Diritto al parto in casa negato?

Mia moglie ha partorito in casa la nostra prima figlia e desideriamo che anche i nostri futuri figli possano nascere in casa. Per noi, la casa è il luogo ideale dove vivere il travaglio e il parto, mentre l’ospedale è il luogo più adatto per la cura di molte patologie. La gravidanza e il parto non sono di per sé malattie, quindi non richiedono necessariamente l’intervento medico o il trasferimento in ospedale, se non in caso di complicazioni. La “cultura” del parto a domicilio sta cominciando a diffondersi, diverse donne prendono in considerazione questa possibilità come alternativa al tradizionale parto in ospedale. Alcuni nostri parenti, amici e conoscenti hanno scelto di partorire in casa, nessuno li ha costretti, semplicemente si sono informati e hanno valutato che  fosse la scelta migliore per loro. Benché questa pratica si stia diffondendo anche in Italia, circa il 99% delle italiane partorisce in ospedale. Molto probabilmente queste donne si sentono più al sicuro in una struttura ospedaliera. Se questo è ciò che realmente desiderano, è giusto che partoriscano in ospedale. Ogni donna dovrebbe avere il diritto di partorire dove si sente più tranquilla. Sono scelte molto personali che dipendono da molti fattori, non si deve pretendere che gli altri si comportino come ci comporteremmo noi, tutti dovrebbero essere consapevoli che ciò che per se stessi è giusto, per altri può essere sbagliato e viceversa.

Le persone che, in Italia, optano per il parto in casa sono, ad oggi, una piccola minoranza. Incredibilmente questa esigua minoranza sembra dare un gran fastidio a qualcuno, solamente per il fatto di esistere! Non ci credete? Lo so, è strano, ma sono capitato su un blog intitolato “Diritto all’epidurale negato” http://epidurale.blogspot.com/ che si batte perché in tutti gli enti ospedalieri sia garantita la pratica dell’anestesia epidurale durante il travaglio, su richiesta della partoriente. Una battaglia legittima, che si può condividere o meno, si capisce, ma parallelamente a questa battaglia per ottenere il diritto all’epidurale, questo blog sembra combattere una battaglia per negare un altro diritto: quello del parto a domicilio!

Nel blog ci sono numerosi articoli dedicati al parto in casa, ritenuto rischiosissimo, tanto quanto guidare la moto senza casco e, cito dal blog, <<Finché il parto a domicilio non sarà vietato per legge non si potrà fare null’altro che rianimare le madri che giungono in extremis da noi e fare quel che si può al feto.>>
Il pericolo, l’imprevisto e l’emergenza sembrano incombere implacabilmente su ogni istante del travaglio e del parto (e, perché no, su tutta la nostra vita?), si evocano immagini degne di un episodio di E.R., sale operatorie, rianimazione, litri di sangue, corse contro il tempo, eccetera.
Guai quindi a quelle regioni che prevedono il parto in casa e addirittura lo sollecitano. Se lo fanno è solo per questione di soldi o altre ragioni inconfessabili.
Che dire delle donne che desiderano partorire in casa? Vivono di fantasie new age, agognano un impossibile ritorno alla natura, sono delle pasionarie votate all’irrazionale, schiave ma allo stesso tempo complici di una società maschilista che le vuole incatenate al dolore del travaglio.
L’accanimento contro la cultura del parto naturale si abbatte sulle istituzioni che lo sostengono (la regione Emilia Romagna, il servizio gratuito di parto a domicilio dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, per fare qualche esempio) e non risparmia le ostetriche che assistono privatamente al parto in casa; sono generalmente incaute, incompetenti, impreparate, senza scrupoli, libere professioniste interessate solo a lucrare.
Per persuadere anche chi è sensibile alle argomentazioni più razionali, gli articoli sono infarciti con un’accurata e quasi ossessiva selezione di statistiche e ricerche scientifiche che dimostrerebbero, a parere degli autori del blog, i gravi pericoli insiti nel parto a domicilio. Il parere degli esperti e le testimonianze di donne che hanno avuto un’esperienza negativa legata al parto in casa completano il quadro.

La ricerca di informazioni negative sul parto in casa è un’attività di fondamentale importanza e ad essa contribuiscono sia gli autori sia i commentatori più attivi. Talvolta, lo zelo con cui viene effettuata questa ricerca rasenta la morbosità, vi riporto questo esempio:
<<Mi sono spinto in un’affannosa ricerca su google sperando, dopo aver digitato la voce “parto in casa” di vedere comparire qualche parola “contro”. Una litania continua di “gravidanza fisiologica” uguale “gravidanza sicura” e poi mi sono arreso. Mi chiedo se esista un sistema migliore di indicizzazione sui motori di ricerca perchè spero che questa non sia l’unica piccola maglia della “rete” dove si dica, riguardo al parto a domicilio, come stanno le cose.Se questo è il risultato tutte le web – mamme, la maggioranza delle mamme che cercano notizie mediche a quanto pare, rischiano SICURAMENTE la disinformazione in merito.>>
Avete capito bene? Nei database di Google non si trovano tante recensioni negative sul parto in casa. Allora gli algoritmi di indicizzazione di Google hanno qualcosa che non va… o, forse, la verità sul parto in casa che Google non sa trovare è soltanto l’opinione di questo commentatore e di chi la pensa come lui?

Queste critiche al parto in casa, mi lasciano molto perplesso per due ragioni:
1) la descrizione del parto a domicilio presentata dal blog ha poco a che vedere con la mia esperienza personale (ho assistito al parto in casa di mia moglie) e con i racconti di analoghe esperienze che mi hanno riportato parenti, amici e conoscenti; le informazioni riportate mi sembrano appositamente selezionate per costruire una “verità” molto parziale, tutta d’un pezzo, che non ammette sfaccettature, già solo per questo poco realistica;
2) la tesi contraria al parto in casa viene sostenuta con un inspiegabile accanimento che rasenta la faziosità; un atteggiamento del genere mi sembra molto più vicino al fondamentalismo che alla scienza.
Insomma, fate pure le vostre battaglie per l’epidurale, ma lasciate in pace chi vuole partorire in casa.

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Pubblicato in Parto
115 commenti su “Diritto al parto in casa negato?
  1. Laura ha detto:

    Ciao Max! Ti sostengo in tutto ciò che hai scritto e vorrei dire alle persone contrarie al parto in casa che è quanto meno superificiale giudicare questa esperienza unicamente incivile e da età della pietra… Il parto in casa è un mio personale sogno che purtroppo qua in toscana è difficilmente realizzabile causa carenza di strutture e servizi connessi. Ma se potessi vorrei tanto starmene nel mio letto con mio marito e il mio primo figlio (che ha 18 mesi) quando nascerà il mio secondo bambino… Cominciamo a credere che il nostro corpo è capace di partorire, che siamo fatte per questo e che la cosa contro natura è ricorrere a tutto ciò che di artificioso c’è per rendere il parto un vero intervento chirurgico! Infine vi invito ad una riflessione: è sano per un bimbo di pochi minuti di vita essere rivoltato come un calzino da mani sconosciute, essere messo in una culla di plastica in mezzo ad altre 10-15-20 culle di plastica in uno stanzone e essere analizzato e stuzzicato da tutti i parenti e gi amici che invadono la vostra camera in ospedale? O forse è meglio stare tra le braccia di mamma e papà nella propria casa… Pensateci! Ciao a tutti!

  2. Lucia ha detto:

    Anche io sono d’accordo su tutto quanto espresso in questo bellissimo articolo… Anche Laura ha ragione, proviamo un po’ a cambiare prospettiva, anche se non è facile, fidandoci del nostro corpo e della saggezza in esso contenuta… Forse non tutte le gravidanza si possono concludere con un parto in casa, ma quelle fisiologiche sì, e aggiungo che per queste è la conclusione più sicura. Ma la cosa che più mi stupisce è questa: io posso non essere d’accordo sulla diffusione così vasta della somministrazione dell’epidurale, ma rispetto il fatto che delle donne vogliano ricorrervi, anche se secondo me è un errore per diversi motivi. Ma mai mi sognerei di negarla ad una donna che, essendo informata, decida di avere “quel” parto. E perché mai qualcun altro dovrebbe impedire a noi mamme sostenitrici del parto in casa di fare questa scelta?

  3. Ilaria ha detto:

    Ciao Massimo,
    completamente d’ accordo su tutto. Ho partorito in casa la mia prima bambina ed è stata la scelta più giusta che io abbia fatto in tutta la mia vita!!!! E naturalmente anche i prossimi nasceranno così…Adesso sta per partorire in casa la mia migliore amica e sono stra felice di essere riuscita a passarle tutte le informazioni utili che le sono servite per arrivare a questa decisione!!!
    Il Blog che hai citato lo conosco anch’io e più di una volta mi sono imbattuta in discussioni con loro..non sono in grado però di discutere, non ascoltano niente che vada contro le loro tesi…( sciocche! )
    Facciamo qualcosa, uniamoci noi sostenitori del parto in casa, in Olanda il 40 % delle donne circa partorisce a casa, gratuitamente..ma ci rendiamo conto di quanto siamo indietro? Finchè le donne si battono per l’ epidurale…ma per favore..certo ognuno è libero di scegliere..ma se sei informato e sai i danni che può provocare non puoi sceglierla! altro che “diritto all’epidurale negato”..ma daiiii!!!

  4. Roberta ha detto:

    ho letto il blog e mi è salita l’ansia, puro terrorismo altro che brigate rosse, ma io dico non volete partorire in casa? benissimo, ma che vi frega di quello chefanno lew altre donne? dovete sminuirle o appostrofarle come pazze e/o sceme che si fanno abbindolare per stare meglio voi? Volete fare informazione? Allora fatela bene e siate obbiettive, altrimenti sembrate solo sponsorizzate dalla schiera di ginecologi che vi fanno pagare 100 euro a visita per poi programmarvi un cesareo secondo le loro ferie…

  5. gekina ha detto:

    Carissimo Max,
    mi è+ stato segnalato questo post e intervengo per chiarire alcuni punti.

    Vero, parto e gravidanza non sono malattie. Ma prima dell’ospedalizzazione del parto la PRIMA CAUSA DI MORTE per le donne era il parto. Questa è storia.

    COme pure la prima causa di disabilità grave o morte per i neonati sotto i 40 giorni erano da imputare al parto.

    Una gravidanza fisiologica non è garanzia di un parto fisiologico. Prolassi del cordone, distacco della placenta, distoicia di spalla ecc… possono avvenire anche nella donna e nel feto (tecnicamente si definisce così un bambino ancora non partorito) più sani.

    Singolare. Ben tre ministri, dalla Bindi in sù, chiedono per motivi di SICUREZZA la chiusura delle maternità sotto i 500-1000 parti anno. Questo perchè nelel piccole maternità non si sa gestire l’emergenza ostetrica. cHE è LA PIù ROGNOSA. sPESSO AVVIENE SENZA PREAVVISO.

    aNCORA SINGOLARE. Nessuna Regione che prevede il parto in casa o in casa maternità è in grado di fornire i dati dei trasferimenti dalla casa all’ospedale per urgenze (più o meno gravi) emerse durante il travaglio a domicilio (o in casa maternità).

    Se è obbligatorio nel consenso informato per la peridurale elencare tutte le complicanze possibili (ivi incluso il tanto temuto ematoma che in letteratura ostetrica non si verifica praticamente mai) non si caopisce perchè nel consenso informato sul parto in casa o casa maternità, non si possa dire che in caso di emergenza ostetrica c’è solo una cosa da fare: trasferire il più rapidamente possibile mamma e bebè in un ospedale.

    Solo che in questo caso i minuti sono preziosi. Un neonato in sofferenza fetale se non lo si fa respirare subito rischia danni neurologici permanent… più i minuti passano più i danni saranno gravi.

    Mi va benissimo il parto in casa. Ma che si dicano queste cose. Altrimenti piantiamola di metetre nel consenso informato per l’epidurale casistiche dello zero virgola. Dati che conteggiano TUTTI i casi in cui viene utilizzata questa tecnica. Quindi dalle operazioni al ginocchio, fino all’asportazione di emorroidi fino al parto indolore.

    Allo stato e alle regioni il parto in casa non costerà nulla. Alimentare questa “domanda” farà risparmiare un bel po’ di euro. Altrimenti qualcuno mi spieghi la sindrome schizofrenica di un MInistero della Salute che, in nome della sicurezza, chiude ì punti nascita con meno di 500 parti anno ma poi consente parti a domicilio o in case maternità. Dove i parti sono 30 all’anno, seguiti da ostetriche che a mala pèena sapranno cosa fare in caso di emergenza ostetrica.

    Certo, mica le disgrazie durante il parto accadono sempre. Ma se per questo nemmeno gli incidenti stradali. Eppure nessuno di noi si sognerebbe di viaggiare in macchina con un bebè senza prima metetrlo nell’ovetto.

    Spero di essermi spiegata.

  6. Tiz ha detto:

    La notte in cui sono partita per andare in ospedale a partorire la mia primogenita ho sentito che c’era qualcosa di “sbagliato”; stavo bene lì sul divano di casa mia, mi sentivo bene, al sicuro, tranquilla. Ma all’epoca non sapevo nemmeno che si potesse legalmente partorire in casa. Per fortuna tutto è andato bene anche in ospedale e il parto è stato naturale (forse perché l’ostetrica che mi ha seguita assiste i parti a domicilio?). La seconda volta ho scelto di tornare in ospedale per una questione economica… e sono stata tratta abbastanza male da decidere di non farmi più “fregare”. Infatti la mia terza figlia è nata in casa.
    E’ vero che può capitare qualcosa di imprevedibile… anche andando in ospedale, però. Dal trovare il medico incompetente, al portarsi a casa un bimbo con la meningite contratta in ospedale, al fare un incidente lungo la strada… la vita è un rischio. Tutta. Ma non per questo smettiamo di viverla.
    Una volta le donne morivano di più di parto. Certo. Ma allora trasferirsi in ospedale significava farlo in bicicletta o a piedi, e allora sì si poteva arrivare in ritardo… In casa non c’era il riscaldamento, l’alimentazione della donna in gravidanza non era proprio l’ideale. Tanti fattori portavano ad una mortalità infantile più alta.
    Le ostetriche che seguono i parti a domicilio non sono tutte preparate, probabilmente; io della mia ero sicura ed ero certa anche del fatto che avrebbe capito se fosse stato il caso di spostarsi in ospedale e sarebbe anche stata in grado di rianimare mia figlia a casa bene almeno quanto in ospedale.
    Quello che Massimo scrive è giusto: perché vi accanite contro una scelta diversa dalla vostra? Avete paura che chi partorisce in casa possa farvi sentire meno donne? Meno brave? Perché partorire non è una gara a chi lo fa meglio… è un’esperienza molto personale ed ogni donna dovrebbe poter scegliere come e dove viverla.
    Ciao… e ciao Lucia!
    P.S.: l’ospedale che ho scelto per partorire la prima volta l’ho selezionato perché faceva rooming-in e… perché facevano l’epidurale… con i racconti di induzioni e parti che avevo sentito volevo essere certa che, se proprio avessero interferito con la fisiologia, che almeno io non dovessi soffrire troppo!

