al disappunto non capito del bambino. Certe volte capita anche a me di andare di fretta e di non spiegare con la giusta calma a Lorenzo che dobbiamo andare via perchè… ma quasi subito in seguito alla sua protesta mi accorgo del mio errore e cerco di rimediare chiedendogli scusa cosa che fa anche mio marito. All’inizio i miei facevano facce strane del tipo… ma come chiedi scusa ad un bambino così piccolo che neanche capisce… ma ora anche loro si sono resi conto che i nostri piccoli capiscono tutto ed agiscono di conseguenza. E’ bello farli sentire accettati e compresi e non solo trattati con sufficienza perchè piccoli e non in grado di intedere e volere.

  3. Chià ha detto:

    Io ci provo tante volte e ci sono anche riuscita spessissimo e con ottimi risultati fino ad una certa età ma ora che Didier iniza ad essere più grande mio malgrado servono le regole fisse…altrimenti hai finito di vivere…
    Intendo che non cambia il rispetto che nutro nei confronti di mio figlio e sono la prima persona a motivare un cambiamento o una decisione nei suoi confronti, gli spiego tutto prima che avvenga o che sia necessario affrontarla e chiedo la sua opinione su quello che si può scegliere insieme o che voglio che scelga lui stesso…
    Ma ahimè… a volte fidarsi troppo del loro giudizio o della loro “sincerità” ti obbliga poi a dover diventare un genitore che sgrida e che mette regole e paletti rigidi…
    Forse dipende anche un pochino dall’età ma questi mocciosetti diventano scaltri e falsi come pochi quando si arriva all’età della scuola per esempio…
    Forse è un’età un pochino diversa da quella dei vostri piccoli…non so… o forse sono io che ho sentito la necessità di attribuire qualche semplice compito al mio cucciolo…
    Il fatto che venga prima la scuola e i compiti (mentire sul fatto di non avere compiti x poter andare a giocare…non me lo sarei mai aspettato dal mio topolino…e invece ci sono cascata con tutte le scarpe…), o il fatto che mentre io preparo da mangiare x tutta la famiglia lui e il mio compagno pensino ad apparecchiare (non sempre è contento ovviamente protesta anche dicendo io sto guardando un cartone eh…!!!). Sbaglio forse?…
    Io credo di aiutarlo a crescere anche così…ma sono attentissima a tutti i suggerimenti!!!!

  4. Anna ha detto:

    Chiara sicuramente l’età del bambino incide sul suo modo d’interagire con noi… il mentire per evitare di fare una cosa che non tanto gli piace dimostra un ragionamento scaltro ed un genitore per evitare che questo comportamento possa diventare la regola deve porre dei paletti e dei limiti. Non credo che l’insegnare delle regole pregiudichi il rispetto che si nutre per il proprio figlio soprattutto se gli viene spiegato il perchè è importante svolgere prima i compiti e poi giocare. Non credo tu sia una mamma che lo pone davanti al fatto compiuto senza spiegargli il perchè o il percome e comunque ci sono cose in cui non possono scegliere e loro malgrado devono fare anche se non ne hanno voglia (vedi i compiti scolastici). Mio figlio è piccolino rispetto al tuo e quindi ora non ho di questi problemi ma sono sicura che quando sarà anche lui si troverà di fronte a delle scelte obbligate .

  5. Lucia ha detto:

    Chiara ti dico che intanto ho scritto questo articolo pensando alla mia piccola Vera, quindi a bambini più piccoli del tuo… ma pensandoci bene, non è così diverso. Non dico che non si debbano avere limiti e regole, questo no! Neanche noi siamo senza regole, a due anni, ma neanche a 1 lo eravamo…perché ad un certo punto si deve tornare a casa, perché a una certa ora si deve mangiare e poi tutti vogliono dormire… La cosa che vedo spesso è che i bambini non vengono trattati con rispetto, che secondo me non vuol dire non dare regole, ma darle in modo che possano capirle, e che possano andare loro incontro il più possibile. Si deve sempre pensare di avere davanti un essere umano che ti capisce se gli spieghi le cose, anche quelle meno piacevoli, e può accettarle meglio se gli fai capire che comprendi le sue ragioni. Certo che poi, con l’età della scuola, le cose si complicano, i divieti raddoppiano e gli obblighi anche, ma secondo me si possono affrontare in tanti modi. Le bugie le diranno sempre un po’, ogni tanto, e sono anche un modo per testare che davvero i genitori possono rimanere all’oscuro di certe cose, se non erano presenti… Pensa che anche Vera inizia già a mentire ogni tanto! Se per caso le chiedo chi è stato a colorare la spugna, o a lasciare tutti i pennarelli senza tappo, lei spesso mi risponde “Papi!”, e al massimo io posso fare un’espressione un po’ delusa, non l’ho mai sgridata! Le bugie fanno parte dell’essere bambini… ma soprattutto siamo noi adulti che le diciamo! Comunque secondo me devi continuare a fare come stai facendo: spiegandogli i motivi delle scelte che facciamo e degli obblighi che abbiamo, facendolo sentire grande perché partecipe, e facendolo sentire soprattutto una persona che merita rispetto. Un abbraccio!

