La nascita di Maia

10 aprile 2011

Mi sveglio alle 8, dopo una bella dormita, senza contrazioni stanotte! Mi sento bene ma appena mi alzo dal letto sento una contrazione, negli ultimi giorni e settimane ne ho avute alcune ogni giorno, quindi non mi stupisce, però dopo qualche minuto ne torna un’altra, e poi ancora… Mi viene da tenerle sotto controllo, sono a 5-6-8-10 minuti una dall’altra, non regolari, ma sento che qualcosa si sta muovendo… Sono felice, sono “solo” a 39+1 ma sono abbastanza stufa del peso della pancia, ho fatto tutto quello che volevo fare prima del parto, e quindi mi sento libera di partorire, e il mio bambino (o bambina?) lo sa, ne abbiamo parlato… Prima di alzarmi dal letto parlo con Massimo, gli ricordo che secondo i miei “pronostici” il piccolo avrebbe potuto nascere l’11 o il 13, e c’eravamo quasi… Poi, sempre prima di alzarmi, gli dico che mi piacerebbe andare al parco di Chivasso quella mattina, per stare un po’ insieme all’aria aperta, ma appena alzata, vedendo che le contrazioni erano arrivate e continuavano, avevo deciso di restare a casa e di far andare solo Vera col papà.

Dopo colazione erano usciti, percepivo un po’ di agitazione di Massimo, ma positiva, e quando sono rimasta sola mi sono messa a cucinare melanzane per la cena, poi ho letto un po’ sul balcone, al sole, e tra una cosa e l’altra ho anche pensato di avvisare la mia ostetrica, Carla, perché visto che era domenica volevo dirle che forse si stava muovendo qualcosa, così se aveva in programma delle gite non sarebbe andata troppo lontana. Mi aveva risposto scrivendomi un sms “Bene, vediamo come evolve la cosa”, così ero tornata alle mie contrazioni, e per avere un’idea di cosa stava combinando il mio corpo e, per passare il tempo, mi sono messa a segnarle su un post it… Questa cosa mi divertiva! C’erano pause più lunghe e altre più corte, tutto ancora molto tranquillo…

All’ora di pranzo, tornati Vera e il papà, avevamo mangiato e tutto andava avanti tranquillamente… Non ricordo cosa ho fatto subito dopo pranzo, ma verso le 15-15.30 ho chiuso le persiane della cameretta e mi sono messa per terra, sul tappetino morbido di Vera, perché sentivo che avevo bisogno di pace e tranquillità per concentrarmi su cosa stava succedendo… Dopo un po’ ho messo sul tappeto il materassino del vecchio lettino di Vera, che avevo tenuto a portata di mano proprio per il travaglio… Ci ho messo sopra un telo e poi un lenzuolo bianco, che avevo già usato per il parto di Vera, e mi sono messa in ginocchio lì sopra. Quando arrivava la contrazione mi alzavo in piedi e, continuando ad appoggiarmi al letto, dondolavo il bacino, ripetendo inspirazione e AAAAAAAAAAAA, inspirazione e AAAAAAAAAAAA… Mi veniva da fare così, se mi muovevo era meglio, e con le AAAAAAAAAAA mi sembrava di tenere un po’ a bada il dolore, e di essere al comando della barca sulle onde, anche se ancora piccole e gestibili… Dopo un po’ Vera e Massimo sono usciti di nuovo, io continuavo a prendere nota delle contrazioni e vedevo che lentamente si avvicinavano, e si facevano più forti… Ho scritto qualche sms a mia sorella, ma non molti, perché sentivo che il mondo esterno mi tirava fuori da quello che stavo vivendo, e io volevo esserci dentro totalmente…

