Riflessioni sull’arresto del travaglio

Scritto da Carla Joly, ostetrica libera professionista

Essendomi imbattuta recentemente nell’assistenza a nascite in cui avveniva un arresto del travaglio, sono stata stimolata a fare delle riflessioni, per analizzarlo in una ottica di trasformazione del proprio imprinting di nascita e della guarigione di profonde ferite fisiche ed emozionali.

Parlando al nostro emisfero intuitivo

C’era una volta… ma forse mi sembra che è successo un mese fa, una Donna bellissima, il suo corpo era morbido e sensuale, nelle belle giornate di Sole si bagnava nello stagno vicino al fiume e la Signora della fonte insieme alle altre piccole creature fatate, proteggeva quel luogo affinché la quiete non ne fosse disturbata. Un giorno all’alba un boscaiolo che si era recato nel bosco per ripulirlo della legna secca dei rami e di vecchie radici morte udì il suo canto, si innamorò e tornò spesso in quel luogo. Poiché non era uno smidollato principe azzurro, il suo sangue non era blu, e il suo cuore batteva con la forza di un antico tamburo, fu concepito il figlio di quell’amore selvatico. Giunto il giorno della nascita, mentre la Donna prendeva in pace il suo bagno e proprio quando il bambino figlio dell’amore stava per sgusciare fuori dalla sua morbida carne, un incantesimo interruppe il parto e la giovane donna in preda al dolore uscì dall’acqua, impaurita dalla nuvola scura della tempesta che si stava avvicinando. Un fulmine cadendo sulla vecchia quercia che faceva ombra allo stagno l’aveva quasi sradicata e per la violenza dell’impatto la donna perse i sensi, nel suo ventre il bambino impaurito cercando di fuggire si era avvolto nel suo cordone e così fu costretto all’immobilità. Tutto si era arrestato e il tempo era divenuto immobile. Intanto la Donna sognava di quando era piccola appena nata ed era stata rapita da un essere malvagio e sua mamma per il dolore aveva lasciato morire la sua anima. Il boscaiolo intanto, allarmato dallo schianto della vecchia quercia, arrivò allo stagno e si disperò stringendo tra le braccia la sua amata, pregando ad alta voce e invocando l’aiuto della Dea. La Dea, poiché aveva un cuore molto grande e aveva già fatto il viaggio, prendendo la forma di un animale selvatico che qui ora non possiamo descrivere perché deve rimanere segreto, entrò nel sogno della Donna e l’accompagnò insieme alla Madre (che era alla ricerca della sua anima) oltre la soglia della morte, spiegando alle due donne che al di là una nuova vita le aspettava entrambe e che nessuno avrebbe più potuto derubarle della loro anima. Il boscaiolo sentì ululare un lupo e proprio in quel momento la Donna si risvegliò e ascoltando la musica inviata dal Dio consorte, cominciò a danzare. Danzava per il bambino ma soprattutto perché si sentiva di nuovo viva e libera, e quando la linfa della vecchia quercia ferita nelle radici bagnò le sue viscere esse si rimisero in movimento, una grande gioia si diffuse li attorno e mentre tutti gli esseri del bosco intonavano un canto di benvenuto nacque il Figlio dell’Amore che fu accolto dalle mani amorevoli dei suoi genitori.

Carlina, Falco che vola nella Notte.