  7. Calendamaia ha detto:

    Caro Massimo,

    non ti conosco, ho seguito la discussione dal sito sull’epidurale, che sto seguendo.

    Personalmente non ho nulla contro chi sceglie il parto in casa, bensì contro i politici che la teorizzano, a causa della contraddizione palese: il ministro Fazio chiede di chiudere le maternità con meno di 500 parti l’anno perché sono pericolose. Ma contemporaneamente si apre alle case private.

    Che logica c’è? La stessa che impedisce il ricorso all’epidurale in sala parto e cioè: il RISPARMIO.

    Il discorso del risparmio è diventato un luogo comune: in Italia si fanno troppi cesarei ed è uno spreco di risorse. Perciò vanno scoraggiati gli ospedali che fanno troppi cesarei, che ricevono valutazioni negative. Anche l’epidurale è uno spreco di risorse. Insomma bisogna finirla con questa medicalizzazione per cui la donna viene ricoverata in ospedale.
    La domanda mi viene: come diamine fanno a calcolare quando i cesarei sono troppi? Ma a parte questo, noto che questo discorso dello spreco ha una presa straordinaria sulle donne. Perché?
    Ci si riempie la bocca di come punire gli ospedali che fanno troppi cesarei senza domandarsi che cosa succede quando un’équipe di medici “tira” troppo a lungo un parto naturale per non rientrare nella casistica negativa. Ora personalmente, come cittadina che paga le tasse, mi sento OFFESA da questa possibilità che sulla mia supposta in-capacità di partorire si giochi d’azzardo. Non è una possibilità astratta, sapete, è del tutto concreta, e fa enormi danni.

    Questo spettro dello spreco di risorse aleggia sulla donna che chiede l’epidurale. Nessuno ha il coraggio di metterlo per iscritto ma ci sono decine di testimonianze delle sale parto. Nella quasi totalità degli ospedali l’epidurale va a fasce orarie e/o a pagamento, e quand’anche c’è, non è raro che la donna che la chiede trovi l’ostracismo del personale che dileggia la donna con frasi del tenore ‘non le hanno detto che il parto fa male?’ oppure la accusa di essere una ‘bambina viziata’, una ‘smidollata’, una ‘lavativa’, una che ‘pensa solo alla ceretta e non insegnerà a suo figlio i giusti valori’ (non invento, sto citando frasi random dai racconti che sto raccogliendo nel mio blog).
    Perché? Perché una volta le donne sapevano partorire da sole. A casa.
    In fondo le donne sono fatte per partorire giusto? Morivano anche, ma diamine erano tragiche fatalità.
    Quindi apriamo al parto in casa. Così la donna di sicuro non chiederà l’epidurale, non verrà ricoverata, pagherà di suo, e se capita qualcosa non potrà nemmeno dire che è malasanità, perché se arriva tardi che cosa vuoi che facciano quelli dell’ospedale? Sarà stata una tragica fatalità.

    A mio modo di vedere ci sarebbe una soluzione di compromesso: le case maternità a qualche metro dall’ospedale. Sono strutture piu’ simili ad una casa in cui si crea una situazione di confort.

    Sarebbe auspicabile però che potessero accedervi tutte e non solo le donne con gravidanza fisiologica, escludendo tutte le diabetiche, ipertese ecc., che vengono obbligate a sorbirsi il clima ospedaliero che a volte ha modi spicci, sgarbati o peggio.

  8. gekina ha detto:

    Tiz… e se a casa ti becchi l’osyterica incompetente?
    mICA TUTTE LE OSTETRCHE DOMICILIARI SONO BRAVE. e SOPRATTUTTO NON HANNO LA PALLA DI CRISTALO… le emergenze ostetriche capitano in pochim minuti.
    Certo, uan volta gli ospedali erano distanti. Ma vedi, in caso di sofferenza fetale, emorragia postparto (prima causa di morte per le madri) 10 minuti di macchina o ambulanza sono un’eternità.
    Farei anche notare che queste anime belle – le sotetriche a domicilio – a parte rarissimi casi (il Sant’Anna per esempio) lavorano in regime di libera professione.
    Che le regioni che prevedono un riumborso per parto a domicilio…. NON RIMBORSANO un parto che magari finisce in strumentale o altro.
    Tutto si basa sul drg parto vaginale senza complicazioni. Qualsiasi altro intervento reso necessario (persino la degenza del neonato) ve la poagate di tasca vostra.

    State chiedendo di rimandare l’Italia indietro di 60 anni e state spalancando le porte alla sanità tutta privata.

    Certo… tutto può capitare. allora basta leggi sull’obbligo del casco, della ciontura, dell’ovetto. Basta controlli pediatrici ossessivi, bilanci di salute al 4, 6 mese…. Chi avrà soldi si farà i bilanci di salute per il pargolo. Chi non li ha non li farà.

    E allora torneremo all’italia del dopoguerra. Dove i pezzenti si ammalavano e morivano prima dei benestanti….

    Demedicalizziamo. Viva la natura. Abbasso la medicina e quei macellai dei medici.
    Trovo la vosra visione manichea della vita e della sanità disastrosa per tutti noi.

  9. Lucia ha detto:

    “Demedicalizziamo. Viva la natura. Abbasso la medicina e quei macellai dei medici”. Beh, perché no? Più vado avanti e più penso che tanta della medicalizzazione sia inutile, anzi spesso dannosa. Certo non per tutto, non sempre, ed è vero che le emergenze ostetriche esistono, e si mettono in conto sempre, come quando si va in ospedale. Però nessuno dice mai che spesso in ospedale avvengono tante cose che rendono difficile e più faticoso un parto che, se invece fosse lasciato ai suoi tempi e ai suoi modi (che spesso non si accordano coi tempi e i modi ospedalieri), sarebbe più facile. Quanti cesarei non necessari, quante episiotomie gratuite, quante separazioni precoci tra madre e bambino non necessarie, e chi più ne ha più ne metta… Oggi nessuno pensa che sia possibile partorire vaginalmente un bambino di più di 3,5 kg, sembra un’impresa titanica, eppure una volta le donne ce la facevano, e nascevano anche bambini di 5 kg senza bisogno di interventi… Ora no!!! Certo questi “problemini” non saranno importanti come quelli ben più gravi citati nei vostri commenti, ma come ho già detto, la mamma che decide di partorire in casa sa che c’è una percentuale di rischio, ma non così elevata come volete far credere… E per quanto riguarda il discorso sulla sanità privata, la cosa brutta secondo me è che questo servizio dovrebbe essere offerto da tutte le regioni, gratuitamente, come fa il S.Anna di Torino, ma purtroppo siamo ancora molto indietro per questo. E comunque le donne che decidono di partorire a casa sanno che i soldi che spendono per la nascita del proprio figlio sono spesi davvero bene, quando ci sono le giuste premesse… Nessuno si lamenta delle mille visite a pagamento dai ginecologi, chissà perché le ostetriche non si meritano mai questi soldi!
    Ma la domanda che continua a frullarmi in testa è: perché questa piccola minoranza di donne che decide per il parto in casa vi fa così paura?

  10. Calendamaia ha detto:

    Lucia: non è la pur esigua minoranza di donne che lo sceglie a far paura, ma la logica che sottende la promozione del parto in casa in alcune direttive sanitarie recenti messe in evidenza nel blog epidurale: le parole d’ordine sono TAGLI e RISPARMIO.

    Non solo hanno tagliato i posti nelle Terapie Intensive Neonatali, ma cercano di tagliare anche le spese – già esigue, come denuncia la SIGO – per ostetricia.

    Non è questione di rispetto o meno per la scelta – per me una può benissimo partorire in casa, SE le è garantita un’assistenza degna di questo nome.

    Invece, si considera che la donna che partorisce in casa fa risparmiare allo Stato una serie di costi, e se le va bene bene, ma se le va male, non mi meraviglierei se avesse firmato una liberatoria per cui eventuali ritardi nei soccorsi non sono imputabili all’ospedale.

    A me ricorda molto il gioco d’azzardo con cui lo Stato si autofinanzia, – Lotto, Enalotto ecc., anche se forse è più appropriato parlare di roulette russa.

    Negli ospedali non c’è rispetto per la fisiologia, quindi scappiamo dagli ospedali? Invece di pretendere che i ritmi degli ospedali rallentino, che ci sia più personale, che il personale sia aggiornato, che le strutture siano nuove, insomma più soldi soldi soldi soldi alla sanità pubblica?

    Ripeto, se una vuole partore in casa, liberissima, ma la logica del politico che sta promuovendo il parto in casa – nelle condizioni in cui siamo oggi – mi scandalizza. Mi scandalizza, come donna, come lavoratrice e come come paziente/cliente del SSN, che si straparli di tagli e risparmio mentre la casta dei politici si auto-aumenta senza ritegno stipendi e privilegi vari (cfr per un sunto il sito http://www.impresaoggi.com/it/d_ed.asp?cacod=148)

  11. VITO ha detto:

    @Max. La questione non è quella di sostenerti oppure no. Prima di postare qualsiasi commento mi piacerebbe capire se ritieni interessante il punto di vista dei medici contrari (perchè sentire solo quelli a favore?) al parto in casa, che tu hai già definito talebani. Un po’ come potrebbero aver fatto i fumatori degli anni 70′ quando cominciavano a suonare le sirene della scienza contro il tabagismo. La difesa veniva spesso fatta con affermazioni del tipo “mio nonno ha sempre fumato ed è morto per vecchiaia” oppure “molti amici che fumano più di me sono sani come pesci”. Il fumatore leggendo i primi allarmi poteva sentirsi come la sopra presente signora Roberta ” mi è salita l’ansia, puro terrorismo ” ; con il tempo sono comparse anche le scritte sulle sigarette. Con questo non voglio assolutamente paragonare i danni del tabacco a quello del parto in casa. Se non vi interessa il dialogo basta saperlo come quando sappiamo che la volontà di un paziente terminale è quella di non sapere la verità, nessun medico si sognerebbe di non rispettarla. Il nostro accanimento è proprio contro questa disinformazione (per noi) o comunque voler informare CHI LO DESIDERA dei rischi potenziali che si possono correre facendo questa scelta. Se siete convinti di sapere già tutto e non vi interessa il dialogo, auguri.
    VITO

  12. Tiz ha detto:

    Intanto io l’ostetrica me la sono scelta… se non mi avesse dato la sicurezza necessaria non avrei deciso di partorire in casa.
    Poi: io sono contro totalmente alla privatizzazione della sanità… mi sono sempre fatta seguire in consultorio e non ho speso una lira per esami, eco o altro durante le mie gravidanze. Credo sia impensabile che una donna debba rinunciare ad un figlio perché “costa troppo”… quindi vorrei che anche il parto a domicilio fosse a carico dell SSN.
    Inoltre: buona parte dei problemi che si verificano durante un parto sono dovuti all’intromissione di agenti esterni (chiamiamoli così…); ad esempio io ho espulso la placenta due ore dopo il parto. Se fossi stata in ospedale me l’avrebbero tirata fuori a forza… mica potevo tenere occupata la sala parto per tutto quel tempo, no? Per poi finire come la mia amica a cui avevano fatto lo stesso e che dopo un mese si è ritrovata a fare un raschiamento perché una volta strattonata fuori la placenta si rompe e un pezzetto era rimasto in utero… O come quella a cui hanno fatto l’episio perché “Non abbiam mica tempo da perdere…”.
    Infine: partorire in casa significa avere accanto una persona che segue solo te… non corri il rischio che non noti che qualcosa non va, che non abbia tempo di capire come stai perché ne ha altre 10 da seguire… sei tu, donna col tuo bambino, a dettare i tempi del parto e questo aiuta molto la conclusione spontanea e naturale.
    Insomma, non mi piace che ci siano questi toni in questa situazione perché siamo tutte donne che chiedono che il loro diritto di diventare madri come meglio credano venga rispettato.
    E anch’io, come Lucia, mi chiedo: perché chi fa la nostra scelta vi fa così arrabbiare?

  13. Tiz ha detto:

    Il tuo discorso Calendamaia non fa una piega e lo condivido.
    Però, anche con un ospedale super-naturale, io avrei voluto partorire in casa. Mi sono sentita più al sicuro, avevo la mia famiglia vicina, ero nel mio ambiente e non ho dovuto salire in macchina, cosa che spaventava mio marito (l’incidente è sempre in agguato… guidare con una donna in travaglio accanto non deve essere il massimo!) e che angosciava me. Anche perché con i travagli che ho vissuto io rischiavo che nascesse per strada… sai che bello, a fine novembre sul sedile dell’auto? Meglio a casa, al calduccio, nel mio lettone.

  14. Calendamaia ha detto:

    Grazie Tiz.

    Tieni presente comunque che il discorso che si sta facendo nel blog epidurale riguarda la parte politica e di gestione del parto in casa su larga scala.

    Le condizioni in cui tu hai partorito in casa non sono quelle di tutte le donne, e non lo saranno mai, stante
    1) la situazione urbanistica dell’Italia
    2) la politica sanitaria che si sta portando avanti a livello nazionale da qualche anno a questa parte.

    Tu hai avuto il parto che sognavi, mi pare di capire. Mi fa molto piacere per te, ma tenete presente che con una petizione per il parto in casa, come si suol dire “LAVORATE PER IL RE DI PRUSSIA”.