Ho scritto di nuovo a Carla, dicendole che ero da sola, e che anche quando fossero tornati Massimo e la bimba, lui avrebbe dovuto badare a lei, quindi sarei stata comunque sola, e forse avrei avuto piacere di avere compagnia… Mi ha chiesto ogni quanto erano le contrazioni, se non sbaglio, e le ho risposto che erano ogni 5 minuti, allora mi ha chiamata e mi ha detto che per un secondo parto erano abbastanza frequenti ogni 5 minuti, e che quindi ci saremmo risentite dopo un’oretta per capire come andavano le cose… Ho guardato l’ora, erano le 18.15. Ero ancora sola, ho continuato a stare nella cameretta, sul materassino, e a dondolarmi ad ogni contrazione, e concentrandomi sulle AAAAAAAAAAAA… Tra un’onda e l’altra chiamo mia mamma, sperando che mi risponda subito, perché voglio che sia tranquilla e non voglio sentire la sua ansia o preoccupazione addosso, quindi le dico che tutto va bene e che non ci sono novità… Poi mi richiamerà dopo circa un’oretta, non so per quale motivo, ma io non potrò rispondere!

Dopo un’ora Carla mi scrive di nuovo, chiedendomi se erano ancora ogni 5 minuti, così aspetto qualche minuto per averne la conferma, guardo l’orologio per vedere ogni quanto sono e a fatica mi concentro per risponderle, le scrivo “Veramente da mezz’oretta sono circa ogni 3 minuti”, così mi scrive che forse è il caso che parta, e io le do l’ok. Tornano Massimo e Vera, lei mi sembra tranquilla, io non riesco a prestarle tanta attenzione ma le spiego brevemente che mamma ha bisogno di stare tranquilla perché forse Piru vuole nascere quel giorno o forse il giorno dopo, e lei capisce, non ricordo molto di cosa faceva, quindi vuol dire che era tutto tranquillo! Appena vedo Max gli chiedo se può portare in bagno la piscina e riempirla, ora ho proprio voglia di entrare in acqua, per vedere che succede, e per provare un po’ di sollievo… Ci vuole un po’, prima dà una gonfiatina supplementare alla piscina, poi inizia a riempirla, e io mi preparo… Accendo l’abat-jour verde che sostituisce la luce piccola del bagno, che non abbiamo ancora montato, e per avere un’atmosfera più intima ci metto sopra un asciugamano rosso che ho preso proprio per il parto, e accendo la stufetts… Chiudo le persiane e mi spoglio, entro in acqua mentre si sta ancora riempiendo la piscina, Vera mi vede entrare e ride in modo sorpreso, ma poi mi lasciano tranquilla. Cerco una posizione comoda, sto seduta con le gambe allungate e appena l’acqua raggiunge la pancia sento una sensazione bellissima di rilassamento, sembra che tutto finisca, mi dico “No, non può essere che si fermi tutto, ma se deve essere così va bene lo stesso…”, mi rilasso tantissimo e per i primi 5 minuti mi godo il calore e la pace senza disturbi… Poi ecco che torna una contrazione, poi dopo poco un’altra, e si torna in barca… Questa volta sono davvero in mezzo alle onde… Dopo circa un quarto d’ora sento che arriva Carla, parla un attimo con Massimo e poi entra in bagno. La saluto sorridendo, lei fa altrettanto, sono felice di vederla, la sento molto tranquilla, e lo sono anche io. Chiacchieriamo qualche minuto, non ricordo che cosa ci diciamo, ma per qualche minuto le contrazioni si calmano, e penso che sia perché è arrivata Carla, che per quanto sia una presenza amica e discreta, è pur sempre una persona che prima non c’era, e devo integrarla nell’esperienza che sto vivendo… Poi le contrazioni riprendono e Carla mi chiede se alla fine della contrazione può provare a sentire il battito con lo stetoscopio di Pinard, quel corno di legno per intenderci, niente ultrasuoni!, così mi chiede di alzarmi dall’acqua per sentire, io mi alzo, lei prova a sentire il battito ma ad un primo tentativo non riesce, poi arriva subito un’altra contrazione e così mi rimetto giù… Ci riproviamo per 5 o 6 volte, ma sempre senza successo, perché ormai le onde non mi danno tregua, sono una di seguito all’altra, neanche un minuto tra una e l’altra, solo qualche secondo… Mi alzo ma subito dopo ne arriva un’altra, quindi non riesco a stare fuori dall’acqua per il tempo necessario… Rinunciamo, Carla dice “Va bene così”, e io mi rimetto a gestire le onde senza più dover provare ad alzarmi… Il mio piccolo ha deciso di correre! Continuo a vocalizzare le mie AAAAAAAAAAA, a rilassarmi durante le brevi pause e a cambiare posizione quando arriva la contrazione: o carponi o galleggiante nell’acqua a pancia in su… Mi sento bene, non so quanto ci vorrà ma la cosa più bella è il mio stato d’animo, mi sento davvero serena e forte, vado avanti concentrata su cosa sto vivendo, e mi godo davvero ogni contrazione… Dopo poco sento un primo premito, anche se appena riconoscibile, e le contrazioni iniziano a diradarsi un po’ di più… Dopo il secondo vocalizzo un po’ diverso, Carla mi chiede se stanno iniziando le spinte, e io dico di sì… Mi sembra così strano che siamo già a questo punto! Io che temevo di far venire Carla troppo presto! Sono felice e tanto tranquilla, mi sento lucida e serena, uno stato d’animo molto diverso dallo scorso parto… Forse perché è stato veloce, forse perché è la seconda esperienza, forse perché ho lasciato fare alla mia bambina e al mio corpo, ma in ogni caso mi sento bene e potente, e so che sta andando tutto a meraviglia.

