Intervista a Micaela, consulente professionale in allattamento

Ciao, Micaela. Che lavoro fai?

Sono una consulente professionale in allattamento. Il mio lavoro consiste fondamentalmente nell’aiutare le mamme a risolvere i loro eventuali problemi di allattamento. Lo svolgo soprattutto con consulenze a domicilio, durante le quali ascolto la storia di quell’allattamento, osservo la mamma e il bambino e cerco di capire dove siano i problemi. Aiuto la mamma a capire come modificare quello che può essere migliorato, elaborando insieme a lei un piano di azione da mettere in pratica nei giorni successivi. Nella maggior parte dei casi bastano uno o due incontri per risolvere i problemi comuni, anche se alcune situazioni particolarmente problematiche (come l’allattamento di un bambino con labio/palatoschisi, ad esempio) possono richiedere un’assistenza più lunga.

Come si svolge in pratica la consulenza dipende dal problema per cui sono stata chiamata. In genere, dopo aver raccolto le informazioni, faccio una accurata valutazione della suzione del bambino, della poppata nel suo insieme, se opportuno anche del seno. A volte è necessario che io aiuti la mamma a livello concreto a modificare qualcosa dei suoi gesti e delle sue posizioni, oppure mostrandole come fare qualcosa.

Ho notato inoltre che una notevole parte del mio lavoro consiste nel dare informazioni. Una parte importante delle consulenze è perciò impiegata nell’individuare le informazioni cruciali, quelle che costituiscono un reale empowerment della madre nell’aiutarla a capire i comportamenti di suo figlio e agire nel modo appropriato per portare la diade mamma-bambino nella direzione in cui vuole andare. Oggi c’è una gran quantità di informazioni disponibili sull’allattamento, anche di buona qualità, ci sono buoni libri e gruppi di sostegno (reali o virtuali) che fanno un ottimo lavoro. Di solito però per la mamma è difficile identificare tra tutte le informazioni disponibili quelle di cui ha realmente bisogno, e anche per un professionista spesso non è possibile farlo a distanza, senza un’interazione diretta con la mamma. E’ perciò in genere davvero importante che la prima visita avvenga di persona, mentre il follow-up della consulenza a volte può essere efficace anche con mezzi indiretti.

Ci racconti quale percorso hai seguito per diventare ciò che sei?

Il primo passo del mio percorso è stato diventare mamma. Essere mamma è diventata una parte importantissima della mia vita, e l’allattamento faceva parte di questa esperienza. Per la mia prima figlia, nata nel 2002, ho lasciato il lavoro che avevo in un’università in Olanda, e mi sono ritrovata a cercare qualcosa che sostituisse il lavoro, ma che fosse allo stesso tempo in relazione con quello che facevo durante il giorno. Avevo avuto modo di trovare buone fonti di informazione sull’allattamento, ma mi sentivo molto frustrata dalla disinformazione che osservavo intorno a me.

Sono entrata in una associazione di aiuto all’allattamento per mettere insieme il mio nuovo interesse per l’allattamento e la maternità e il mio desiderio di restare vicina ai figli con la voglia di diffondere informazioni corrette e di fare comunque qualcosa di utile per gli altri. Lungo il percorso, studiando e partecipando a diversi convegni con i migliori specialisti di allattamento a livello internazionale, ho scoperto che l’allattamento non è “solo” una cosa da mamme, ma c’è anche una scienza dietro. Ho trovato il collegamento, insomma, tra la mia vita precedente di ricercatrice e quella attuale di mamma e sostenitrice dell’allattamento. Ho studiato e approfondito la materia davvero tanto nel corso degli anni. Nel 2010 ho deciso di sostenere l’esame di certificazione IBCLC (International Board Certified Lactation Consultant). All’inizio l’ho fatto solo per soddisfazione personale, come valutazione della mia preparazione, ma quando ho deciso di tornare a lavorare mi sono resa conto che la consulente in allattamento era davvero il lavoro che mi dava maggiormente l’energia e gli stimoli necessari per rimettermi in gioco.

Cos’è una Consulente Professionale in Allattamento IBCLC?

Spesso in Italia l’espressione “IBCLC” viene usata come sinonimo di “Consulente Professionale in Allattamento”. In realtà per fare chiarezza si dovrebbe fare una distinzione. “Consulente Professionale in Allattamento” è il nome di una professione, in diversi paesi esteri discretamente affermata, mentre “IBCLC” è una certificazione di competenza. Essa può essere ottenuta come certificazione aggiuntiva da varie figure professionali già esistenti (medici, ostetriche, infermiere, etc.), e anche da persone che non fanno parte di queste categorie ma che hanno in comune con esse i pre-requisiti per accedere all’esame: una preparazione in materie sanitarie, una formazione specifica sull’allattamento, e una considerevole esperienza di assistenza alle mamme per l’allattamento (1000 ore).