  15. VITO ha detto:

    Tz
    “perché chi fa la nostra scelta vi fa così arrabbiare”?
    Posso risponderti con la stessa domanda? Secondo te un medico che conosce il rischio del tabagismo e vede che lo stato finanzia tale rischio (ripeto, similitudine solo per far capire), con l’aggravante che chi informa dice che non è provato che il fumo di tabacco fa male dovrebbe arrabbiarsi o far finta di niente? Per rispondere ad una tua constatazione basata sul racconto dell’amica, senza fare terrorismo : nessuna osterica, anche se la riempi d’oro a domicilio, potrà garantirti che non avrai bisogno di un raschiamento per un “pezzettino” di placenta che può essere ritenuta (in utero) dopo il parto, oppure che non avrai bisogno di un secondamento (espulsione della placenta) manuale … pensare in base alla propria esperienza e a quella delle amiche è veramente incomprensibile. Osteriche ; possono guadagnare all’infinito non è questo che ci urta, ma non è accettabile guadagnare facendo correre rischi oggi evitabili cambiando i comportamenti. Termino ribadendo quanto detto da gekina e calendamaia con altre parole. L’ideale è di portare la casa in ospedale, perchè la casa non potrà mai essere l’ospedale mentre l’ospedale sì.

  16. Marzia ha detto:

    Vito, posso chiederti i dati della pericolosità del parto in casa?
    Parli come se li conoscessi, visto che ha la CERTEZZA della sua pericolosità.
    Quanti ne sono stati fatti nel (es) 2008? Quanti trasferimenti in h? Quanto cesarei? quante mamme morte? quanti bimbi morti? quanti con danni neurologici?M
    So che Elisabetta Malvagna pubblicò un interessante articolo con dei dati molto interessanti, che ora appena dormono i bimbi, cercherò…anche se mi aspetto che Vito mia dia i suoi dati, vista l’invidiabile certezza che ha.

    Venerdì 17 ho assistito al Congresso dell’associazione Andria, svoltosi presso l’H di Verona Borgo Roma e molti medici, compreso il primario di ostetricia e ginecologia auspicavano una nascita molto più naturale di quella da macellai che le donne subiscono nei nostri H (dove linee guida e studi vecchi di 30 anni sull’inutilità di pratiche barbare tipo l’episiotomia vengono ignorati per COMODITA’ degli operatori)..ed a tal fine hanno invitato le esponenti dell’associazione Nascere in casa (Piemonte) per un confronto sano da cui imparare…ed a cui attingere per la formazione di nuove ostetriche.

  17. Tiz ha detto:

    Ti rispondo, Vito in merito all’esempio che avevo portato. Secondo te in ospedale avrei potuto aspettare due ore per il secondamento? O avrebbero proceduto manualmente molto prima? A casa ho potuto aspettare e avrei potuto farlo anche per più di due ore. Così facendo ho limitato al minimo i rischi che un intervento manuale può creare. La mia placenta è uscita spontaneamente, intera e l’ostetrica l’ha guardata da tutti gli angoli per accertarsi che nulla fosse rimasto in utero. In ospedale hanno il tempo di controlli così approfonditi?
    Poi quoto Marzia… e aspetto con lei curiosa di conoscere i dati sui parti a domicilio.
    Nell’attesa faccio una considerazione: Massimo nel suo articolo scrive della ricerca affannosa compiuta da qualcuno (del blog pro-epidurale, credo) per trovare articoli “contro” il parto a domicilio… ricerca lunga quanto infruttuosa… Non pensi che donne che sono state convinte con l’inganno e la disinformazione a partorire a casa avrebbero scritto fiumi di parole su queste esperienze? Scommetto che sarebbe molto più semplice trovare racconti “contro” cesarei, induzioni e simili…

  18. gekina ha detto:

    @ Marzia,
    ah… l’andria… conosco conosco… tutti sbilanciati per il naturale. Forse dovresti andare a qualche convegno della SIGO o dell’AOGOI….

    comunque ti posto glin ultimissimi studi sulla “sicurezza” del parto in casa.

    Sugli esiti avversi causa trasferimento casa-ospedale:
    ACJ Ravelli et Al.
    Travel time from home to hospital and ADVERSE perinatal outcomes in women at term in the Netherlands.
    BJOG. 2010 Dec 8. doi: 10.1111/j.1471-0528.2010.02816.x.

    SUlla triplicata mortalità neonatale:
    American Journal of Obstetrics & Gynecology
    Volume 203, Issue 3 , Pages 243.e1-243.e8, September 2010
    Maternal and newborn outcomes in planned home birth vs planned hospital births: a metaanalysis.

    Conclusioni: Less medical intervention during planned home birth is associated with a tripling of the neonatal mortality rate.

    traduco: MENO INTERVENTI MEDICI durante il aprto a domicilio sono associati a untasso triplo di mortalità neonatale.

  19. Massimo ha detto:

    Avete scritto molte cose interessanti, mi affretto a rispondere, provo a farlo sinteticamente.

    @Gekina
    Innanzitutto grazie per essere intervenuta per chiarire la tua posizione.
    OK, prima dell’ospedalizzazione, il parto era la principale causa di morte per le donne. Non lo metto in dubbio e penso che la scienza in generale e la medicina in particolare abbiano dato i maggiori contributi nel ridurre drasticamente il rischio di morte per la mamma ed il bambino. Guai se non ci fossero i medici, guai se non ci fossero gli ospedali, ma la domanda è: il parto a domicilio del dopoguerra è davvero paragonabile al parto a domicilio dei giorni nostri? Io penso di no.

    Una gravidanza fisiologica non è garanzia di un parto fisiologico. Sono d’accordo con te, e aggiungo che quando si parla di salute non ci sono garanzie, il rischio zero è un’illusione.
    A mio parere, che ci siano complicazioni durante il parto non dipende dal fatto che esso si svolga in casa, quindi il parto in casa, di per sé, non aumenta la probabilità che insorgano complicazioni. Al contrario, per diverse donne, il fatto di trovarsi nell’ambiente a loro più congeniale può essere un fattore protettivo rispetto all’insorgenza di complicazioni. Vogliamo mettere sulla bilancia anche questo aspetto del parto a domicilio? Quello dei nostri giorni, si capisce.
    D’altra parte, se capita l’emergenza, quindi una complicazione grave, sono d’accordo con voi che il tempo sia il fattore determinante e che il rischio di morte o danno permanente sia più basso se già ci si trova in ospedale. Lo dice il buonsenso, credo lo dicano anche i dati, perché non ammetterlo.

    Sospendo per ora il giudizio sul modo in cui le istituzioni promuovano il parto a domicilio. Mi voglio informare meglio, anche leggendo i vostri post, perché no.

    Concordo anche sulla necessità di dare un’informazione il più chiara e obiettiva possibile sui rischi e i vantaggi del parto a domicilio, migliorare i consensi informati, eccetera. Sarebbe anche utile avere più ricerche e più dati, specie in Italia. Sembra si abbia paura di fare ricerche o di pubblicarne i risultati. In tempi di tagli in tutti i settori, non sia mai che una statistica mal interpretata faccia perdere un finanziamento, chiudere un reparto, saltare qualche poltrona.

    @Vito
    Porta pazienza, ti rispondo nel prossimo commento.

  20. Massimo ha detto:

    Caro Vito, sono senz’altro interessato al punto di vista dei medici contrari al parto a domicilio. Poi sarai tu a giudicarlo. Mi piace guardare alla realtà (conscio che alla realtà aggiungiamo sempre qualcosa di nostro…), constatare fatti, non ho paura neanche dei numeri, anzi, mi piacciono molto.
    Questo per dire, che, per quanto mi riguarda, possiamo parlare apertamente di ogni tipo di rischio, giova a tutti. Basta solo che non mi ribadisci che un’emergenza ostetrica ha più probabilità di avere un lieto fine se ci si trova già in ospedale. Di questo sono già convinto.
    A presto
    Massimo

  21. Massimo ha detto:

    Grazie Gekina per la segnalazione della recente ricerca sulla mortalità neonatale! Fortunatamente è interamente consultabile, quindi ne ho scaricato il PDF per un’attenta lettura.
    Ho già visto che ci sono parecchi dati, molto bene. I numeri vanno letti con calma… non è detto che non le dedichi un post!

  22. Calendamaia ha detto:

    @ Massimo

    “Quanti trasferimenti in h? Quanto cesarei? quante mamme morte? quanti bimbi morti? quanti con danni neurologici?”

    E quali sono i dati citati da Elisabetta Malvagna?
    Finora, tutta la documentazione cartacea e online che ho potuto leggere a favore del parto in casa, cita esclusivamente le basse percentuali di trasporto urgente in ospedale, ma NON l’esito di quella pur risicata percentuale.
    Attenzione: come ricordava Gekina più su, spesso una volta che la donna entra in ospedale, l’esito di quel parto non è più collegato al parto in casa, ma fa statistica in negativo… per l’ospedale!
    A proposito di statistiche interpretate male.

    La domanda che rivolgi a Vito potrebbe essere rovesciata, Massimo. Con quale sicurezza argomenti tu per il parto in casa, se non hai dati PERCENTUALI da citare al di là della tua esperienza personale?

    @ Tiz

    Ti posso riportare alcune esperienze negative di parto in casa: compaiono ogni tanto nel forum ‘alfemminile’. La cosa in comune spesso fra queste testimonianze è che queste persone fanno molta fatica a raccontare pur nell’anonimato – perché si verognano, come di essersela andata a cercare, di essersi fidate di persone che non meritavano.
    Una specie di ‘sindrome del truffato’ che tace, per vergogna.

  23. gekina ha detto:

    @ Massimo,
    io ho avuto difficolytà a reperire i dati chiedendoli direttamente a due case maternità. Sia mai che pubblicando i dati finiscano i finanziamenti a certe strutture domiciliari…
    Perchè continuare a opensare che il “marcio” sia solo in danimarca (ospedali) e non anche tra le associazioni di ostetriche domiciuliari e case maternità?

    Ti ho appena postato due dei tantissimi dati che mettono in risalto l’aumento di rischi con il parto in casa. Dunque non capisco a cosa tu ti riferisca con “fattore protettivo”.

    Perchè non dire che può succedere che una primipara (ma anche multipara) che scelga il domicilio come luogo del parto, difronte a un fattore inatteso (dolore forte, proilungamento del travaglio ecc… ogni parto è un mondo a sè) possa iniziare a sentirsi insicura e a volere il trasferimento in ospedale?

    In Inghilterra e Olanda uno dei tanti motivi di trasferimento in ospedale è la “cagarella” che sopraggiunge nella partoriente che improvvisamente a casa non si sente più così “protetta”.

    Per quanto mi riguarda il parto a domicilio e nelel case maternità non andrebbe vietato. Sacrosanto il diritto di scelta… Vito ha fatto l’esempio calzante del fumo. Chi si sognerebbe di mettere al bando il tabacco?

    pErò dato che la Sanità è pubblica e viene finnziata con soldi pubblici è lecito chiedersi se la cittadinanza si debba far carico di un desiderio di una parte di partorienti che si “”sentono” insicure in ospedale (perchè?).

    Ho doiverse testimonianze di parti traumatici, spremitura a freddo di uteri, epidurali negate, kristeller e ventose fatte con malagrazia e irridendo la paura e il dolore della donna.
    Io preferisco battermi perchè la casa entri in ospedale e cercare di rendere sicuro e umano un secondo parto a queste donne che sono di fatto traumatizzate (ho affrontato il tema della PTSD) piuttosto che consigliare la fuga (a casa o in casa maternità).

    E non posso sopportatre di leggere le dichiarazioni di ostetriche private come la Campiotti, che demonizzano i pubblici ospedali, che dissuadono con racconti di traumi le donne a partorire nelel strutture pubbliche… per poi accoglierle a braccia a perte nella sua casa maternità dove SOLO il parto costa 1600 euro… perchè poi c’è il business dei corsi pre e post parto, i massaggi neonatali ecc…

    Perchè il business dovrebbe esserci solo tra i medici e i direttoriu generali?

    PS vorrei farti notare – senza polemica – la testata del tuo blog…. a sinistra donne e bebè naturali felici, a sinistra mamme e bebè “industrializzati” grigi e depressi.
    Forse sarebbe tempo e ora di smeterla con il ridurre la realtà a una visione manichea.
    Si può essere medicalizzati e industrializzati e avere ancora sentimenti, passioni, amore da vendere e da dare al mondo. No?

  24. luna ha detto:

    @Tiz e tutti:
    nessuna ostetrica SA RIANIMARE un neonato . Questo deve essere molto chiaro. Sanno farlo solo i neonatologi e gli anetsesisti. Nessuna ostetrica e nessun giencologo sa intubare e fare le manovre necessarie per la rianiamzione.
    Pertanto la tua osetrica di fiducia di ha detto una gravissima falsità.
    Ancora: in caso di emergeenza le ostetriche non hanno neanche lontanamente la manualità necessaria per incannulare un accesso venoso alla mamma nè sono abituate ad intervenire in emergenza in manovre che presto necessitano essere ti tipo invasino medico e chirurgico. A casa ciò non è fattibile e nessuna lo sa e può fare.

    Ecco perchè siamo contro il parto in casa. Perchè chi lo promuove e poi assiste omette compeltamente questi particolari o , spesso, dichiara di essere in grado di affronatre qualsiasi emergenza (come il caso ad es della tua ostetrica che ti ha garantito di saper rioanimare un neonato!) e perchè le donne conseguentemente NON SANNO il vero rischio che corrono.

    Quelle che invece lo sanno (ad esempio le ostetriche stesse, ma che a mio avviso forse nella loro vita professioanle non hanno mai assistito in prima persona ad una vera emergenza) , sono pochissime. A loro tutte le responsabilità della scelta se da ciò ne derivano conseguenze.

  25. gekina ha detto:

    massimo questa mattina avevo postato un commento.Ma vedo che è sparito.
    A volte succede (anche nel mio blog). Puoi recuperarlo?

  26. gekina ha detto:

    no… ho visto che è stato pubblicato.-.. ritratto scusa

  27. luna ha detto:

    Ragazzi,
    i dati della letteratura vanno bene fino ad un certo punto.

    Per due motivi:

    1. esistono un sacco di articoli con validità assai discutibile, anche s epubblicati su riviste impportanti. Negli studi a volte si omettono altri dati “poco comodi” ai fini dellì’obiettivo dello studio. Inoltre in materia di ostetricia, a volte le raccolte dei dati sono esse stesse discutibili sia perchè non sempre vengono rilevati in catrtella con garnde onestà e diligenza, sia perchè in molti casi dai certifcati di nascita non è chiaro se il parto è avvenuto in strada, a casa o in H , soprattutto all’estero.