Continuano le spinte, sempre più convinte, e la mia voce cambia, le AAAAAAAAAAA diventano ruggiti, e mi sento sempre più forte… Carla ad un certo punto commenta “E lui è di là…”, come per dire che Massimo si sta perdendo tutto… Va poi ad avvisarlo che siamo vicini alla nascita, e dopo un po’ lui e Vera vengono a vedere… Non riesco a guardare Vera perché sono impegnata nella spinta, sento che sente i miei ruggiti, poi quando passa la contrazione la saluto, lei mi sorride e sembra tranquilla, ma dopo poco vuole tornare di là… Ogni tanto vengono a vedere, ma stanno pochi secondi, poi Vera chiede sempre di andare in cucina… Parentesi comica (che mi ha fatto ridere anche in travaglio!): ogni volta che veniva in bagno stava un attimo e poi diceva al papà “Torniamo di là, voglio ancora melanzane!”, quelle che avevo cucinato al mattino, e alla fine ne ha mangiati 4 piatti!!!

Una delle volte che torna in bagno nota il mio braccialetto, che ho proprio dall’estate scorsa, dai giorni in cui sono rimasta incinta, e mi dice “Mamma ma bagni il braccialetto nell’acqua!”. Questa nota mi sorprende, non ha quasi mai notato quel braccialetto, e proprio ora che sta nascendo il piccolo, che è arrivato insieme al braccialetto, diventa così importante…

