Ingorgo al seno: il metodo della bottiglia

Quando ci si trova a dover affrontare un ingorgo, che di solito arriva inaspettato, può tornare utile questo metodo che aiuta a far fuoriuscire il latte che in altro modo potrebbe uscire con difficoltà. Quando si ha un ingorgo, il seno è dolente e gonfio, e anche la spremitura manuale può diventare difficoltosa, così come attaccare il bambino. Vediamo in cosa consiste il metodo della bottiglia.

Cosa serve? Una bottiglia di vetro tipo quelle della passata di pomodoro, col collo bello largo (circa 4 cm è l’ideale): una pentola di acqua calda; acqua fredda; un panno spesso.

Come si fa? Prima di tutto mettere a scaldare l’acqua, poi mettete un po’ di acqua calda nella bottiglia, per iniziare a riscaldarla, e piano piano riempitela tutta. Andando lentamente la bottiglia non si romperà. Lasciate l’acqua calda nella bottiglia per qualche minuto. Ora prendete il panno spesso e con quello avvolgete la bottiglia, e riversate l’acqua nella pentola. Ora raffreddate il collo della bottiglia con l’acqua fredda, sia esternamente che internamente, per evitare ustioni al seno.
Ponete il collo della bottiglia sul capezzolo, a stretto contatto con la pelle, per fare il vuoto.
Tenete la bottiglia in posizione per qualche minuto. Lentamente si raffredderà e il seno verrà delicatamente aspirato dalla bottiglia. Non togliete la bottiglia, se no dovrete ricominicare tutto dall’inizio.

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Potete ripetere l’operazione sull’altro seno o sullo stesso seno se necessario. Il dolore al seno dovrebbe diminuire, così che potrà essere possibile effettuare la spremitura manuale, o si potrà attaccare il bambino con più facilità.

Ricordate che in caso di ingorgo o peggio mastite, una parte importantissima della cura consiste nel riposo a letto!

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Postato in Allattamento
4 comments on “Ingorgo al seno: il metodo della bottiglia
  1. Sara ha detto:

    Interessantissimo! L’ho detto già più volte avrei dovuto incontrarti prima.

  2. Valentina ha detto:

    Cara Lucia, leggo questo articolo in ritardo, purtroppo, ma ne farò tesoro. Sono reduce e ancora convalescente da un dolorosissimo ingorgo mammario durato dieci giorni, che mi ha letteralmente fatto vedere le stelle. Non mi era mai capitato un ingorgo così grosso e così doloroso. Ho avuto febbre fino a 40° e la spremitura manuale mi risultava impossibile tanto il seno (per fortuna solo il sinistro) era duro e infiammato. Quando poi Elena si attaccava (Attilio è sulla via dell’abbandono tetta…finalmente, lasciamelo dire!) sentivo il fuoco scorrere nel capezzolo. Il rimedio della bottiglia mi sarebbe tornato molto utile. Io ho fatto continui impacchi con borsa dell’acqua calda alternati ad impacchi di ghiaccio; ho applicato foglie di verza direttamente sul seno (hanno azione antinfiammatoria) e usato argilla verde ventilata. Nei giorni di dolore più acuto, in cui davvero facevo fatica ad alzarmi dal letto anche per andare in bagno, mi sono affidata anche all’aiuto dei rimedi omeopatici placentari e devo dire che mi hanno dato, come sempre, parecchio conforto. Poi la mia ostetrica-angelo-amica è venuta a farmi dei massaggi ed aiutarmi a consapevolizzare le cause di questo ingorgo sfociato in un ascesso. La mente gioca un ruolo importantissimo in questi casi… Come dici giustamente tu, anche lei mi ha ORDINATO di stare a riposo, di non affaticarmi e di non uscire di casa.
    Per fortuna, anche questa volta, il corpo è riuscito a ristabilire da solo l’equilibrio e a provvedere all’autoguarigione senza bisogno di ricorrere a farmaci.
    Grazie ancora per questo interessantissimo post.

    • Lucia ha detto:

      Mamma mia mi dispiace Valentina! Credo che un ingorgo così sia difficile dimenticarlo eh? I rimedi della tua ostetrica angelo e quelli che hai applicato tu stessa sono molto utili, il metodo della bottiglia è solo uno dei tanti ausili possibili. E la tua testimonianza ci fa capire quanto a volte si dimentichi che il nostro corpo ha le risorse per risolvere tante situazioni, senza bisogno di ricorrere ai farmaci. A volte si sceglie di usarli comunque ma sapere che si può anche senza è importante. Buona continuazione!

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