    2. la pratica clinica , riguardo le emergenze è incontrovertibile ed indiscutibile ,nel senso che i tempi e le modalità dei trattamenti non possono essere messi in discussione da nessuno. Sono quelli e basta. Letteratura o non letteratura. L’esito degli stessi spesso , se negativo, trova spesso contorversie nella cartella clinica se avviene in un ospedale. Da qui anni ed anni di processi.
    Figuriamoci se avviene in casa dove spesso non viene scritto alcun straccio di cartella ( è inutile che alcune ostetrica vengano a dire che compilano una cartella…..non ci credo , anche perchè sarebbe la conferma della loro ulteriore auto-condanna, ). O comunque la donna ed il neonato vengono trasportati in H , dove i sanitari si trovano sul groppone il CASINO e l’esito viene poi registrato in H. Magari pure dando la colpa ai medici per ritardo delle cure! Dati SPESSO OMESSI nel caso degli studi sui parti in casa.

  28. luna ha detto:

    scusate gli errori di battitura. Sto scrivendo a mille, come sempre.

  29. Tiz ha detto:

    Non conosco i termini tecnici e non ho approfondito l’argomento con la mia ostetrica. So solo che lei nella sua borsa aveva l’ambu, che, se non erro, serve per la rianimazione. Ribadisco che concordo quando dite che non tutte le ostetriche sono preparate, ma quella che ha seguito me segue parti a domicilio dagli anni ’80, inoltre lavora in ospedale part-time. Al mio primo parto l’ho trovata di turno, il ginecologo è entrato quando tutto era finito e lei mi stava mettendo i punti (piccola lacerazione); mi ha detto che non era entrato a vedere come andava perché “l’ho lasciata in mani migliori delle mie.”… Quindi non fate di tutta l’erba un fascio…
    Quanto alla sindrome da vergogna leggo storie di donne che hanno subìto un cesareo e anche in quei casi il sentimento che provano è lo stesso: vergogna per non essere riuscite ad imporsi, per non essere riuscite a dire no all’invadenza dei medici…
    Poi vorrei ribadire un concetto: sono iscritta al forum di Parto Naturale ed è capitato che si parlasse di epidurale. Ovviamente per la maggior parte delle utenti dovrebbe essere un diritto solo perché il parto in ospedale difficilmente è naturale, viste le varie induzioni, manovre ecc. Però ti assicuro che i toni non sono neanche lontanamente simili ai tuoi… Dici di non essere contro il parto in casa, che ogni donna può scegliere, ma poi le dai della demente, retrograda, ottusa, usando un tono decisamente troppo arrogante.
    Io non sono contro l’epidurale, per me davvero ogni donna può scegliere e alla mia amica che l’ha voluta fare nonostante all’arrivo in ospedale la bimba stesse ormai per nascere non ho detto nulla… io non l’avrei fatta, lei sì… quando abbiamo parlato delle nostre esperienze così diverse l’abbiamo fatto pacatamente, senza giudicarci a vicenda… io le ho detto che se aveva così tanta paura del dolore aveva fatto bene a farsi fare l’epidurale, lei mi ha detto che sono stata brava a far nascere mia figlia a casa e che non avrebbe mai fatto la stessa scelta. Ma lei è una persona aperta e disponibile allo scambio di idee, da quel che leggo nel tuo blog non si può dire lo stesso di te. Perché non fai la tua campagna pro epidurale e la smetti di afre quella contro il parto in casa?

  30. Tiz ha detto:

    Ho letto il racconto del tuo parto Gekina e penso che quello che ti è capitato sia del tutto naturale: il dolore ti ha fatto andare nel pallone. E’ successo anche a me (col terzo parto, quello in casa!), ho perso il contatto con la realtà, mi sono maledetta per aver voluto un altro figlio e ho smesso del tutto di spingere, concentrata com’ero sul mio dolore. Solo che tu eri sola, nel senso che nessuno è riuscito a “riprenderti”. Io, invece avevo accanto una persona competente, non solo in termini di “tecniche”, ma anche di sensibilità umana. Mi ha ritrovata con la sua voce e grazie alle sue parole sono riemersa dal profondo e ho vissuto una splendida esperienza. Se anche tu avessi avuto accanto una persona così ora forse faresti una campagna contro la medicalizzazione del parto…

  31. gekina ha detto:

    Tiz scusa ma di chi stai parlando?
    Il mio parto è stato accompaganto da due ostetriche ed è stato tutto sommato meraviglioso.
    Credo tu ti confonda con quello di effe.
    Ormai mi sono appioppata l’etichetta di traumatizzata… e già… in questo paese una donna che rivendica un parto indolore come diritto (epidurale non imposta ma sempre disponibile a chi la chiede) deve essere per forza una poveretta…

  32. Calendamaia ha detto:

    @ Tiz

    non so se e’ proprio lo stesso sentimento di vergogna quello che si prova per non essere riuscite ad imporsi. io stessa ho vissuto abbastanza male il mio tc d’urgenza e ho provato un senso di fallimento, ma parlarne in quel caso, almeno per me, è stato liberatorio (da qui l’idea del blog), perché da un lato ti vergogni ma dall’altro hai la sensazione di non aver avuto scelta : difficile mettersi contro il parere di uno specialista quando il battito va giù in picchiata da 150 battiti a 50/60… non è un caso che i racconti di parti vissuti come fallimenti siano così numerosi.

    proprio attraverso il blog ho scoperto che esistono dei racconti di parto che non si fanno perché davvero ci si vergogna troppo per condividere. ho contattato diverse forumine su Alf proponendo loro di raccontare il loro parto, e fra le risposte di diverso genere (oh sì che bello, no non vorrei terrorizzare le altre) me ne sono arrivate due che confessavano di aver odiato il loro bambino durante il travaglio e che non se la sentivano di metterlo per iscritto.

    qual è la differenza? che ti sembra di essere stata tu la ‘variabile’ fondamentale.

    se per strada ti avvicina un tipo che ti propone un affarone, i parenti ti dicono di non accettare e invece tu lo fai, e poi viene fuori che è una truffa, lo diresti in giro, affrontando discorsi del tenore “te l’avevo detto?”.

  33. Tiz ha detto:

    @Gekina
    Io nel tuo racconto ho percepito quanto ho scritto, ma potrei essermi sbagliata, visto che non ti conosco. Ma se il tuo parto fosse stato tanto meraviglioso non faresti questa crociata in favore dell’epidurale.
    Ho letto anche il parto di F. e devo dire che non vedo come pensare che il problema sia stato il fatto di aver partorito in casa… il parto è andato bene, lo scrive lei stessa.
    I protocolli ospedalieri pervedono una degenza di 2 ore per la mamma (il bimbo resta in ospedale perché c’è lei, altrimenti potrebbe essere subito dimesso, non è realmente ricoverato).
    Io sono uscita dall’ospedale il giorno dopo aver partorito la prima volta, 15 ore dopo il parto la seconda volta. L’unico documento che ho firmato riguardava il mio impegno a riportare il bambino in ospedale per i test metabolici.
    Quindi lo stesso problema di F. avrebbe potuto accadere anche a me. La vita è imprevedibile. O pensate che la degenza dovrebbe estendersi a 7 giorni com’era negli anni ’70 in alcuni ospedali? Perché non un mese? alla mia amica il problema della quasi setticemia è emerso un mese dopo… Se fosse stata ancora in ospedale sarebbe stato meglio, no?

  34. luna ha detto:

    Tiz,

    l’ambu serve solo temporaneamente . molto temporaneamente se il neonato è in arresto cardiorespiratorio. E non è l’unico trattamento da fare. Dopo l’ambu si deve procedere e subito a ben altro. Che le ostetriche non sanno fare.
    Inoltre anche saper ventilare correttamente con una maschera un neonato o adulto che sia è una cosa che sembra facile, ma può non esserlo. Non scendo in ulteriori particolari, ma credimi, so di cosa sto parlando e ti assicuro che sto divendo la verità.

    Provare vergogna per aver fatto un cesareo, o un parto spontaneo non come si voleva, o un’epidurale con la consapevolezza che magari a priori le prefenze erano ben altre…

    beh…

    io credo che la responsabilità di questo sentimento sia solo ed esclusivamente degli operatori sanitari che non si sono comportati in modo empatico ed umano, che non hanno speigato in modo chiaro ed adeguato le motivazione di quel cesareo o di quel parto operativo o

    semplicemente , purtroppo succede pure questo, hanno effettuato manovre o decisioni inutili e non opportune per quel parto e per quelle condizioni ostetriche (nel caso di un parto spontaneo medicalizzato con medicalizzazione inutile)

    oppure hanno fatto sentire quella donna che ha chiesto l’epidurale come una sconfitta e perdente ( da parte dell’ostetrica ovviamente contraria all’epidurale – anche questo capita spesso)

    Perciò il sentimento di vergogna deriva semplicemente da un mancato rispetto verso la donna durante il travaglio e da errate informazioni date prima del parto che hanno sviluppato delle aspettative poi drammaticamente disattese.

    Mi sembra molto semplice.

    Ma a volte quella vergogna può provocare gravi stati di ansia, depressione e quant’altro.
    E questo nessuno lo considera.

  35. Calendamaia ha detto:

    @ Tiz

    Quello che si capisce del parto di F. è che, secondo gli specialisti che sono intervenuti nel forum, un’eclampsia non arriva come un fulmine a ciel sereno, ma “si annuncia” come probabilità dalle analisi del sangue.

    So che F. è in causa con l’ostetrica che l’ha seguita, perché appare probabile che abbia – volontariamente o per imperizia – trascurato i dati delle analisi.

    Non è la famosa ‘tragica fatalità’, è una tragedia annunciata, F. non doveva partorire in casa con quelle analisi.

  36. Calendamaia ha detto:

    … ma se le tragedie annunciate vengono vendute come ‘tragiche fatalità’ il gioco è fatto. Si capisce qual è il punto su cui insistiamo?

  37. luna ha detto:

    scusate, ma in tutta questa discussione,

    io pongo una semplice domanda a Massimo e i frequentatori del blog:

    MAcon quali argomentazioni voi dissentite le nostre sulla (in)sicurezza del parto in casa e sui trattamenti necessari in caso di emergenz/urgenza materno fetale?
    Cioè , per essere + chiari, potete esprimere dei contenuti e spiegazioni concrete per dichiarare il contrario?

    Perchè purtroppo + leggo questo blog + mi rendo conto che le vostre affermazioni si basano solo sul ” io preferisco..” “per me è meglio…” “ho sentito dire…” e cose simili.

    Credo che noi (nel blog di gekina) abbiamo dato delle spiegazioni (tecniche anche perchè alcuni di noi, come sapete, siamo medici) + che chiare ed evidenti, ma per cercare di portare contributi appunto…
    concreti , che rispecchiano quella che talvolta è la realtà della sala parto (cioè l’emegenza).

    E voi?
    cosa dite?

  38. VITO ha detto:

    VEDO che il post che ho inviato non compare, quindi ci riprovo, visto che l’avevo copiato.
    Invito le donne facilmente impressionabili (ROBERTA mi sembra di capire)o comunque che non desiderano essere informate a non leggere quanto segue

    @Marzia

    1)
    DQuanti ne sono stati fatti nel (es) 2008? Quanti trasferimenti in h?

    R il ministero della sanità ha istituito un registro per gli “eventi sentinella” per la gestione del rischio clinico. Peccato che tutto sia rivolto alla rete ospedaliera e come lei può ben immaginare quando a domicilio le cose vanno male o “maluccio” molti hanno interesse a non dichiarare l’evento travaglio iniziato in casa. NON VENDO CERTEZZE E DATI CHE NON ESISTONO NELLA NOSTRA CASISTICA, COME VEDETE.
    Notate però come chi scrive non si basa sul “parto dell’amica” o dice di aver “sentito dire da amiche dell’amica”” o ci riporta le affermazioni – dogma della giornalista dei VIP.
    Per il passato abbiamo ancora dati più esigui.
    Quindi bisogna guardare l’estero, specialmente l’Inghilterra (serio il report annuale “Why the mother die”) e per il parto in casa , come saprete, spero, l’Olanda. Lì i dati ci sono ed inconfutabili. Questo per precisare quanto riportato da gekina in termini di letteratura con DATI non Italiani. Ma vedo che questi articoli sono passati inosservati. Per richiamare la vostra attenzione dovremmo riempire il blog di articoli tipo questi? I DATI che abbiamo invece in Italia sono quelli forniti da “giornalisti” (un nome lo conoscete bene) o “venditori di salute” (compresi medici e ostetriche).
    2
    R”l’associazione Andria, svoltosi presso l’H di Verona Borgo Roma e molti medici, compreso il primario di ostetricia e ginecologia auspicavano una nascita molto più naturale di quella da macellai etc”

    D constato che l’associazione Andria fa miracoli : mai assistito a qualcosa del genere: colleghi che sulla pubblica piazza danno di “macellai” ad altri colleghi, per giunta assenti o i congressisti erano stati selezionati come una “razza eletta” di ginecologi? Complimenti all’Andria
    @TIZ e Massimo

    D ” trovare articoli “contro” il parto a domicilio… ricerca lunga quanto infruttuosa…”

    R ???? Scusate ma gli articoli segnalati da Gekina vi sembrano infruttuosi?
    Sull’ American Journal of Obstetrics & Gynecology pubblichi solo se lo meriti dal punto di vista scientifico, non pubblicano giornalisti ansa. Diconsi riviste scientifiche internazionali ad alto “impact factor”.
    Quello Olandese è rispettabilissimo perchè conoscete, spero, la % DI PARTI IN CASA in OLANDA.

    @ mASSIMO
    Grazie per l’interesse che dimostri. Brevemente
    lEGGI quanto sopra scritto SOPRA PER QUELLO CHE RIGUARDA I DATI che chiedi. Puoi sciegliere se fidarti dei giornalisti o delle riviste internazionali scientifiche.
    Il buonsenso : nessuna ostetrica può prevedere un prolasso di funicolo , che può benissimo verificarsi anche in una “gravidanza fisiologica” sfido qualsiasi primario, secondario, terziario a scrivere il contrario.. sai quanto è in media il tempo stimato per l’intervento che scongiura conseguenze in questo caso? 10 minuti !! Questo è solo un esempio , potrei parlarti di molti altri eventi potenziali di questo tipo.

    pOI
    D”Basta solo che non mi ribadisci che un’emergenza ostetrica ha più probabilità di avere un lieto fine se ci si trova già in ospedale. Di questo sono già convinto.