Le ultime spinte sono il momento che ricordo con maggiore gioia e intensità… Non sento più il dolore forte delle contrazioni, rimangono solo le spinte, che mi danno ancora maggior senso di potenza… Avevo un po’ paura di questa fase, perché durante il parto di Vera avevo avuto un cedimento, avevo avuto paura di non farcela, cosa normale, ma comunque temevo un po’ il momento, invece stavolta nulla… Mi concentro sulle spinte, Carla quasi non la sento, è lì seduta, anzi indietreggia, da uno sgabello vicino alla piscina va a sedersi sulla vasca, a qualche metro da me, e io sono come da sola… Io e il mio bambino… Lo chiamo, inizio a parlargli, gli dico che ce la stiamo facendo bene, che ho voglia di conoscerlo, di vedere se è maschio o femmina, e che lo stiamo aspettando… Ancora un po’ di spinte, tra una e l’altra torno presente nella stanza e sto bene, a volte vedo che c’è Massimo con Vera, altre volte aspetto da sola in silenzio che arrivi la successiva. Ad un certo punto sento che il piccolo sta scendendo, lo sento premere sul retto, ricordo dai racconti che tante mamme pensano di dover andare in bagno, non ricordo questa sensazione dal primo parto… In effetti la sensazione è quella, e la assecondo, sapendo che è il mio piccolo e che sta per uscire… Infatti dopo un po’ sento che sta avvicinandosi all’uscita, inizio a sentire bruciare ma vinco la mia paura di lacerarmi, so che sta per venire fuori la testa… Lo chiamo, vado avanti pensando che sono in acqua, che questo aiuterà, e metto una mano lì dove sento bruciare, sento la testa dentro, mi tengo il perineo pensando di proteggerlo… e poi la pausa. Rimango lì, carponi, ad aspettare la spinta successiva, ansimando, sudata, concentrata, nel silenzio, e continuando a parlare col mio bambino… La pausa è lunga, poi arriva un’altra spinta, e questa volta esce la testa… Lo dico a Carla, e lei dopo un po’ mi chiede “Ma la testa è uscita tutta o solo un pezzo?”, le rispondo che non lo so, così lei mi dice che se riesco a girarmi un po’ per farle vedere, guarda lei… Io mi giro in modo che possa vedere, e poi dice che è uscita solo in parte, non tutta… Mi concentro di nuovo sulla spinta che deve arrivare, la aspetto, e questa volta esce tutta la testa. Sento una liberazione, sento che ora tutto il resto sarà più facile, sono tranquilla. Aspetto ancora, il mio bambino non è frettoloso, si prende il suo tempo. Dopo un po’ ancora, un’altra spinta, in realtà non ricordo bene quante siano state dopo l’uscita della testa, ma non molte. Quando finalmente esce tutto il resto del corpo, la liberazione è totale, il piccolo atterra dolcemente sul fondo della piscinetta, ma solo per un secondo, perché subito lo prendo con le mie mani, il momento che ho sempre sognato di questo parto, che ho sempre desiderato, e che finalmente si avvera… Lo tiro su, è nato, è nato! Ancora non ci credo, lo abbraccio e guardo… “È una femmina, è Maia!” dico subito… La mia piccola nasce con gli occhi aperti, che magia… ci possiamo subito guardare e innamorare… Carla è dietro di me, ma io sono sola in quella stanza, sola con il mio parto perfetto, sola con la mia bambina, che sorpresa è davvero una bambina! Non sento che Carla esce e va a chiamare Massimo e Vera, non so dopo quanto arrivano, io intanto mi siedo nell’acqua e sto benissimo, mai stata meglio! Carla viene a vedere la piccola, ma non la tocca neanche, o se lo fa io non me ne accorgo, e comunque non ci disturba mai. Stringo la piccola al petto, come tante volte ho visto nei video delle nascite in acqua, la mia piccola che è piena di vernice caseosa! Chiedo a Carla come mai è tutta coperta di vernice, “non succede quando nascono prima?”. Non ricordo cosa mi risponde, ma io continuo ad accarezzare la pelle e le piccole rughe di quel miracolo, e a tenerla stretta al petto. Lei non piange subito, fa qualche verso per liberarsi dal muco, poi un piccolo pianto… Sono totalmente ipnotizzata da quel fagottino che stringo tra le braccia, è mia, è perfetta e non riesco a staccare gli occhi da lei…