Naturalmente il modo di usare questa certificazione è un po’ diverso nei due casi. Un pediatra, un’ostetrica o un’infermiere tenderà a definire la propria professione esattamente allo stesso modo prima dopo aver ottenuto la certificazione IBCLC, e userà la certificazione come una ulteriore garanzia della propria preparazione nel campo dell’allattamento. Una persona invece che, come me, non proviene da una di queste professioni sanitarie, tenderà a focalizzare le proprie competenze nel campo dell’allattamento, e definisce il proprio ruolo specialistico come “Consulente Professionale in Allattamento”, una figura nuova che va pensata in collaborazione e sinergia con le figure professionali esistenti.

L’esame è comunque per tutti uguale, ed è del tipo con domande a risposta multipla, molte delle quali fanno uso di fotografie. Si svolge in tutto il mondo in centinaia di sedi, lo stesso giorno una volta all’anno, ed è gestito dalla IBLCE, una associazione internazionale con sede vicino a Washington (www.iblce.org). L’obiettivo di questa associazione è di certificare che la preparazione di una consulente rispetti uno standard minimo di competenza professionale, in modo che le madri possano avere accesso a una assistenza di qualità uniforme e garantita. La certificazione deve essere confermata ogni 5 anni per titoli (75 ore di aggiornamento in 5 anni) e ogni 10 anni occorre ripetere obbligatoriamente l’esame, cosa che è abbastanza rara nel campo delle certificazioni. Insomma, mantenere questa certificazione comporta un bell’impegno, ma ciò per le mamme costituisce una garanzia di aggiornamento costante e reale!

Perché le mamme si rivolgono alle Consulenti in Allattamento?

Possono rivolgersi a noi per qualsiasi problema di allattamento. Tra le ragioni più frequenti per cui ci contattano sono i problemi al capezzolo (ragadi, dolore) o al seno (ingorghi, dotti ostruiti, mastiti) e il desiderio di ritornare a un allattamento esclusivo quando stanno dando aggiunte di latte formulato. Il nostro lavoro include anche dare alle mamme informazioni che le aiutino a conoscere il proprio bambino, a capire cosa è davvero normale e fisiologico lungo tutto il percorso dell’allattamento. Siamo comunque preparate anche a seguire le mamme in allattamenti potenzialmente più difficili, come possono essere quello di gemelli e di un bambino prematuro, o con delle condizioni particolari che interferiscono con l’allattamento, come la sindrome di Down, la labiopalatoschisi e altri casi.

Come trovare una consulente professionale in allattamento?

In Italia le persone con certificazione IBCLC sono circa 200, e meno della metà di queste lavorano come libere professioniste. La maggior parte sono ostetriche, infermiere pediatriche (vigilatrici d’infanzia) e infermiere che spesso lavorano negli ospedali o nei consultori, e non sempre ritengono necessario pubblicizzarsi come IBCLC.

È possibile a chiunque verificare che una persona abbia la certificazione IBCLC andando nel registro ufficiale (www.iblce.org/resources/iblce-registry) e inserendo il suo nome, ma non è possibile ottenere una lista completa delle persone aventi la certificazione IBCLC in una certa area geografica.

Va detto però che la grande maggioranza delle libere professioniste con certificazione IBCLC che lavorano in Italia sono ormai rintracciabili sul web abbastanza facilmente. Ci sono diversi siti che riportano degli elenchi, anche se nessuno di essi è esaustivo, perché si basano tutti sul principio della libera associazione, e quindi le persone con certificazione IBCLC possono iscriversi o meno a seconda dei loro obiettivi di “visibilità”. L’AICPAM, Associazione Italiana Consulenti Professionali in Allattamento Materno, è la fonte principale, attualmente con circa 60 nominativi, anche se ci sono molte consulenti che non risultano nei loro elenchi (io stessa mi sono iscritta da poco, perché pur avendo la certificazione IBCLC da tre anni, ho cominciato solo quest’anno a lavorare come libera professionista). Altri elenchi che aiutano a trovare qualche nominativo in più si trovano sul sito del MAMI (Movimento Allattamento Materno Italiano), che è l’associazione “ombrello” delle associazione sull’allattamento in Italia, e sul sito dell’associazione VSLS, che raggruppa le consulenti altoatesine, che sono tantissime (circa un quarto del totale italiano!). L’ILCA, l’associazione internazionale delle consulenti in allattamento (www.ilca.org), cui AICPAM e VSLS sono affiliate, ha una mappa mondiale con la localizzazione delle consulenti iscritte all’associazione internazionale, che ha anche il pregio di indicare in che contesto la consulente lavora (ospedale, consultorio, libera professione). Sono però iscritte all’ILCA solo una decina di consulenti italiane. Ci sono poi gruppi di consulenti libere professioniste italiane che si sono coalizzate per pubblicizzarsi più efficacemente, come quello del sito www.allattamentoibclc.it

Se non si trova una consulente nella propria zona in nessuno di questi elenchi, non è però così strano, perché alcune zone del nostro paese non hanno proprio nessuno che abbia la certificazione IBCLC (credo ad esempio Calabria, Basilicata e Molise). Per rimediare e raggiungere anche le zone scoperte, alcune di noi lavorano anche a distanza, usando tecnologie di comunicazione come le videochiamate skype: non è proprio la stessa cosa, ma molti problemi li si riesce a risolvere anche così….

