La storia di Arianna e Tommaso

Premetto che questa era una lettera scritta a tutte quelle mamme che mi hanno aiutato a trovare la mia strada dopo una traumatica esperienza di parto affidata al caso …copio e incollo 😀

Eccomi qua, ve lo devo, il ringraziamento più sentito. A voi tutte da “Allattiamo” a “Parto Naturale” i miei forum. Il mio viaggio incomincia qui, 4 mesi fa, all’incirca al 5 mese di gravidanza, quando cominciavo a non dormire la notte, a rivivere continuamente il mio primo parto, piangendo di rabbia, per quello che mi è stato negato, per il trauma subito e le ferite ancora aperte nella mia mente. Tutte voi conoscete la mia storia. È strano come tutte le donne ricordino il loro parto con gioia e meraviglia, quella è solo la maternità, il parto è qualcosa che ad oggi subisci più che vivere appieno. Non volevo che il secondo andasse così, non volevo sentirmi in colpa un’altra volta, sentirmi derubata e violentata nell’anima. Qualcuna nel forum nomina Gavardo, un ospedale particolare, che rispetta donna e bambino, peccato che si trovi a 150km da casa, mio marito mi prende per un’invasata che in web ci passa troppo tempo… così cerco un’altra strada per proporgli la cosa più professionalmente possibile. Le amiche del forum mi consigliano un’associazione di ostetriche in libera professione per l’accompagnamento, così incontro la mia Teresa, un angelo che mi ha guidata nel ritrovare me stessa e in questa meravigliosa avventura, mi iscrivo al suo corso di preparazione al parto, siamo subito in sintonia e decido che lei mi terrà la mano quando starò per partorire e così fu… Data presunta giovedi 11 gennaio. Comincio un lavoro con lei, per superare paure e scheletri nascosti, cerco i superare l’ansia di entrare in contatto con questo piccolo cuore che batte dentro di me.