Arrivano papà e sorellona, e Vera dice subito “È nato Piru!”. Alla fine non hanno assistito alla nascita, ma doveva andare così, io lo sapevo fin dall’inizio che sarebbe andata così… Vera e il papà stanno con me sempre, da questo momento in poi: Vera col suo continuo chiacchierare e chiedere cosa sta succedendo, ma lo sento davvero come un sottofondo, io mi sento serena e fortissima, una sensazione bellissima… Massimo è felicissimo, anche lui è tanto sereno, soddisfatto, e guarda la piccola come un secondo miracolo nella nostra famiglia… Faccio mettere altra acqua calda nella piscina, perché ho paura che Maia prenda freddo, la tengo stretta e me la guardo tutta… E’ vicina al seno ma inizia a ciucciare solo dopo circa mezz’oretta, e si attacca perfettamente. Questa volta abbiamo fatto tutto da sole, e tutto va come deve andare! Stiamo in acqua a poppare per un bel po’, mi sa che anche questa bimba sarà una ciucciona! E poi, quando finisce, mi alzo perché sento che deve uscire la placenta, l’unico mio pensiero durante quei momenti… Mentre l’altra volta me lo aveva ricordato l’ostetrica che il parto non era ancora concluso, questa volta sono io che ci penso. Mi metto in ginocchio con la piccola in braccio e spingo un po’, la placenta esce subito. La prendiamo, Carla guarda che sia tutto a posto, e mi dice che la placenta era bella matura, era proprio ora che nascesse la piccola… La lava con l’acqua della piscina e con un po’ di aceto, poi ho voglia di uscire così mi aiutano, che pesante la mia bimba fuori dall’acqua! La gravità mi fa sentire pesantissima! Dalla piscina vado fino alla vasca, rimango lì in piedi con la bimba in braccio e mi sciacquo, sono un po’ sporca di sangue, e ho voglia di lavarmi… Mi aiutano a mettere un accappatoio e un asciugamano in mezzo alle gambe, e andiamo in camera. Finalmente nel lettone! Ieri sera ero andata a dormire col pancione e ora ci vado con la mia piccola!

Carla guarda se mi sono lacerata, c’è una piccola lacerazione così mi mette un po’ di argilla, e già così soffro un po’! Che bello però non avere punti! Sono nel letto con l’accappatoio, un po’ di asciugamani e Maia, chiacchiero ancora con Carla per un po’, mi racconta dei suoi parti, io sto così bene! Vera è sempre lì con me, Massimo sta svuotando la piscina…

Poi Carla se ne va, e noi ci mettiamo tutti a letto, insieme, io in mezzo tra le mie cucciole, e presto si addormentano tutti… tutti tranne me. L’energia del parto mi impedisce di dormire, e poi ci pensa anche la mia piccola che ogni tanto si sveglia piangendo, e poi ciuccia… Insomma, inizia la nostra vita a 4, se non finisco qui il racconto non mi fermo più!

E’ stato davvero tutto come desideravo, come sognavo da quando ho saputo di essere incinta, tutto così naturale e facile… Mi sento tanto tanto fortunata per aver potuto avere due parti in casa, entrambi facili e belli, ma questa nascita mi ha davvero dato qualcosa di speciale, che non so spiegare, ma che subito si è tramutato in tranquillità e pace, non in entusiasmo come quando si compie un’impresa particolare… tutto è stato così “normale” che anche nei giorni seguenti mi sentivo così serena da pensare di essere su una nuvoletta rosa, complice anche il Lotus…

Maia a poche ore

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Postato in Parto, Storie di mamme
9 comments on “La nascita di Maia
  1. Laura ha detto:

    Che emozione Lucia…complimenti a te e alle tue cucciole. Un bacione enorme. A presto. Laura.

  2. Anna ha detto:

    Anche qui Lucia ti faccio i miei auguri e mi congratulo con te per la bellissima esperienza che hai vissuto e raccontato. Un caloroso benvenuto alla piccola Maia ed ora tanto latte e coccole in tandem con la sorellina Vera. Un bacio