    R Se la tua convinzione è reale allora ti invito allora a riflettere sulla portata delle tue convinzioni: si “chiamano” paralisi infantili, spasticità etc fino alla mortalità materna e neonatale. Adesso la loro portata è poco sentita dall’opinione pubblica ma immagina
    1) il loro aumento è proporzionale all’aumento dei parti in casa.
    2) Nessuno dice che l’ospedale non sia migliorare e chi dice che il parto in casa è INSICURO forse pensa a quello su cui si può più facilmente legiferare in termini di TUTELA DELLA SALUTE.
    Certo che se l’aspetto della sicurezza non lo “sentite” oppure lo accettate perchè l’ospedale è la “macelleria” allora diventa un dialogo fra sordi.

    @ Tutti
    Mi scuso se ho omesso qualche risposta ma adesso non ho molto tempo, se lo vorrete sarò disponibile ancora.
    Saluti

  39. VITO ha detto:

    Rettifico , chiedo al moderatore se può allora togliere la copia delle h. 18.10, lasciando l’altra.
    Grazie

  40. Massimo ha detto:

    @Vito
    provvedo a rimuovere il doppione, per il resto vi scrivo stasera!
    A presto

  41. Tiz ha detto:

    Quello che a me scoccia di più in tutto questo è il modo in cui vi ponete (alcuni). Il rischio per il bambino è maggiore in casa. Lo so. Lo sapevo anche quando ho partorito. Però tra i vari rischi (pericoli per il bambino, incidente in auto andando in ospedale, rischio di non arrivare in tempo ecc) ho scelto quali correre in base alle mie due esperienze precedenti e alla sicurezza che mi ha dato l’ostetrica.
    Un’amica ha deciso per il parto in casa dopo aver rischiato di perdere il suo primo figlio in ospedale a causa dell’incopetenza dei medici di turno…
    Però anche l’epidurale presenta dei rischi. Che io ho scelto di non correre. Ma non dò della irresponsabile, scellerata o idiota a chi decide di correrli. E non faccio nemmeno campagna contro l’epidurale. E’ un diritto che equiparo al mio di partorire in casa.
    Alcuni medici sono contro il parto a domicilio, così come alcune ostetriche. Altri a favore (la mia ginecologa del consultorio era felice di sapere che avrei partorito in casa, idem per il mio pediatra). Quindi nemmeno il mondo scientifico di settore è unanime.
    La cosa su cui tutti concordiamo e su cui tutti dovremmo puntare, invece di fare inutili crociate “contro”, è un trattamento più umano in ospedale. Perché anche chi decide di partorire in casa può poi essere costretta (o decidere) di spostarsi in una struttura. E tutte avremmo il diritto di avere un parto sicuro e rispettoso, per noi e per i nostri figli.

  42. Calendamaia ha detto:

    GRAZIE TIZ!!! Ho urgenza di risponderti

    Credo che bisogna che ci capiamo quando si parla di de-medicalizzazione.

    Che cosa vuol dire “demedicalizzare il parto”?

    Vuol dire ridurre al minimo o a zero i controlli e lasciar fare alla saggezza della Natura?

    Oppure vuol dire pretendere un rinforzo di organico negli ospedali, corsi di aggiornamento per imparare a rispettare la fisiologia, strumentazione avanzata, strutture sicure e confortevoli che riducano l’impressione di ‘mattatoio’ e possibilmente ne creino una di ‘albergo’ o quasi-casa?

    Il mio timore, e credo sia quello condiviso da tutti i partecipanti al blog epidurale, è che chi chiede la la demedicalizzazione possa intendere B) ma in cambio riceve A). Che in termini di tornaconto politico è una manna sai: Tremonti taglia la sanità regionale e può gloriarsi di aver demedicalizzato il parto.

    Demedicalizziamo: disperdiamo le ostetriche per tutti i comuni d’Italia ad assistere parti in casa, e intanto tagliamo e togliamo dagli ospedali pubblici le ostetriche di turno, ginecologi, anestesisti e neonatologi dalle sale parto. Demedicalizziamo. Solo che poi quando si presenta l’urgenza/emergenza la partoriente in auto trova un imbottigliamento stradale e in ospedale manca il neonatologo di guardia. La tragica fatalità è democraticissima!, ma ci troveremo in una situazione in cui chi ha i soldi si accaparra magari l’unica carissima struttura privata della zona e si salva per il rotto della cuffia. Gli altri si arrangiano.

    Allora puntiamo ad un parto piu’ umano in ospedale. PRETENDIAMO il parto umano in ospedale. Perché allora la crociata contro la petizione per il parto in casa?
    Perché la petizione per il parto in casa è un CHIAVISTELLO per lo scenario che ho tracciato più su. Ecco cosa intendo per lavorare per il re di Prussia, ecco da dove arriva il tono di alcuni interventi che leggi che ti possono irritare.

    Buona serata 🙂

  43. Tiz ha detto:

    Ok, ho capito. Ma non è che per evitare tagli alla sanità si debbano obbligare le donne che ci tengono a non partorire a casa.
    Io penso che l’ideale sarebbe: avere ospedali con personale competente che sappia gestire bene sia le emergenze che i parti fisiologici di quelle donne che in ospedale si sentono più sicure.
    Un’informazione quanto più completa alla donna che eviti cose del tipo “e’ meglio se programmiamo il cesareo perché il bambino è troppo grosso” e che sottende magari “facciamolo quel giorno così non me la trovo a partorire il week-end che sono a sciare”. Dopodiché la donna potrà anche scegliere l’epidurale, sapendo, però che non si tratta di parto naturale, ma di medicalizzato, oppure, addirittura, un cesareo. Consapevoli dei rischi e dei problemi ai quali si va incontro.
    Poi case maternità in grado di sostenere quelle donne che in ospedale non ci vogliono andare, ma che non vogliono nemmeno partorire a casa.
    Infine ostetriche del SSN preeparate, formate che svolgano il lavoro a domicilio come offerta integrante della pubblica sanità. Consapevoli dei rischi e dei problemi ai quali si va incontro.
    In un mondo ideale. Io, per come stanno le cose adesso, mi sento più sicura in casa che in un ospedale…

  44. Massimo ha detto:

    @Tutti
    Accidenti, ho una conferenza skype di lavoro che temo durerà a lungo… spero comunque di riuscire a postare qualche commento…

  45. Tiz ha detto:

    🙂 L’hai iniziato tu il casino eh!

  46. Massimo ha detto:

    Hai ragione Tiz! Ma cosa mi è venuto in mente? Ho iniziato il “casino”, poi non riesco a stargli dietro 🙂
    Dai, appena il lavoro mi dà una tregua, riprendo il dibattito!

  47. luna ha detto:

    Io rimango in attesa di risposta alla mia domanda,

    alla quale nessuno ha rispsoto.

    Si continua a parlare del nulla.

    E allora ripeto la odmanda:

    Con quali argomenti coi asserite che il parto in casa + sicuro come in H, che le emergenze in casa vengono affrontate come in H dando la stessa sicurezza a mamma e bambino?
    E ancora: siamo sicuri che le mamme sanno davvero il rischio che corrono e fanno correre al proprio figlio?

    E’ questo il nocciolo della questione che ha aperto il dibattito.
    E allora vediamo di sviscerarlo in maniera seria, senza troppi fronzoli .

    Altrimenti è inutile continuare.

    Siete voi che avete lasciato i commenti sul blog epidurale? (tanto per capire…)

  48. vito ha detto:

    @TIZ
    “non dò della irresponsabile, scellerata o idiota a chi decide di correrli”. Non stiamo facendo nessuna campagna di questo tipo ma di informazione, sulla quale nel mondo scientifico non prezzolato c’è accordo unanime. Se accettate la Vostra informazione e per voi tutto è andato bene quindi andrà sempre tutto bene, incrementiamo questa pratica, continuate. Io il mio dovere di medico disinteressato (SOTTOLINEATO) L’HO FATTO!
    BUONE FESTE A TUTTI

  49. Massimo ha detto:

    Intervengo rapidamente solo per dire a Luna che ho letto i commenti a cui credo si riferisca. Personalmente mi sembrano attacchi gratuiti, che disapprovo. Preciso che io non posto mai commenti in forma anonima e mi assumo sempre la responsabilità di quello che scrivo.

  50. Tiz ha detto:

    Laura, io non ho asserito che il parto in casa è sicuro come in ospedale: “Il rischio per il bambino è maggiore in casa. Lo so. Lo sapevo anche quando ho partorito.” Questo è quello che ho scritto.

    Quanto ai commenti nel vostro blog non li ho scritti io (non li ho nemmeno letti…): come Massimo anch’io mi firmo sempre… sennò che gusto c’è?

    Per Vito: tutti i post di Gekina e molti commenti che ho letto nel vostro blog non sono semplice informazione, ma una vera e propria crociata (neanche campagna si può definire), con toni sarcastici e arroganti. Forse tu personalmente cerchi di fare informazione, ma quello che si respira nel vostro blog non è questo… E mi dispiace perché molte delle cose che scrivete possono anche essere condivise, ma tutto crolla quando chi le propugna lo fa in maniera così maleducata e sprezzante.

  51. Calendamaia ha detto:

    Tiz, Massimo,

    ho ben notato quando nei vostri commenti avete detto esplicitamente che ‘sapete’ che una complicanza ha piu’ possibilità di avere un esito felice in ospedale (Massimo) e che il bambino che sta per nascere è meno sicuro a casa (tu). Cioè da un lato argomentate per la sicurezza del parto in casa, dall’altro ammettete senza problemi che la sicurezza arriva fino a un certo punto. Ho capito bene?

    A questo punto non capisco più le ragioni della scelta.

    O meglio, leggendo il post di Lucia

    https://www.mammapermamma.eu/2010/06/21/la-sicurezza-del-parto-in-casa/

    mi sembra che la frase seguente contenga il senso della vostra scelta:

    “Io ho sempre pensato che, se fosse successo qualcosa a mia figlia durante il parto e non avessimo potuto aiutarla, lo avrei accettato ancora di più essendo a casa, perché avevo comunque cercato di regalarle la nascita più serena possibile.”

    E’ questo il senso della vostra scelta di parto in casa?

  52. Tiz ha detto:

    Sì. Perché l’imprevisto può capitare anche in ospedale. Perché l’ospedale può essere causa dell’imprevisto. Perché il momento della nascita è delicato e ogni donna (coppia) dovrebbe poter scegliere consapevolmente quali rischi correre, sapendo che comunuqe qualcosa può andare storto.
    Quando mi ero informata sull’epidurale avevo letto i rischi che si correvano e avevo deciso di non metterla tra le mie priorità, ma di lasciarla come ultima spiaggia se proprio il parto avesse preso una “brutta piega”.
    Io alle probabilità credo fino ad un certo punto. Ad una coppia di amici il cardiochirurgo che doveva operare la figlia di poche settimane al cuore non ha dato statistiche perché, anche se la possibilità che qualcosa vada storto è del 0,1% se tuo figlio è quello 0,1% degli altri 99,9 non te ne frega niente…

    Prima, però, pensavo ad un altro discorso: Calendamaia, parli di demedicalizzare il parto e di parto naturale… mi sembra di aver letto qualcosa nel blog in merito… ma non è che pensate che un parto con epidurale è demedicalizzato e naturale, vero?

  53. luna ha detto:

    @tiz e massimo,
    grazie per aver specificato che non siete gli autori di quei commenti.

    Vi invito però sempre a portare argomenti sulla questione. Altrimenti queste sono solo chiacchere quasi da bar. E’ tanto difficile? Scusate ma io non riesco a comprendere come si faccia a dissentire su una cosa senza avere niente da controbattere in modo concreto.

    Inoltre, a chi vi riferite quando dite che i toni del blog di gekina sono maleducati ,arroganti e sprezzanti?

  54. Calendamaia ha detto:

    @ Tiz

    No, certo che un parto in epidurale non è medicalizzato. Ma la questione che si pone e’ che sotto la bandiera della demedicalizzazione, anziché promuovere corsi di aggiornamento del personale e acquisti di strutture, si giustificano tutti i tagli, per cui hai voglia a fare la corsa in ospedale se qualcosa va storto – rischi di ritrovarti che non hanno posto letto, non c’e’ il neonatologo di guardia e cose simili.

    In ogni caso Tiz, anche se le statistiche non vi fanno paura, io uno sguardo agli studi citati da Gekina li darei.

    A me, personalmente, fa molto effetto leggere di una quasi-mamma così fatalista da mettersi nella situazione per cui sua figlia – in caso di complicazione – ha tre volte tanto possibilità di rimanere handicappata, ritardata, o di morire proprio, argomentando che secondo lei se deve verificarsi una tragica fatalità sarà comunque una morte più serena, secondo Natura. Non capisco quali possono essere i rischi alternativi che si sceglie di non correre. A fronte della salute e della vita di tuo figlio, che cosa viene prima?

  55. Calendamaia ha detto:

    Scusate il refuso, volevo dire:

    certo che il parto in epidurale non è demedicalizzato = è medicalizzato

  56. luna ha detto:

    Tiz, se hai voglia di rispondermi, posso farti alcune domande sul tuo parto in casa?
    1. avevi una o due ostetriche?
    2. a che punto del travaglio è/sono arrivate?
    3. hanno monitorato il battito del feto ?in che modo e ogni quanto tempo? fino alla fine del travaglio?
    4. avevano una cartella dove hanno scritto tutto l’andamento del travaglio, compreso l’esito dei monitoraggi?
    5. per quanto tempo dopo il parto si sono fermate?
    6. dopo quanto tempo sono ritornate a controllare le tue perdite di sangue (ovvero le lochiazioni , che normalmente si hanno dopo il parto?) e l’anndamento dell’allattamento?

    Grazie se rispondi

  57. anitram ha detto:

    Luna posso risponderti io,
    1-Ero seguita dalla ginecologa del consultorio (gratuita), verso il 5 mese di gestazione mi sono rivolta anche ad un ostetrica, E . Circa un mese prima del parto ho conosciuto l’altra ostetrica,M (veramente la conoscevo già, lavorava al consultorio dove andavo)
    Quindi 2.

    2-E è arrivata alle 4 di notte(ero già di 8 centimetri) . M è arrivata poco dopo. La bimba è nata alle 7

    3.Si,con quello strumento portatile (purtroppo non ricordo come si chiama),non ti so dire il numero esatto di volte, ma durante le spinte sono sicura che almeno due volte l’ha misurato, è stato un parto veloce..mio marito forse si ricorda meglio, io ero impegnata col dolore

    4.si avevano una cartella dove scrivevano tutto

    5-dopo il parto abbiamo fatto colazione tutti insieme.E si è andata a riposare un pò.M è andata via derso le 11, E è andata via poco prima di pranzo. Poi nel primo pomeriggio è tornata M e c’è stata un paio d’ore e la sera è ritornata E nel contempo è venuto anche il pediatra che ha visitato la bambina.