Perché questa figura professionale è quasi sconosciuta?

In Italia è ancora relativamente sconosciuta perché è una figura professionale nuova, nata dalla sempre maggiore quantità di informazioni disponibili nel campo dell’allattamento che richiede un approfondimento sempre più specialistico.

Da questo punto di vista la sua nascita rientra nella tendenza generalizzata a una specializzazione in campo sanitario sempre più spinta, anche se porre la questione esclusivamente in questi termini penso non sia sufficiente. E’ anche una professione nata dal basso, diversi decenni fa, da esigenze insoddisfatte delle madri: sono le madri stesse che hanno dato vita alla figura della consulente in allattamento, organizzando e rendendo professionale la loro esperienza, che nel frattempo veniva confermata e arricchita dalla ricerca scientifica. Questo processo che parte dal basso continua ancora adesso: un esempio recente tra i tanti è l’individuazione del D-MER, il riflesso disforico di emissione, un fenomeno portato alla luce dalla determinazione di una mamma e che ora ha trovato posto nei principali testi scientifici di allattamento.

La certificazione IBCLC è nata in modo molto trasversale alle figure sanitarie già esistenti, includendo da subito medici, infermiere, ostetriche e anche mamme provenienti da percorsi professionali estranei al mondo medico. Questo la rende abbastanza atipica in un mondo organizzato per grandi categorie professionali mutualmente esclusive, e la nascita e definizione di una nuova professione è naturale provochi resistenze nelle professioni contigue già affermate. Io penso che queste resistenze possano e debbano essere superate, in un’ottica di collaborazione e complementarietà. Dopotutto alcuni dei più grandi passi in avanti nella scienza dell’allattamento e dei primi passi per organizzare la certificazione IBCLC, sono stati operati da donne eccezionali come Jan Riordan (http://www.janriordan.net/) e Jean Cotterman, che erano allo stesso tempo grandi infermiere professionali e grandi mamme.

Poi in Italia siamo ancora poche: la certificazione IBCLC esiste dal 1985, ma solo nel 1996 si è cominciato a fare l’esame di certificazione anche in Italia (prima si doveva fare un viaggio addirittura all’estero per sostenerlo) e ancora dieci anni fa erano davvero pochissime

Oggi siamo due centinaia in Italia, da confrontare con circa 5000 in Europa e 26500 nel mondo. Quelle che fanno la professione in modo esclusivo sono ancora meno e siamo anche distribuite molto disomogeneamente nel territorio nazionale. Insomma, diamo tempo al tempo!

Cosa si può fare per far conoscere maggiormente la presenza di queste consulenti professionali?

Questa è una bellissima domanda. Non una facile, però!

E’ molto importante che le mamme sappiano che per i problemi di allattamento esiste la possibilità di ricevere un aiuto specializzato e competente, qualcuno che si siede insieme a loro per osservare il problema, per trasmettere loro quello che serve per superarlo, per assisterle nelle loro difficoltà. L’informazione che l’aiuto lo si può trovare deve però arrivare presto, possibilmente prima che partoriscano. Quando il bambino è nato, i primi tempi deve essere nutrito ogni giorno all’incirca una dozzina di volte. In pratica, quasi in continuazione: non c’è tempo e non ci sono energie per improvvisare, bisogna già sapere in precedenza dove è reperibile una Consulente se le cose non funzionano, ed essere coscienti che prima si chiede aiuto, prima i problemi si risolvono. Sono invece molte le mamme che si rivolgono a noi tardi, quando i problemi si sono ingigantiti. Per le mamme ciò significa solo sforzi enormi e fondamentalmente evitabili. E tante sono quelle che trovano le Consulenti solo al secondo figlio, quando hanno il tempo di meditare con calma sulle difficoltà che hanno incontrato con il primo allattamento.

Da parte nostra dobbiamo lavorare per farci conoscere e apprezzare dagli altri operatori sanitari, per aumentare il grado di collaborazione. I pediatri sono spesso i primi a cogliere i segnali che un allattamento ha dei problemi: quando il bambino cresce poco sono i primi ad accorgersene, quando le madri hanno dei dubbi sull’allattamento la prima figura a cui si rivolgono è il pediatra… Perché il pediatra indirizzi le mamme a noi consulenti in allattamento, deve per prima cosa sapere che noi esistiamo, come lavoriamo e avere fiducia in noi come professioniste.

Ma soprattutto credo che sia importante che le mamme parlino tra loro: il passaparola è uno dei mezzi più efficaci di comunicazione in questo ambito. La professione di consulente per l’allattamento è nata dal basso, dalle mamme e dalle loro esigenze non soddisfatte. Credo che l’impulso più utile perché possa svilupparsi e diffondersi venga dalla stessa direzione.

 Grazie mille, Micaela! 

Micaela Notarangelo, Consulente Professionale in Allattamento IBCLC
http://www.linkedin.com/pub/micaela-notarangelo/5b/911/a37

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