  3. Massimo ha detto:

    Desidero condividere alcune forti impressioni che mi ha lasciato questa esperienza.
    In primo luogo, ricordo la calma surreale che regnava quella sera durante il travaglio. Una calma mista a gioia, difficile da raccontare, la calma che si prova quando si ha la netta percezione che qualcosa di positivo e forte si sta ineluttabilmente facendo strada e che tutto sta andando per il meglio.
    Diverse volte mi ero chiesto come avremmo vissuto questo momento, in particolare come avrebbe reagito la nostra Vera. Vera che quando la mamma aveva la nausea si preoccupava molto, talvolta piangeva, non sopportava di vedere la mamma soffrire. Come avrebbe reagito di fronte al travaglio? Tutte le mie preoccupazioni a riguardo sono state completamente spazzate via da quella calma surreale che, quella sera, ha preso possesso di noi, Vera compresa. Vera che in molte situazioni non desidera altro che stare molto vicina alla sua mamma, questa volta era fermamente decisa a stare con me in disparte, continuando imperterrita a mangiare melanzane e a guardare il suo cartone animato preferito, mentre nella vicina stanza stava accadendo qualcosa di straordinario e naturale nel medesimo tempo.
    Poche volte sono riuscito a convincere Vera ad andare a vedere cosa stava accadendo nella stanza in cui si trovavano la mamma e Carla. Ma queste nostre brevi visite mi sono bastate per ricavare un’ulteriore forte impressione: l’incredibile forza che sentivo sprigionarsi da mia moglie. Già la precedente esperienza di parto in casa mi aveva lasciato un vivo ricordo dell’energia che si scatena in quei momenti, ma questa volta si trattava di qualcosa di straordinario, una forza in grado di tramutare in energia anche il dolore. Dolore che, benché ovviamente presente, sembrava passare in secondo piano. Almeno questa è la mia sensazione… solo tu, Lucia, puoi dirmi se corrisponde al vero.

    Desidero, infine, ringraziare Carla che, a mio parere, è stata davvero la persona giusta per seguirci in questa seconda bellissima esperienza di parto in casa.

  4. Lucia ha detto:

    Cerco di risponderti, anche se non è facile… Sì, il dolore c’era, ma anche mentre lo stavo vivendo (e non solo dopo, come spesso succede!) non è mai stato “troppo” forte… Intendo dire che era intenso, necessitava di tutta la mia attenzione, ma riuscivo a tenerlo sotto controllo con le vocalizzazioni. A differenza della prima volta, non mi sono sentita mai sopraffatta, mai “vinta” dal dolore, che questa volta era un alleato prezioso, non qualcosa da combattere. Non so come spiegare meglio, ma non ho mai avuto paura, forse è questo che ha fatto la differenza… Tra l’acqua e la voce e la fiducia, la mia apertura è stata veloce e intensa, ma non riesco a dire che fosse dolorosa… E nelle pause era davvero tutto tranquillo, potevo riprendermi, anche se, con questi presupposti, avevo poco da riprendere… Sì, era energia che fluiva attraverso il mio corpo, era la mia bambina che si faceva strada, era impegnativo, era faticoso, ma non riesco a definirlo come dolore… E adesso, col senno di poi, mi piacerebbe ripetere l’esperienza ogni giorno! Mi manca già il mio parto!

  5. Massimo ha detto:

    Mi interessava approfondire il tema del dolore del travaglio, perché credo che molte persone, donne e uomini, considerino il dolore uno degli aspetti più preoccupanti del parto. Forse perché persuasi dai racconti di travagli strazianti (normalmente in ospedale), forse perché influenzati dalle invenzioni della TV, ci sembra inevitabile associare al parto un dolore inaudito a cui sembra di dover soccombere ad ogni spinta. Un dolore tanto intenso quanto inutile, tanto che l’unico modo razionale di affrontarlo sarebbe il ricorso all’anestesia peridurale, quando possibile. Che spesso sia davvero così, cioè che in molti casi il travaglio sia dolorosissimo, è fuor di dubbio. Ma per fortuna non necessariamente deve essere sempre e per tutti così, e forse, anche senza essere atleti o maestri Zen, si può trovare il proprio modo di fare del dolore “un alleato prezioso”, come hai scritto tu. Che cosa esattamente voglia dire questo, non lo so, ma prendo atto che ciò possa avvenire, avendolo visto di persona.