    6-per circa 15/20 giorni sono venute tutti i giorni a turno (i primi giorni mattina e sera),controllavano me e la bimba, poi siccome avevo problemi con l’allattamento nelle settimane dopo sono venute per darmi una mano.

  58. gekina ha detto:

    “ma tutto crolla quando chi le propugna lo fa in maniera così maleducata e sprezzante.”

    La mia maleducazione direi che è paragonabile alla vostra.
    Almeno il mio blog non ha una testata manichea.
    A sinistra eco-mamme tutte sorridenti con pupi felici, a sinistra tecno-mamme depresse con pargoli vicini al suicidio.

    I toni sprezzanti emergono anche dai disegni…

    E copmunque a me pare che nel mio blog (ma non lo sento mio perchè i contributi di chi commenta sono l’anima del blog) vengano citati studi, articoli, libri.

    Qui invece si parl di racocnti personali, di sensazioni e percezioni.

    Si dice che è l’ospedale a creare l’imprevisto… allora spiegami gentile TIZ come mai, dagli anni 60 in poi (DATA CHE COINCIDE CON LA TOTALE ospéedalizzazione DELL’EVENTO NASCITA) le morti materne e perinatali sono drasticamente diminuite.

    Questi sono dati statistici, èp storia. Non sono sensazioni…

    E comunque in un paese libero e democratico rivendico il mio diritto al tono caustico, alal battuta sarcastica, all’ironia.

    Voi osqnnate un ex-giencologo (Leboyer ma anche Odent) che spara giudizi morali sulle donne che scelgono l’epidurale. Che vaneggia di turbe psichiche e comportamenti “a rischio” (alcol, droga, narcisismo) negli adolescenti nati da aprto medicalizzato… il tutto senza degnarsi di lasciare un riferimento a qualche studio serio.

    Maia ha detto che le ricordate gli Amish.
    A me no, a me ricordate gli adepti di qualche setta newage.

  59. Massimo ha detto:

    non facciamo l’errore di discutere della forma – i toni, il linguaggio, i disegni, eccetera – perdendo di vista la sostanza del dibattito. Secondo me se ci attacchiamo sui toni finiamo solo a litigare inutilmente.
    Toni ed etichette non mi toccano, leggo e vado oltre, mi interessano solo i contenuti e le argomentazioni.
    A breve (si spera) vi porterò le mie.

  60. Tiz ha detto:

    Rispondo alle domande:
    1. avevo un’ostetrica che mi ha seguita dalla 34^ settimana (eccezione dovuta al fatto che avevo avuto già due parti semplici, comunque ci sentivamo al telefono e l’avevo chiamata già in 28 settimane per “accapparrarmela”, visto che in zona sono solo 2 quelle disponibili), fino ad allora ero seguita in consultorio. Al momento del parto c’era solo P.
    2. L’ho chiamata alle 2.30 di notte, quando mi si sono rotte le acque. L’ho richiamata alle 3.30, mezz’ora dopo l’inizio delle contrazioni. E’ arrivata alle 4.30 (ero ben cosciente del affto che aveva 40 minuti di strada… traffico escluso, ne avevamo parlato).
    3. Mi ha visitata appena arrivata, ero a 3 cm. Ha controllato anche il battito. Poi l’ha monitorato di nuovo dopo 2 ore, quando ho iniziato ad avere i premiti (fino ad allora ero sdraiata a letto a chiacchierare con piccoli doloretti). Lì è iniziata la fase espulsiva che è durata circa 10 minuti durante i quali ha monitorato il battito ad ogni contrazione. Siccome c’era stata una decelerazione mi ha fatta mettere sdraiata sul fianco sinistro, posizione nella quale ho spinto.
    4. Avevo la mia cartella ostetrica, con tutta la storia dei mie parti precedenti (e quelli di mia madre), malattie mie e di mio marito, abitudini alimentari, comportamentali, sentimenti nei confronti del bimbo in arrivo ecc… Poi c’era il grafico del travaglio/parto dove ha segnato la dilatazione e il BCF.
    5. Mia figlia è nata alle 6.50, P. è rimasta con me fino alle 10.30. E’ andata a farsi una passeggiata mentre facevo colazione (avevo già fatto la doccia), è tornata dopo un’ora e si è fermata fino all’una.
    6. E’ tornata per 3 giorni consecutivi per controllare me e il mio utero (controlli sospesi solo quando era ritornato della giusta dimensione), per mettermi i punti, per misurare e pesare la piccola e controllare la cicatrizzazione del cordone. Il giorno della nascita è venuto anche il pediatra. Poi P. avrebbe dovuto tornare per altri 4 giorni, ma, invece di farli tutti di seguito li abbiamo (di comune accordo) diluiti nelle settimane seguenti. L’ultimo incontro è stato quando la piccola aveva quasi un mese. In questo periodo ho avuto difficoltà con l’allattamento (la troppa sicurezza del terzo figlio!), ma grazie a lei ho risolto.

    Per Gekina: negli anni ’60 l’ospedalizzazione non era totale, forse nelle gradni città, ma qui in paese sono nati bambini in casa fino a metà degli anni ’70. E il calo delle morti perinatali e materne lo spiego con le mutate condizioni igienico sanitarie e alimentari, non solo con l’ospedalizzazione.
    Quanto ai toni: tu hai diritto di fare quello che vuoi nel tuo blog, siamo in democrazia, è vero. Però non darti della persona pacata e moderata… sei estremamente villana col tuo modo di attaccare chi non la pensa come te.

    A Calendamaia vorrei chiedere se le statistiche sull’epidurale non le fanno altrettanta paura… Io avevo cercato quelle che mi dicessero che facevo bene a sceglierla, eppure non mi avevano confortata affatto…

    Quanto alle idee di Odent (Leboyer non l’ho letto) non vedo cosa ci sia di così vaneggiante nel dire che il momento della nascita influenza la nostra vita. E’ universalmente riconosciuto che i primi due anni di vita, ma soprattutto le prime settimane sono di fondamentale importanza nella formazione del carattere di una persona.

    Io non mi sento un’adepta di una setta… anzi, spesso sono considerata fin troppo moderata. Chi può leggere i vari interventi senza pregiudizi di sorta credo che troverebbe più da invasata i tuoi commenti rispetto ai miei.

    E poi ribasco: perché questa crociata contro il parto in casa? Che fastidio vi danno le donne che lo scelgono? Vi piace quando vi dicono che sbagliate a fare l’epidurale? No, vi scoccia parecchio. E allora perché partite all’attacco di chi fa una scelta diversa? Cosa volete? Tutte in ospedale e con l’epidurale? Ma chi siete per decidere a nome di tutte?

  61. gekina ha detto:

    @ Tiz,
    potresti linkarci gli studi dissuasivi sull’utilizzo della peridurale?
    Su che basi decidi che uno studio è attendibile e un altro no?

  62. Lucia ha detto:

    @Calendamaia
    “A me, personalmente, fa molto effetto leggere di una quasi-mamma così fatalista da mettersi nella situazione per cui sua figlia – in caso di complicazione – ha tre volte tanto possibilità di rimanere handicappata, ritardata, o di morire proprio, argomentando che secondo lei se deve verificarsi una tragica fatalità sarà comunque una morte più serena, secondo Natura. Non capisco quali possono essere i rischi alternativi che si sceglie di non correre”
    Una delle prime cose che le ostetriche ci hanno detto quando ci siamo rivolti a loro per il parto in casa, è stata che se fosse successo qualcosa di brutto, dovevamo mettere in conto di tenerci la responsabilità di quel fatto, cosa forse difficile da accettare, mentre in ospedale, se qualcosa va storto, la responsabilità è tutta dei medici, almeno nella mente dei genitori. Noi abbiamo pensato che ci andava bene prenderci la responsabilità, e sai perché? Perché quella probabilità era davvero bassa… Non ho dati, non ho numeri, ma visto che ti chiedi cosa passi nella testa di un genitore di fronte a questa scelta, posso dirti che non vogliamo certo sacrificare i nostri figli, se è questo che stai pensando… E’ vero, le cose brutte a volte succedono, come abbiamo già detto, ma anche se succede il triplo che in ospedale, è sempre un numero infinitesimale… Da tutte le storie di mamme che conosco, che ho letto in questi anni e che continuo a leggere e a sentire, le complicazioni avvengono più facilmente quando i tempi di quella specifica coppia madre-bambino non vengono rispettati, quando vengono imposti i tempi ospedalieri, i protocolli, senza tenere conto dell’individualità di quella mamma e quel bambino. Alcuni avvenimenti “pericolosi” che si verificano in casa, spesso finiscono meglio di come sarebbe andata in ospedale… Un esempio? Tempo fa ho letto il racconto di una mamma che ha avuto un’emorragia post partum, aveva partorito a casa e le sue ost sono state molte ore a massaggiarle l’utero per far cessare l’emorragia… In ospedale cosa sarebbe successo? Altro che 3 ore di massaggi, dopo 10 minuti sarebbero passati direttamente in sala operatoria, e l’emorragia si sarebbe fermata, certo, ma magari al prezzo di un’isterectomia…
    Ecco i rischi alternativi che decido di non correre: induzioni per “scadenza” dei tempi ospedalieri o perché i tempi individuali di quella coppia madre-bambino escono dai protocolli, manovre non necessarie, separazioni tra madre e bambino che impediscono o rendono più faticoso l’allattamento… Come ho già detto, sono certo cose più lievi delle conseguenze peggiori che si possono verificare, ma si verificano moooolto più spesso delle conseguenze che continuate a ripetere… Quindi, anche se le conseguenze come morte della madre o del bambino sono certamente più gravi di quelle che ho elencato io, capitano molto meno spesso di quelle più “lievi” (ma che io considero comunque lesive per madre e bambino, anche a lungo termine), e questo per me era un valido motivo per scegliere il parto in casa, che protegge molto di più questi aspetti.

  63. barbara bs ha detto:

    bellissimo ed equilibrato questo post!

    Non ha alcun senso continuare il botta e risposta con i vari sostenitori del blog sull’epidurale, con i quali non c’e’ possibilita’ di incontro. Nemmeno un’improbabile studio randomizzato controllato con 50.000 casi, e esiti assolutamente a favore del parto in casa potrebbe persuaderli, perchè per loro non e’ la ricerca della verita’ quanto la demonizzazione il punto.

    Invece di battersi per il rispetto assoluto e sempre della scelta dell’individuo, stabiliscono, indirettamente, che dovrebbero essere loro e le loro convinzioni a decretare cosa debba essere legale (epidurale gratis a tutti, possibilmente anche a chi non la vuole, tanto per non generare poi i sensi di colpa a chi la desidera) o illegale (il parto in casa).

    Oltre alle ebm (del tutto da verificare la bonta’ degli studi da loro citati, non e’ che uno studio, solo in quanto tale, e’ affidabile) esistono esiti che le le ricerche non riescono a tracciare o non studiano cosi’ come esistono altri criteri che guidano le scelte delle persone, come ho gia’ avuto modo di dire a luna, e riguardano la nostro personale percezione e valutazione delle famose percentuali di rischio che ogni scelta comporta.

    Ovvero: stanti i numeri, se anche il parto in casa fosse più rischioso (e di questo non sono persuasa, studi diversi dicono cose diverse), ognuno dovrebbe scegliere di correre il rischio che ritiene consono alla sua specifica, personale, individuale, ingiudicabile esperienza di vita. Per questo se Gekina vuol subire un intervento di analgesia per espletare il suo parto, chi sarei io per dire che dovrebbe essere illegale. Se io scelgo di vivere il mio parto in solitaria in un bosco, chi e’ lei per chiedere che la mia scelta sia illegale? se il suo anestesista sbaglia anestesia e la manda al creatore, o se mio figlio nasce e muore ognuno rispondera’ della sua scelta. Ma non possiamo non partire dall’idea che ogni madre sceglie cio’ che reputa il meglio per se’ e il bambino. E il maglio non puo’ emergere da una ricerca in cui gli esiti esaminati sono cosi’ limitati quali mortalita’ e mobilita’ neonatale o materna, la vita e’ MOLTO altro.

  64. Lucia ha detto:

    @Gekina
    “E comunque a me pare che nel mio blog (ma non lo sento mio perchè i contributi di chi commenta sono l’anima del blog) vengano citati studi, articoli, libri”.
    E’ vero, nei nostri articoli non vengono (per il momento) citati studi, ma libri sì… Siete voi a considerarli spazzatura, come hai scritto una volta, solo perché non siete d’accordo con ciò che dicono, ma i libri ci sono eccome! E in essi sono anche racchiusi studi, come per esempio ne “La gioia del parto”… E sicuramente non sarete d’accordo, ma una delle cose in cui crediamo è che molta importanza sia rivestita proprio da sensazioni, esperienze di altre mamme, e soprattutto il contatto col proprio bambino, che prima e meglio di tutto e tutti, durante la gravidanza e il parto, può far capire alla mamma (se viene lasciata tranquilla, se viene incoraggiata ad essere in sintonia con la vita dentro di sé) se le cose stanno andando bene, o se c’è qualcosa che non va. Immagino già che non sarete d’accordo con questa affermazione, ma è anche vero che è difficile fare propria questa esperienza, nel mondo iper-medicalizzato in cui ci troviamo, dove si sa se si sta bene solo se si vedono risultati di analisi e diagnosi di medici…

  65. gekina ha detto:

    @ Lucia…
    poi sarei io la presuntuosa e la sprezzante….
    Ma secondo voi le mamme che partoriscono in epidurale, in tc elettivo, in ospedale…. NON AMANO E NON VOGLIONO IL CONTATTO CON IL LORO BAMBINO?

    @ Barbara Siliquini di Genitori Channel…
    no, non ha nessun senso dialogare con chi parla di sensazioni, impressioni…. con chi si assume la responsabilità di mettere a rischio la pellaccia di propprio figlio perchè è convinta che con la forza dell’ammore e delle sensazioni srotolerà il coirdone attorcigliato.

    Noto con un infinito sconforto il dogma scienza=disumanità, irrazionalità=passione, amore, mamma vera ec…

    E’ buffo leggere in blog come questi, dove si paventano rischi orribili per tc ed epidurali, ammettere che sì, il rischio di partorire in casa c’è (ed è banalmente quello di RINUNCIARE a tutta una serie di paracaduti nel caso di un’emergenza ostetrica) ma il gioco vale la candela perchè c’è il primomcontatto e la colazione con l’ostetriuca

    Poi mi viene prorio da ridere… secondo molti di questo blog sono gli ospedali con le loro manovre invasive a creare le emergenze ostetriche… peccato però che dagli anni 60 in sù la mortalità e morbilità materna e neonatale siano scese vertiginosamente….