In quel momento ho realizzato quanto la mente e il corpo lavorino insieme e si influenzino a vicenda… ho chiesto al mio corpo di partorire di cominciare il travaglio, sentivo di essere pronta. Giovedi notte mi sveglio, ho dei dolori mi alzo ma so che non  ci siamo, ancora non è il momento ma la testa si incanala, la pancia si abbassa sento una sensazione di pace e positività, mi appoggio al davanzale a guardare la luna e rimango lì ad ascoltare il mio corpo, poi un pensiero mi riempie gli occhi di lacrime, la stessa scena la racconta spesso mia mamma. Quando ha partorito me ricorda di aver atteso i dolori più forti  appoggiata al davanzale guardando fuori dalla finestra la notte illuminata… E così faccio anch’io… la storia che si ripete… vita dopo vita. Il venerdi trascorre tranquillo, preparo le ultime cose, organizzo la trasferta. Vado a letto tardi con la borsa pronta vicino al letto bacio mio figlio di tre anni che dorme tranquillo, so che non sarò li al suo risveglio l’indomani. Alle 5 apro gli occhi, so di aver rotto le acque ma non sono bagnata, non ancora, così scivolo giù piano piano e vado in bagno… lo sapevo, membrane rotte, si parte… Nessun dolore, ho tutto il tempo di andare a Gavardo, con calma nel silenzio della notte, in macchina io e mio marito chiacchieriamo serenamente, scherziamo sappiamo che abbiamo fatto la scelta giusta, siamo soli, lontano da tutti a vivere finalmente la nascita di nostro figlio. L’ospedale è molto accogliente, piccolo e deserto, ci danno una camera solo per noi travagliare senza intrusioni, senza visite continue e senza mille consigli su come fare, è stato bellissimo, io a carponi sul letto a fare vocalizzi… a camminare, Robi che scherzava e mi prendeva in giro… Il resto del travaglio è stato un alternarsi di momenti di sconforto a momenti di esaltazione e forza profonda un po’ come tutta la vita… in poche ore l’essenza della vita stessa. È stato un lungo travaglio, ma in un certo senso “goduto” fino in fondo. Alle 15 ho sentito la mia Teresa per telefono, e comincio a piangere, ad invocare aiuto e lei con calma mi dice che è un buon segno che ora comincia il vero travaglio… ora si balla! Da lì a poco le contrazioni si fanno insopportabili e ravvicinatissime, ci siamo ora lo devo lasciar andare… Arriva anche Teresa, mi portano in questa stanza, un letto matrimoniale, un comò, una vasca, grande azzurra, la riempiono per me, ci sono solo 2 ostetriche e mio marito, mi sorreggono mi accarezzano, mi sorridono… il travaglio procede arrivano le contrazioni lancinanti, quelle che ti prendono anche la testa, sono troppo stanca, sono le 22 e sono esausta le gambe non mi reggono e da sdraiata è anche peggio… Ho guardato la vasca e mi sembrava l’unica cosa che forse poteva darmi sollievo, la mia adorata acqua. Entro in vasca, l’acqua calda di quella sera in quella vasca mi ha dato la sensazione piu dolce e ristoratrice della mia vita, mio marito mi prende la mano, dall’altra Teresa mi stringe forte l’altra, e nel suo sguardo vedo tutta la compassione di una madre che ha già partorito, che sente e rivive il suo parto nel mio. Ogni donna dovrebbe avere vicino una madre, o una figura femminile che ti capisce con cui sei in empatia… Ad ogni contrazione mi spingo giù nell’acqua fino alle guance, mi estraneo dal mondo, mentre sento solo l’intontimento dell acqua, chiudo gli occhi e siamo solo io e mio figlio è come se entrassi nel mio corpo insieme al bambino. Teresa spegne la luce, rimaniamo in penombra, una piccola luce puntata in acqua come un riflettore per il debutto di questo grandissimo artista, che è nato come un pesciolino e ha nuotato prima di respirare. Teresa e Marcella mi incitano ad urlare, a tirar fuori tutto a fare quello che sento di fare e sento di dover spingere… assecondo il mio corpo, devo urlare, la voce cambia è profonda, arriva dal profondo, un urlo selvaggio e primitivo una sensazione devastante, tommaso nasce con più spinte lunghe, con un urlo liberatorio riscattante, una gioia immensa, non solo per un figlio nato, ma per un parto goduto, vissuto… È arrivato nelle mie braccia, senza un lamento, ha subito ritrovato il mio cuore battere, il profumo di mamma, il mio respiro, la mia voce, nell ombra di quel paradiso, senza fretta senza interferenze, tutto il tempo necessario per conoscerci al di fuori del corpo. Siamo usciti insieme dalla vasca, ci siamo sdraiati, Tommaso sul mio petto, nessuno ha tagliato il cordone, prima doveva smettere di pulsare, prima dovevo allattare questa meravigliosa e perfetta creatura. Il papà ha tagliato il cordone, tutti escono, chiudono la porta, ci lasciano soli a goderci nostro figlio. Ho assistito al primo bagnetto seduta a guardare il papà adoperarsi per lavare e vestire il piccolo lord, mio marito si è goduto questa nascita come non pensava potesse succedere, ha fatto parte del gioco, invece che stare al di la del telo… Abbiamo dormito tutti e tre nel lettone della sala parto, io ho passato quel che rimaneva della notte a guardare questo bambino, in adorazione… era passata la stanchezza, l’ansia, rimaneva solo la gloria. Questo parto non ha cancellato la ferita del precedente, ma ora fa meno male, sento di aver fatto la cosa giusta per me e per mio figlio, di essermi riscattata come donna, di aver vissuto l’esperienza più mistica e spirituale che una persona può vivere.

Grazie a tutte per avermi aiutata e guidata, ma soprattutto per le info che mi hanno permesso di dare a mio figlio la nascita che tutti meritano, e che tutte le mamme dovrebbero desiderare per il loro figlio. Credo che Tommaso porterà dentro per sempre la serenità e la dolcezza della sua nascita.

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Postato in Gravidanza

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