  6. Lucia ha detto:

    Hai ragione, ovunque tu senta commenti sul parto, ci sta sempre dentro un dolore che non si può sopportare e che “non ha senso di essere”, e naturalmente sono sempre tutti parti in ospedale, anche perché le donne che partoriscono a casa sono pochissime, e non si incontrano facilmente! Certo che la tv fa anche la sua parte… Se ora rivedessi una puntata di quei telefilm sugli ospedali, in cui tutto è così drammatico, starei male pure io e credo che mi sembrerebbe davvero tutto insensato e da pazzi… I parti non sono così come vogliono farci credere tutti ma, a parte i telefilm, purtroppo chi racconta dei parti così terribili ha avuto davvero esperienze negative, secondo me proprio perché non è stato rispettato il loro diritto alla privacy, all’ascolto delle proprie esigenze, e tutto questo aumenta il dolore, semplicemente perché non puoi rilassarti e lasciarti andare… Anche la paura provoca dolore, perché la paura ti fa chiudere, irrigidire, mentre l’apertura del parto dovrebbe essere totale, bisogna lasciarsi andare e lasciar andare il proprio piccolo, ed è un atto così intimo che dovrebbe avvenire quasi in solitudine… Insomma, lungi dall’essere maestro Zen, ti assicuro che tante donne hanno esperienza di parti in cui il dolore è presente ma ha una faccia diversa, molto diversa, da quella a cui siamo abituati… Come dici tu, un alleato, un elemento sensato e importante, e mai eccessivo o esagerato… anzi, qualcosa che si può assecondare e che ti aiuta a capire che non devi combattere ma lasciare andare… per poter incontrare finalmente il tuo cucciolo! Adesso basta se no mi viene già nostalgia del parto! 😉

  7. Barbara ha detto:

    Oh carissimi Lucia e Massimo!
    Che meraviglia! Mi avete permesso di volare con il cuore tra i miei ricordi, le mie due preziosissime nascite.. così diverse, così stupende! Il dolore… diversissimo per me quello provato tra maddalena e daniele.. per la prima esperienza erano la paura, le troppe mani addosso, la forse eccessiva tensione dei medici ad avermi fatto sentire dolore, dolore che per fortuna con tenacia abbiamo gestito io e la piccola e che sentivo come un “impedimento” al parto. Il secondo parto è stato davvero impegnativo fisicamente, daniele era decisamente grandino, ma il dolore è stato un compagno di viaggio prezioso, necessario. Il lungo stupendo travaglio, le contrazioni che via via si intensificavano, ci hanno permesso di arrivare “al dunque” preparati. Solo grazie a questa graduale preparazione fisica (io la chiamo così, perchè dolore e parto non li vedo insieme..se il dolore viene visto come qualcosa di pericoloso), certo impegnativa, faticosissima, ce l’ho fatta a dare alla luce il mio bimbone senza questa volta alcuna mano addosso. Abbiamo fatto tutto noi, io il papà e daniele,perchè non abbiamo avuto paura e abbiamo accolto ciò che il mio corpo diceva, abbiamo assecondato ogni contrazione, non abbiamo respinto nulla. Questo io vorrei dire ad ogni mamma: certo non è facile, ma quante volte io rivivo con un po di nostalgia quegli attimi.. non facciamoci spaventare dai racconti vero/finto catastrofici, ma accogliamo con gioia un momento che non sarà di per certo uguale a quello di nessun altra. Poi mi dovete raccontare meglio dei benefici della placenta!! Vi abbraccio forte ed una carezza alle cuccioline.

  8. Lucia ha detto:

    Barbara, grazie! Vedo che anche tu hai vissuto qualcosa di simile nella tua seconda esperienza di parto… E mi fa piacere che, nonostante sia avvenuta in ospedale, tu possa aver avuto quello che desideravi, senza troppe interferenze, e stringendo un’importante alleanza con il dolore . Il tuo piccolo grande Daniele ha avuto modo di venire alla luce coi suoi tempi, e il tuo corpo anche ha potuto seguire i suoi ritmi… e questo è quello che conta!
    I racconti catastrofici li sentiremo sempre mi sa, ma per fortuna potremo aggiungere sempre più racconti che li contrasteranno, come i nostri!
    Appena ci vediamo ti raccontiamo della placenta allora! A prestissimo!

  9. Vanessa ha detto:

    Lucia, ho una curiosità! Mi piacerebbe che mi spiegassi meglio che puoi cosa si prova nella fase espulsiva. E’ davvero lo sforzo fisico più grande della vita di una donna? Hai davvero spinto con tutta te stessa o è un’esagerazione?
    Grazie

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