    Se negli ospedali si fanno solo casini allora dove stanno la montagna di figli deficenti?

    Sapete dove stanno? Lituania, Estonia, Romania, Olanda… questi sono paesei dove i neonati muoiono più facilemnte… e sapete perchèè?
    Perchè la sanità è privata, è demedicalizzata e solo chi ha soldi (Estonia, Lituania, Romania son pochi… in Olanda pagano lo scotto le fasce deboli… gli immigrati soprattutto) si può permettere tutta una serie di controlli e servizi.

    E poi mi viene ancora di più da ridere… dite che il parto e la maternità sono eventi naturali. Ma poi vi rifate alle sensazioni, alla magia, ai neuroni specchio… medicalizzate i sentimenti e santificate il corpo della donna manco fosse un mausoleo di Mausolo.

    Il corpo della donna e la maternità son cose di questo mondo. Sono fisiologiche e naturali. Ed è nella natura dell’uomo manometere tutto quello che c’è di imperfetto nella natura. Da quando lo facciamo l’età media si è+ alzata dai 20 anni dell’età del bronzo a quasi gli 80 del 2011.

    Perchè npon c’è nulla di più naturale e fisiologico della natura umana che l’invejtare, lo scoprire e il fare (epidurali, tc, rianimazione neonatale, vaccinazioni).
    Certo si può sbagliare… fa parte della fisiologia umana… ma se sei in casa hai vogflia a invocare la fatalità! Sei tu che coscientemente HAI RINUNCIATO a tutta una serie di cose per te e tuo figlio… e sapete quante sono le ostetriche domiciliari che minimizzano i rischi?

    Siliquini si legga come è stata fregata questa donna di roma. Dalla più famosa ostetrica romana. SOn certa che la conbosce. Anzi la conosce:
    http://epidurale.blogspot.com/2010/11/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere.html

    Cito un passo:
    Ricordo che quando le chiesi “Cosa mi dici sulla sicurezza del parto in casa?”, mi disse “Cerca su internet con la parola chiave homebirth safety”!

    Capito? Se cercava in italiano correva il rischio di incappare nei pdf della sigo e dell’aogoi… o nel mio blog. Che sconsigliano il apèrto in casa come rischio inutile soprattutto per il bambino…

  66. gekina ha detto:

    @ Lucia
    ! E in essi sono anche racchiusi studi, come per esempio ne “La gioia del parto”…

    Ma stai scherzando? Il libro della Gaskin per te è uno studio?!!!
    mA LO HAI LETTO? aaNEddoti di tedesche freakettone che se ne vanno a partorire nella sua comune di svalvolati! E non gratis!
    E questi per te sarebbero studi seri? Allora perchè non i massaggi di luce della ferrari per il rivolgimento psicoanimista dei feti podalici!

    @ Siliquini…, grazie per avermi illuminata sul fatto che la vita è molto altro.
    iN effetti a mio figlio parlo per ebm, con il mio amante facciamo tutto in base a dati statistici ed epidemiologici… noi “medicalizzati” siamo subumani cinici e senza sentimenti mentre voi detenete il vero amore e i veri sentimenti…

    Alla fine, non avendo nulla di concreto riparate sulla demonizzazione dell’interlocutore.

    Infine
    @ Lucia
    “E sicuramente non sarete d’accordo, ma una delle cose in cui CREDIAMO è che molta importanza sia rivestita proprio da sensazioni, …”

    CREDETE, appunto. Ho più stima di un testimone di Geova che ha coraggio di citare la bibbia opponendosi a una trasfusione per suo figlio… che non una madre che pensa di scegliere il parto oin casa CONSAPEVOLMENTE attraverso gli “studi” della gaskin.
    Credere=ATTO DI FEDE

  67. Lucia ha detto:

    @Gekina
    “Ma secondo voi le mamme che partoriscono in epidurale, in tc elettivo, in ospedale…. NON AMANO E NON VOGLIONO IL CONTATTO CON IL LORO BAMBINO?”
    Non posso che rispondere solo a questa frase, tutto il resto lo lascio perdere… Non ho mai detto né pensato questo, non mettiamo in bocca agli altri delle frasi mai dette! Penso però che spesso le donne non siano informate sufficientemente sugli aspetti negativi di queste pratiche, e che lo siano o meno, scegliendo di sottoporsi a questi interventi il loro contatto col bambino viene sempre, per forza, condizionato dalle separazioni… Non che questo primo contatto non possa essere recuperato in parte, ma sicuramente non è la stessa cosa che partire con un parto naturale.

  68. Calendamaia ha detto:

    Lucia,

    quando dici di non avere numeri sull’in/sicurezza del parto in casa, non li hai da citare qui oppure non li hai proprio (=non te li hanno forniti)?

    “Tempo fa ho letto il racconto di una mamma che ha avuto un’emorragia post partum, aveva partorito a casa e le sue ost sono state molte ore a massaggiarle l’utero per far cessare l’emorragia… In ospedale cosa sarebbe successo? Altro che 3 ore di massaggi, dopo 10 minuti sarebbero passati direttamente in sala operatoria, e l’emorragia si sarebbe fermata, certo, ma magari al prezzo di un’isterectomia…”

    Credo che si tratti di questo racconto qui:

    http://forum.alfemminile.com/forum/f116/__f1081_f116-Ecco-finalmente-il-racconto-del-mio-parto-a-casa.html

    Facci caso sono le due ostetriche che seguivano la signora a dire che in ospedale avrebbero senz’altro optato per un’isterectomia, ma diverse commentatrici hanno smentito – riportando esperienze personali di emorragia risolte con punture e massaggi andati avanti anche ore… Il commento delle ostetriche era probabilmente riferito al fatto che – data la scelta del parto in casa – sarebbe arrivata in ospedale così tardi che l’unica opzione sarebbe stata quella dell’isterectomia.

    Comunque non so, siete tutte a chiedere a Gekina dei suoi traumi in sala parto, ma vorrei chiedere A VOI: ma che diamine di traumi avete avuto in ospedale per esserne così terrorizzate da definirlo “la tana del lupo”?

  69. Calendamaia ha detto:

    @ Barbara

    “Nemmeno un’improbabile studio randomizzato controllato con 50.000 casi, e esiti assolutamente a favore del parto in casa potrebbe persuaderli, perchè per loro non e’ la ricerca della verita’ quanto la demonizzazione il punto. ”

    Il punto è che voi non avete ancora citato nessuno studio con esiti a favore del parto in casa. Uno studio intendo, in cui si forniscano DATI STATISTICI.

  70. Tiz ha detto:

    Come prima cosa vorrei dirti che continuo a chiedermi quanto male ti abbia fatto l’esperienza di parto che hai vissuto… Lo si capisce non solo dal tono che usi, ma anche da come scrivi; un refuso è normale, ma dal tuo “stile caotico” si capisce che stai scrivendo con foga (non solo fretta, quella frega anche me, a volte) spropositata… equivale al balbettio frenetico in una conversazione parlata (risparmiami la battuta sulla dislessia ché l’ho già letta di là).
    “Ed è nella natura dell’uomo manometere tutto quello che c’è di imperfetto nella natura. Da quando lo facciamo l’età media si è+ alzata dai 20 anni dell’età del bronzo a quasi gli 80 del 2011.”
    Hai usato il termine giusto: manomettere. Vero che l’età media si è alzata, perché abbiamo iniziato ad avere un’alimentazione più regolare e completa, perché abbiamo comportamenti igienici migliori (da quando si è scoperto che bisogna lavarsi le mani c’è stato un balzo in avanti!), perché abbiamo imparato a diagnosticare e curare le malattie. Però abbiamo anche “manomesso” la natura, con conseguenze non sempre piacevoli (ma forse tu fai parti di chi dice che il mondo va bene così e non è vero che è troppo inquinato).
    Io sono dell’idea che il taglio cesareo, le ecografie, le incubatrici, siano state tra le invenzioni migliori dell’uomo perché permettono di evitare tante inutili sofferenze.
    Ma questo non significa che un abuso di queste tecniche sia giusto.
    Parli ad esempio dei giri di cordone ombelicale, grande spauracchio… Mio fratello aveva tre giri intorno al collo, più un nodo vero. Ma l’ostetrica non si è impressionata dalle acque tinte e dall’evidente difficoltà che aveva a scendere nel canale del parto. Mio fratello è nato sano, senza che il ginecologo venisse allertato e avrebbe potuto nascere allo stesso modo anche in casa. Certo, all’epoca le ostetriche erano più preparate, erano figure più rispettate, non ridotte a semplici “operaie” agli ordini dei grandi luminari della scienza che sono solo i ginecologi (e che spesso si fanno strapagare, visto che tirate fuori la libera professione). Ora di ostetriche così se ne trovano poche e hanno vita dura…
    Però non hai ancora risposto: perché? Perché vi accanite così tanto? Cosa volete, che tutte facciano l’epidurale perché la volete fare voi? Abbiamo mai detto, noi, che tutte le donne devono partorire in casa perché noi l’abbiamo fatto?

  71. Roberta ha detto:

    @Vito
    grazie per la premura, in realtà, essendo incinta, ho gli ormoni ballerini e alcune frasi mi colpiscono di più che se non lo fossi.
    Cmq non sono né ginecologa, né ostetrica, sono “semplicemente” una donna che è dalla parte delle donne, dei bimbi e della famiglia. Sono convinta che il benessere di una madre si riversi sul figlio e poi sulla famiglia e allargandosi, sulla società, sono romantica 🙂
    IO credo che si, sia diritto di ogni donna decidere come vuole partorire ma soprattutto credo fondamentale che la donna venga informata, sostenuta ed accompagnata, accolta, capita.
    Ho avuto un parto di merda, sei induzioni di prostaglandine, ossitocina, amniorexi, dilatazione manuale, litotomica, perchè? Perchè dopo sei mesi di vasosuprima perchè il mio ex dottore asseriva che mia figlia stava per nascere da un momento all’altro, poi alla soglia delle 42 settimana a lei manco veniva in mente di nascere (e te credo con tutto quello che mi ero presa). Certo mi sono fidata ed affidata, certo non sapevo ascoltarmi e non ho avuto il coraggio di guardare oltre. Ho firmato un bel consenso “informato” per il gel (poi informato di che visto che le controindicazioni non te le dicono) e mi sono sentita terribilmente incapace, grazie alle loro manovre mia figlia alla nascita non respirava e la scaletta della medicalizzazione, come atto finale, prevedeva giusto l’epidurale (che ho rifiutato non perchè così eroica ma perchè ho la soglia del dolore davvero alta e mi sembrava di essere già abbastanza imbottiva di farmaci) e il cesareo. Mi sono sentita un numero perchè statisticamente una donna deve partorire tra le 38 e le 42 settimane, ma io e mia figlia, voi e i vostri figli, non siete dei numeri, delle statistiche ma delle persone, ognuno con la propria storia, le proprie peculiarità.
    Ripeto che davvero credo che il diritto di scegliere consapevolmente se epidurale o meno sia un diritto sacrosanto, ma mi chiedo se davvero in un parto naturale (Naturale non Vaginale che è ben diverso) ci sia così bisogno dell’epidurale, davvero se chi vi è accanto vi lascia libere, vi fa sentire protette, vi insegna ad accogliere il dolore e non a combatterlo, vi fa capire il senso di questo dolore (non si partorisce con dolore a causa del peccato di Eva!). Io temo che se negli ospedali il diritto all’epidurale fosse garantito 24/24 i medici col tempo si possano sentire in “diritto” di usarla in default (ovviamente una donna “in stato di fermo” è più gestibile di una lasciata libera di essere), scatenando poi medicalizzazioni a catena (dall’episio, alla kristeller alla ventosa). Per non parlare del post partum e del bonding o dell’allattamento.
    Io però mi scuso se non interverrò spesso, mi appassiona l’argomento, molto, ma la mia pancia reclama altro…

  72. Calendamaia ha detto:

    @ Barbara

    “Nemmeno un’improbabile studio randomizzato controllato con 50.000 casi, e esiti assolutamente a favore del parto in casa potrebbe persuaderli, perchè per loro non e’ la ricerca della verita’ quanto la demonizzazione il punto. ”

    Il punto è che voi non avete ancora citato nessuno studio con esiti a favore del parto in casa.

    Uno studio intendo, in cui si forniscano DATI STATISTICI.

  73. gekina ha detto:

    @ Tiz,
    ti spiego… ho pochissimo tempo e quando scrivo scrivo SEMPRE di fretta… adesso no, perchè è mattina e sono ancora mezza addormentata.
    La tua equivalenza con la frenesia dei pazzi mi da assai fastidio.
    Vedi oltre ai balbettiii ci sono gli schizofrenici catatoniciu e i ritardati. Che parlano (e scrivono) bpiano.

    Ma bando alle offese (a cui rispondo se permetti)…

    “Certo, all’epoca le ostetriche erano più preparate, erano figure più rispettate, non ridotte a semplici “operaie” agli ordini dei grandi luminari della scienza”…
    all’epoca di bambini come tuo fratello ne morivano tanti, o rimanevano cerebrolesi. Io sono nata nel 1973… e guarda che a quell’epoca non esistevano le ecografie di oggi e tutta unqa serie di controlli. Un bimbo era facile che andasse in sofferenza e rimanesse disabile a vita!!!

    Perchè ci accaniamo? Per quello che hai scritto qui sopra per esempio. perchè vi riferite a fatti personali finiti bene. Io ne conosco una marea di aprti finiti male solo perchè il ginecologo non ha voluto “manomettere” (ho usato questo termine per pura provocazione… usando la vostra logica ecologica oltranzista) la natura. E allora che?

    Poi piantiamola con la storia dell’alimentazione migliorata ecc… IN OLANDA ci sono i dati più disastrosi di morte perinatale. Per una marea di motivi certo… non ultima la sanità privatizzata che penalizza i poracci…
    Se pupoi morire meno di parto lo devi alal medicalizzazione in gravidanza, ai mille controlli, alla selezione delle gravide. Dopo di che resta il fatto che in casa, con un distacco della placenta, sei semp0licemente f*tt*ta.

    E poi perchè di fatto CREDETE a scritti come quelli della Gaskin, Kitzinger, Schmid, Odent, Leboyer definendoli studi… che studi non sono ma pure visioni mistiche e personali sulla nascita.