  6. Roberta ha detto:

    e se proponessi a Didier di concordare un tot di tempo 30/45 minuti di svago mettendo assieme una sveglia che così non dovrai essere tu a riportarlo ai compiti a cui poi dovrà tornare? Io non voglio giustificarlo ad oltranza ma vedo tanti bimbi di 6/7 anni così impegnati in mille attività scolastiche che non hanno più il tempo per giocare

  7. laura ha detto:

    io vorrei dire una cosa sul primo, interessante, esempio quello di “condividere” i giochi
    spero si riveli uno spunto:
    il mio di 3 anni non reagisce molto male alla mia indole che vorrebbe l’eliminazione della proprietà privata e la condivisione di ciò che si ha con il mondo intero, ovviamente non faccio le cose a caso ma cerco di applicare delle strategie precise x cercare di rendere questo principio accettabile da lui e chiaramente la strategia la rimetto sempre in discussione a seconda delle sue reazioni.
    Finora tuttosommato lui l’ha recepita bene (cosa che dico tenendo conto della sua età e dei suoi limiti). Ho notato che si può creare un certo equilibrio se invece di essere sbrigativi coi bambini (prendi il gioco rifilalo all’altro e fine) si impiega tempo e si investe tempo a spiegargli e soprattutto dargli l’esempio che ci sono beni e piaceri “immateriali” che hanno altrettanto e spesso più importanza e valore di beni e piaceri “oggettivi”. Esempio stupido: non strappare il gioco di mano al tuo x darlo all’altro. Ma prima fermati a sorridere, chiaccherare, fare complimenti all’altro bimbo ovviamente non lasciando il tuo in un angolo ma dicendogli com’é simpatico, dolce questo bimbo/a. Non si tratta di fingere.
    Io ho davvero queste reazioni autentiche con qualsiasi bambino che incontro, sarà banale ma mi sembrano tutti fantastici. Se possibile parlo con la mamma del caso, mio figlio mi vede sorridere, insomma mostrarsi aperti e positivi e interessati al prossimo, cioé dovrebbe essere naturale, per me lo é, diciamo che se si decide di fare un figlio si dovrebbe avere in sé amore e fiducia nell’umanità x quanto possibile.
    Per farla breve quello che 9 casi su 10 accade é che mio figlio perde interesse per la “cosa” e spontaneamente riversa il suo interesse sulle persone, il gioco lo presta ma solo come convenevole per fare conoscenza e poi se ne frega del gioco e di solito corre a giocare col nuovo amico.
    il tutto va gestito però cambiando di volta in volta e rispettandolo quella volta che non ha voglia di essere socievole perché può succedere
    io facendo così alla fine credo di averlo assecondato perché é stato un compagnone fin dalla nascita
    ciao.

  8. laura ha detto:

    voglio dire é logico che se tu non dai agli altri neanche gli avanzi della cena e poi fai col bambino come la mamma di carletto fai ridere, ma se tu dai tutto ciò che é nelle tue possibilità e poi non é che “pretendi” ma cerchi di far capire il piacere della generosità ai figli non é la stessa cosa, senza neanche andarle a cercare ho avuto tante occasioni x dare l’esempio, la prima cosa credo sia
    fare capire ai bimbi che non da fastidio e non fa paura chi é estraneo o diverso tipo: cé un insediamento Rom vicino a casa mia, ho portato diverse volte il mio bambino a giocare lì, se passano loro da noi é normale che gli regali sempre vestiti usati, magari 5 euro e non faccio altro che spiegargli che nella vita ci si può anche aiutare o avere bisogno ecco perche gli “regaliamo” i soldini…ci sarà tempo per fargli capire che non é detto che lo si debba fare sempre ma solo quando si può o quando uno se la sente…

  9. Lucia ha detto:

    Grazie mille Laura, la penso esattamente come te! Aggiungo che non forzandoli, anche se all’inizio come mia figlia non sono proprio dei compagnoni, prima o poi arriva il momento in cui si sentono pronti per affrontare il mondo… A volte non è facile saper aspettare ma anche questa attesa porta i suoi frutti!