Parlando al nostro emisfero razionale

All’inizio c’è l’Amore: solo per amore si può affrontare un percorso così pericoloso e denso di incognite come quello che affronta una Donna che è stata ferita alle radici del suo essere, cioè che ha avuto un imprinting di nascita traumatico e doloroso. L’incognita che fa paura e può immobilizzare mamma e bambino durante il travaglio è l’incognita della Rinascita che ci fa perdere tutti i punti di riferimento conosciuti e anche abbandonare vecchie modalità relazionali – specialmente nel rapporto di coppia – che ci trasciniamo dietro appese al nostro albero genealogico famigliare, se non vogliamo rimanere prigionieri di queste vecchie dinamiche bisogna potare questo albero, togliere rami secchi e radici morte che ci fanno da barriera ostacolando la nuova nascita. Così la nascita può essere veramente la rinascita di quella parte di sé più autentica e mai contaminata, dove possiamo trovare la forza e la gioia di un nuovo inizio su nuove basi. L’Amore sarà un amore vero e reale, non più fantasticato e idealizzato, distorto o impossibile in cui anche il maschio è detentore di tutta la sua potenza generativa e può intervenire portando nuova aria alle vecchie radici e potando i rami secchi nella “Vecchia Foresta”. Sarà così un padre presente e consapevole, non più esautorato dal suo ruolo da malefici maghi in camice bianco che si vorrebbero sostituire a lui. Per operare una così profonda riconversione può essere necessaria una pausa, come una pausa di riflessione e transizione verso una nuova forma, verso una nuova vita. Oltre una dimensione puramente materiale dell’esistenza deve avvenire il riconoscimento di energie sottili, spirituali che compenetrano l’aspetto fisico del pianeta e del nostro corpo, questo riconoscimento può permettere l’abbandono al flusso degli eventi all’energia cosmica che con i suoi ritmi può inondare il corpo della madre, del bambino e del padre. In altre parole abbandonarsi all’energia cosmica vuol dire: aprire i rubinetti, i rubinetti dell’ossitocina, della prolattina = bisogna aprirsi all’amore e all’accettazione. La paura può paralizzare sia la mamma che il bambino. Bisogna rischiare di aprirsi e questa apertura può portare a un risintonizzarsi con i ritmi planetari e cosmici. Mettendo a tacere la mente si può finalmente udire il battito del nostro cuore e la potenza di questo suono ci può veramente stupire e stordire come un’ antico tamburo risuonava dentro di noi che non lo sentivamo, finché non siamo stati scossi dalla sua vibrazione fin nelle ossa del nostro corpo, un corpo consapevole e non più vittima. E questo suono non è il suono di un battito fetale diffuso da un cardiotocografo, falsa emancipazione scientifica, falso progresso, false evidenze. Durante questa pausa che oltre a servire a ricaricare le batterie induce una fermata può avvenire una riconversione di rotta, si può resettare un programma vecchio che non ha più nessuna funzionalità nella nuova vita che ci attende, se solo accettiamo di lasciare morire qualcosa del nostro passato. Bisogna entrare in un nuovo ruolo che non è più quello della vittima sacrificale ma è quello della potenza generativa e creativa. Durante il travaglio la donna nuda nella sua essenzialità e verità mette al mondo un bambino nudo a sua volta, immersi entrambi nel fluire dell’energia cosmica che purifica il passato, il futuro e l’ambiente circostante. L’unica legge è quella della natura. Questa apertura necessita di un luogo sacro e non inquinato per potersi esprimere affinché il suo flusso non si arresti e non venga inquinato dall’energia disarmonica da parassiti esterni. Una sacralizzazione di quest’evento permette di trovare la forza arcaica di tutte le nostre antenate la cui memoria è ben custodita nel nostro perineo e di superare la soglia oltre la quale la vita non sarà mai più la stessa di prima. Un nuovo Padre che non ferisce più amorevole, un mentale che riesce a svuotarsi dell’immondizia per fluire nell’energia cosmica, una nascita Lotus, un impatto con l’incarnazione nel corpo più graduale e meno traumatico, il bambino non viene più privato del suo sangue, della sua placenta e del suo cordone finché non è pronto a lasciarli andare e come per magia, non c’è nessun calo ponderale del bambino che con i suoi tempi può attaccarsi al seno guarendo anche ferite legate alla nutrizione e all’allattamento che riflettono indirettamente la ferita della nascita. Il dogma della nascita disturbata viene così messo in discussione. Il bambino non è più un sub umano facilmente manipolabile ma un essere a cui ci si deve rivolgere con rispetto e amore. La forza del non fare, della meditazione profonda e della preghiera di chi accompagna la nascita, l’equilibrio tra il nostro cervello razionale e quello intuitivo, permettono questa sosta, questa fermata che può essere necessaria per invertire la rotta, proprio come dovrebbe e probabilmente sta per fare il nostro pianeta, se vogliamo non solo sopravvivere ma creare un uomo nuovo, un precursore di una nuova umanità di cui sono portavoce i bambini che nascono in questo momento storico. La saggezza del nostro istinto ci può guidare come un animale selvatico che sicuramente non sbaglia possiamo riabitare il nostro corpo con una nuova consapevolezza una consapevolezza che è quella di un animale selvatico che non sbaglia cibo e comportamento, in particolare nell’accudire i cuccioli. La mente non guida più, il nostro animale interiore ci guida e si muove guidato da quello che è. Così una donna in travaglio è una donna che entra profondamente in trance per riconnettersi ad una antica fonte di sapere. Possiamo riconvertire la rotta di questo mondo in crisi partendo proprio dalla nascita e dal suo rispetto, perché questo momento storico è proprio come quello di una donna in travaglio che si blocca insieme al suo bambino preda di vecchi fantasmi, di vecchie ferite e sensi di colpa, abusi e violenze di ogni tipo, ma lo fa perché ha bisogno di questa fermata solo per riconvertire la rotta. Così sta nascendo una nuova cultura dalle ceneri di un vecchio mondo ormai agonizzante e questo si percepisce molto bene nel campo della nascita.

Alla fine ci sono solo l’Amore e la Gioia che possono accompagnare ogni Rinascita.

www.carlajolyarteostetrica.com

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