  10. ah, è super vero!!! ammetto che a volte la fretta e la stanchezza, che secondo me sono i peggiori alleati per una buona genitorialità (e forse x i rapporti in generale…), offuscano la vista e i comportamenti , ma anch’io penso fermamente come te: i nostri bimbi sono persone, sono gli adulti di domani, vanno rispettati.
    per 2 motivi principalmente credo:
    1 – perchè SONO persone, fin da piccolissimi, quando ancora non riescono bene a vedere e sembra che passino le giornate a poppare – far pipì/cacca – dormire
    2 – perchè il nostro buon esempio li porterà a trattare con rispetto gli altri. Tutti: più grandi e più piccini, perchè se noi non trattiamo con rispetto i nostri bimbi (=più piccoli di noi) come potremo chiedere loro di trattare con rispetto fratellini minori o bimbi più piccoli di loro?!
    Mi viene in mente cosa è successo 2 giorni fa, scena di ordinaria quotidianità, ma credo che nella quotidianità ci siano proprio i più grandi insegnamenti.
    Torno dal lavoro e vado a prendere AL VOLO Ettore , 5 anni e mezzo, alla materna e Zeno, 2 anni, al nido.
    Fiuuuu…. anche x oggi ce l’abbiamo fatta coi tempi, sono arrivata puntuale…ora possiamo rilassare un po’ i ritmi.
    Un po’ di tetta a Zeno (accucciata sul pavimento del nido 😉 ) e poi via! si parte: “bimbi dobbiamo passare all’ipercoop, devo portare dal fotografo una cosa x fare il regalo di natale a papà e poi Ettore, tu puoi comprare alcune cose da donare venerdì che farete questa bella cosa della colletta alimentare a scuola”
    bon, si va.
    Appena montiamo in macchina inizia la rumba: “mamma…… possimao andare a vedere se ci sono delle nuove astronavi dei Lego?” “Sì, amore, ma oggi non compriamo niente, guardiamo e basta, d’accordo? Se questa cosa ti va bene, andiamo a dare un’occhiata, ma se pensi che ti faccia star peggio lasciamo stare, ok?” “Sì”
    Ovviamente per tuuuuuttooooo il tempo del tragitto, del parcheggio, della nostra permanenza nel supermercato ha chiesto insistentemente di poterne comprare una che costasse poco.
    Sicuramente alla fine io non ero più così tanto paziente e gli ho anche detto chiaro e tondo, quando ha iniziato a esagerare e a tener fermo il carrelo, che no, non avremmo preso niente e che non era questione di soldi ma di insegnamento, che di astronavi ne ha tante e una in più a così breve distanza dall’ultima non ritenevo fosse una buona scelta, che ci sono bambini che non hanno neppure un giocattolo perchè i loro genitori non hanno nemmeno i soldi per comprare loro il cibo….proprio la colletta alimentare era l’esempio adatto!
    “Allora me ne frego! Non compro niente x la colletta!” (appunto, i bambini sono OVVIAMENTE ciò che la società definisce “egoisti”) ma dopo 2-3 volte di questa “manfrina” (ai suoi occhi lo era!) ha desistito e ha comprato tante cose x la colletta e tante altre avrebbe voluto comprarne, a quel punto.
    E quel momento gli ha dato 3 importanti morali:
    – ci sono bimbì che davvero non hanno di che mangiare
    – la mamma, anche se fa fatica e arriva allo scontro con me, non demorde, se ritiene che una cosa sia giusta
    – lezione di alimentazione equilibrata! Ha composto un pasto completo!! pasta, pomodoro, tonno, piselli, olio, pesche sciroppate! 🙂
    bravo il mio ometto.
    All’uscita l’ho lodato , è stato proprio bravo…ha fatto una spesa che nemmeno i grandi a volte la fanno così sana….ed è stato, alla fine , ragionevole, perchè ha capito che “lottavo” per una giusta causa.
    E davanti alle giostrine e al coro dei miei bimbi di “cavallooooo!!!” avrei potuto dir di no?!
    siamo saliti in macchina , ho guardato l’orologio: erano le 20.00 !! e ad alta voce ho chiesto a me stessa “Ma come cavolo abbiamo fatto a metterci tanto tempo x prendere 3 cose in croce??!!” ….la risposta è ovvia: mettere cuore nelle cose in cui si crede, non avere fretta x forza, ascoltare chi si ama costa fatica….e tempo.

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