    E per finire… sorrido quando leggo che le ostetriche sono ridotte a semplici “operaie” agli ordini dei grandi luminari della scienza che sono solo i ginecologi… avete deciso di liberare le povere ostetriche dal giogo maschilista dei ginecologi cattivoni? Perchè allora non fare la stessa batatglia per i poveri INFERMIERI?

    Ecco, anche questo è un motivo di accanimento.,..

    Poi tutta la sfilza di ostetriche liberoprofessioniste che sul parto in casa ci hanno costruito la villa al mare… che mi sta benissimo ma basta farlo come i ginecologi. Parlando dei rischi ed elencandoli tutti…

  74. Tiz ha detto:

    Già, perché invece i ginecologi elencano sempre i rischi che si corrono con un tc. O che corre il bambino nascendo in 37 settimane.
    Io sono nata un anno dopo di te e, francamente, non ci sono in giro così tanti coetanei cerebrolesi o disabili…
    In compenso ho una ex-collega che si è riportata a casa il figlio dall’ospedale con una meningite che probabilmente a casa non avrebbe contratto. Questo, però, non significa che l’ospedale sia sbagliato per tutte le donne. Ripeto: ognuna dovrebbe poter scegliere quali rischi correre. Non che tu debba decidere per tutte.
    E quindi ti chiedo di nuovo: cosa vuoi?
    “Perché? Perché vi accanite così tanto? Cosa volete, che tutte facciano l’epidurale perché la volete fare voi? Abbiamo mai detto, noi, che tutte le donne devono partorire in casa perché noi l’abbiamo fatto?”

  75. Valentina ha detto:

    @Gekina
    Perdonami,ti rispondo a pezzetti perchè,come dici tu,non ho il tempo di scrivere ed uso i tempi ‘morti’in cui la mia bambina si intrattiene con qualcosa.
    Tu mi dici che dagli anni 60 la mortalità materna è andata via via diminuendo per l’ospedalizzazione.In realtà l’ospedalizzazione massiva era già in atto,tra le cause della diminuita mortalità metterei al primo posto l’abbandono di tecniche obsolete per il parto(forcipe)e il miglioramento della tecnica del cesareo(che è più sicuro senz’altro del forcipe),poi il miglioramento della diagnosi prenatale e anche la migliore salute fisica delle donne che partoriscono :il rachitismo che era diffuso nel passato viziava molti bacini ed al momento del parto i bambini non riuscivano a scendere,la minor esigenza di lavorare nei campi permetteva alle donne una gravidanza più ‘tranquilla’,il numero di figli per donna stava scendendo(la pluriparità predispone ad emorragie post parto ed altre complicazioni quando si superano i 6 figli).

    Per quello che dici riguardo alla Gaskin,io non disprezzerei le parole di un ostetrica che è largamente apprezzata e citata in tutto il mondo scientifico,ricordiamoci che è anche l’ideatrice di una manovra ostetrica per la distocia di spalla che oggi è coitata ovuque con il suo nome(a proposito della distocia di spalla,ricordo che l’avete menzionata citandola come rischio di un parto a casa,in realtà si può presentare senza preavviso in un parto ed è spesso fatale a prescindere dal luogo in cui ci si trovi)

    Paragoni Ostetrici ed infermieri,però sono certa che sai che sono due figure ben diverse anche in riferimento al loro profilo professionale,l’ostetrica nasce come figura totalmente autonoma,tanto che negli anni 60 esisteva l’ostetrica condotta(insieme a medico e veterinario)sul territorio,ma non l’infermiere,questo perchè l’ostetrica si occupa di fisiologia in autonomia,l’infermiere ha meno spazi autonomi perchè tratta malati che sono curati dal medico.

    Lucia parla di ‘sentire’ il proprio bambino,e tu la sbeffeggi accusandola di misticismo,se non ricordo male tu sei credente ed ecco,credo che questo sentimento del’sentire’ sia simile alla fede religiosa(che agli occhi di un ateo può essere risibile,ma un credente sente forte e chiara).
    Detto questo NESSUNO ha mai detto che solo così si ama il bambino!(anche se voi insinuate questo uando una persona si dice favorevole al parto in casa).

    Per le ostetriche libere professioniste che si fanno la casa al mare…bha,io non credo che con 10 forse 15 parti (e facendo solo quelli)riesci a lucrare,poi c’è chi ci riesce e ci sono ostetriche disoneste(ma come in ogni categoria), i loro compensi minimi sono stabiliti da un tariffario nazionale ma so anche di molte ostetriche che ‘aiutano’chi non riesce a pagare.
    Tu dici che si comportano come i ginecologi,io dico che i ginecologi (la maggior parte)va avanti a prescrivere esami inutili e ‘stressanti’ passandoli come fondamentali solo per lucrare,le famose 3 ecografie diventano una al mese,amniocentesi di routine ecc…

    Per gli studi credo che ne siano a livello nazionale presso la federazione nazionale delle ostetriche,se ti può bastare le case di maternità e le ostetriche hanno i propri riferiti ai loro anni di attività.
    Su ‘venire al mondo e dare alla luce’ricondo dei dati statistici,purtroppo ho prestato il libro e non riesco a citare…

    Detto questo mi auguro che tutti voi che siete contrari al parto in casa crediate alla libertà di scelta e che quindi sia immorale proibire alle persone di compiere le loro scelte responsabili ,rendendo illegale ciò in cui credono.

  76. gekina ha detto:

    @Tiz,
    lo capisci l’italiano? Nessuno vuole che tutte facciano l’epidurale. Ma tutte (noi dell’epi) vogliamo che TUTTI gli ospedali offrano questo servizio alle donne CHE LA CHIEDONO.

    Chiaro il concetto?

    Dire che probabilmente la figlia della tua amica non avrebbe mai contratto la meningite mi pare un po’ la storia della nonna e delle ruote.

    Credo che difficilmente un ginecologo ti dirà di cercare su internet “sicurezza cesareo”… mentre le sotetriche liberoprofessioniste e a domicilio che hanno siti e associazioni…
    http://epidurale.blogspot.com/2010/11/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere.html

    Tra l’altro sulla presunta sicurezza del parto in casa citano studi assurdi e vecchi di 100 anni… Tipo la Campiotti…

    Vedi TIZ, gli anestesisti sono OBBLIGATI a citare il famoso e temutissimo ematoma (per la peridurale). Anche se in letetratura questa eventualità si registra in tutte le altre casistiche che non riguardano il parto (la peridurale si fa da decenni per gli interventi a glia rti inferiori per es o per togliere le emorroidi). E magari – è il caso di un ospedale di palermo – in 20 anni non hanno mai avuto complicanze per l’epi (per il parto e non solo)…

    Mentre per il aprto in casa SI DEVE MINIMIZZARE il rischio in nome della naturaluità… allora che razza di scelta “consapevole” è?

    E faccio notare che nessuna di queste associazioni di ostetriche liberoprofessioniste a domicilio paiono scandalizzate dal regime privatistico in cui debbono operare. 2000, 3000 a volte ho sentito pure 5000euro… per il parto in casa.

    Poi sarebebro i ginecologi quelli che lucrano sul tc (che per inciso è un intervento che non viene pagato a loro ma rimborsato all’osp come drg!)….

    Ora spero che la tua disperata e retorica domanda abbia trovato una risposta. Se così non fosse forse sono io che non riesco a spiegarmi…

  77. Calendamaia ha detto:

    Se andiamo avanti portando come esempio il singolo caso particolare, non se ne esce, Tiz, io conosco diverse persone mie coetanee (1974) che sono rimaste epilettiche o ritardate perché il taglio cesareo era il Male.

    Citate le % di rischio del parto medicalizzato, ma né da te né da nessuno arrivano citazioni di studi statistici sul parto in casa. Ora le % di rischio in ospedale sono note perché negli ospedali ci sono dei protocolli, mentre per il parto naturale in casa in Italia non c’è niente, cioè nessuno che pratica parti in casa fornisce dati sull’esito dei parti trasferiti in ospedale – perdendo tempo prezioso. Gli unici studi statistici citati finora in questa discussione sono quelli proposti da Gekina: per l’Olanda, paese moderno ed evoluto, danno il rischio di morte neonatale per il parto in casa in un rapporto di 3:1 con il parto in ospedale.

    Insomma la petizione per diffondere la cultura del parto in casa, viene diffusa sulla base del “senso di sicurezza” che deriva dal rimanere a casa propria, mentre andare in ospedale equivale ad andare “nella tana del lupo”. Un po’ come la fobia del volo, è statisticamente molto molto più rischioso guidare l’automobile che viaggiare in aereo, ma la fobia del volo è diffusa, quella dell’auto molto meno, forse perché uno … ci si sente di casa.

    La statistica non vi interessa, perché “anche se la possibilità che qualcosa vada storto è del 0,1% se tuo figlio è quello 0,1% degli altri 99,9 non te ne frega niente”, e se proprio deve succedere qualcosa, avere il triplo delle possibilità di perdere il proprio figlio di una morte serena in casa propria è meglio della violenza medicalizzata dell’ospedale che gli potrebbe salvare la vita e la salute.

    Ma se vedi una donna incinta che fuma pesante, non ti viene il nervoso? E come ti sentiresti se lei ti dicesse che “si assume tutte le responsabilità per la salute del proprio figlio”?

    Perdonami Tiz, leggo continuamente allusioni al ‘trauma’ che Gekina avrebbe subito con il suo parto, ma a me sembrate proprio voi le traumatizzate dall’ospedale. Anziché lottare come cittadine per pretendere un trattamento migliore, sembrate nutrire un rifiuto e un terrore completamente irrazionali.

  78. Calendamaia ha detto:

    @ Valentina

    il discorso del ‘sentire’ il bambino va bene fino ad un certo punto. mi permetto di linkare questo racconto, che mostra come il sentirsi ‘bene’ e in sintonia con il proprio corpo può essere completamente ingannevole. http://ilmioparto.blogspot.com/2010/08/mia-madre-ha-vegliato-su-di-noi.html

  79. gekina ha detto:

    @ Valentina
    La Gaskin che sarebbe largamente apprezzata e citata in tutto il mondo scientifico…. emh.. da chi?
    La gaskin è largamente citata da giornalisti e osteriche simpatizzanti. e basta.

    manovra Gaskin. E’ la posizione carponi in espulsivo. Non vedo EBM o studi che provino che metetrsi a 4 zampe salvi un bambino. ma forse tu mi puoi lasciare qualche link a qualche rivista accreditata…

    No io non sono credente. Direi piuttosto agnostica tendente all’ateismo.

    Le ostetriche liberoprofessioniste non si arricchiscono con i parti in casa certo… ma con I CORSI! E poi i servizipost parto.

    Per capirci. Io ho avuto problemi ad allattare al seno mio figlio per due settimane. E per 4 volte è venuta UN’OSTETRICA del consultorio. Aggratis. Mentre le liberoprofessioniste vengono e si fanno PAGARE!

    Quanto all’ospedalizazione. vero! Esami, eco, prevenzione.. ma resta un fatto. Eliminati a monte i possibili rischi resta la valle con tutte le incognite del parto.
    Un anestesista mi ha scritto giorni fa dicendomi che era stato chiamato d’urgenza in sala parto per un distacco di placenta. mamma giovane e sana… MA E’ SUCCESSO. Se fosse stata a casa per lei era la fine…

    Sulla libertà di scelta non ci piove. Solo che vi prego! Non dite che la Gaskin è portata in palmo di mano dal mondo scientifico! E nemmeno Leboyer e Odent!!!

    Scegluiete il aprto in casa perchè ci credete e preferite ignorare i possibili rischi. va benissimo. io fumo! Ma non mi lamento certo perchè nei pacchetti c’è scritto che morirò! E non mi sogno di vietare le sigarette….
    Vito aveva fatto un esempio calzante!

  80. Tiz ha detto:

    Devi ancora dirmi perché ti accanisci contro il parto in casa. Perché lo demonizzi e sbeffeggi chi lo sceglie? Ho letto il racconto di F., lavevo già letto nel forum. Penso che quello che le sia capitato sia stato bruttissimo, ma che non dipenda dal fatto di avere scelto di pratorire in casa. Sono passate ore tra la nascita e il suo problema; io a quell’ora ero già a casa anche quando avevo partorito in ospedale, quindi mi sarebbe successa la stessa cosa. O forse no perché l’ostetrica sarebbe stata più attenta della sua. Ma questo lo stabilirà un giudice. Certo la cosa non è dipesa dal parto in casa in sè.
    Quanto ai ginecologi che lucrano… quando chiedono 200-250 euro a visita e fanno una visita al mese, magari in una gravidanza fisiologica, non ti sembra che lucrino un po’ troppo? Poi è scelta di una donna se spendere quei soldi, così come è una scelta decidere di spenderli per pagare un’ostetrica…
    E nessuno minimizza il rischio del parto in casa. Forse sei tu che non senti. Noi che abbiamo partorito in casa sappiamo che può esserci un problema per cui l’essere già in ospedale fa la differenza. Ma sappiamo anche che non si verificheranno altre situazioni per cui l’essere in ospedale fa la differenza in negativo. E scegliamo cosa rischiare. Perché ti dà tanto fastidio? Non partorisci a casa tu, quindi chi lo fa è un mentecatto?

  81. Valentina ha detto:

    Gekina,la manovra Gaskin ,come la Mc Roberts sono le unice due manovre che permettono di liberare un bambino che incappa nella distocia di spalla perchè aumentano il diametro antero-posteriore che si confronta con il diametro bisacromiale fetale,la manovra Gaskin ad oggi è la più usata perchè è più facile da far assumere ad una donna rispetto al portarsi le ginocchia al petto come prevede la Mc Roberts.Il mio testo ‘Ginecologia e Ostetricia’ di Pescetto e De Cecco riporta la manovre Gaskin come da utilizzare.
    Poi voi stesse dite di non citare casi singoli,ecco quello del distacco di placenta allora non era da menzionare,non sappiamo cosa sia successo PRIMA di quel distacco.
    Mi ero esposta sulla religiosità perchè ci eravamo già scritte su di un altro blog in cui si facevano espliciti riferimenti alla bibbia e al parto della Madonna …
    Sul citare riviste più autorevoli mi organizzerò,purtroppo non ho sempre molto tempo a disposizione,ma sono sicura di riuscire a rispondere quanto prima.
    Per quanto riguarda la libera professione,conosco molte più ostetriche(molte anche non formate in materia)che fanno corsi e NON sostengono il parto in casa e vi assicuro che sono le più’ricche’ perchè sono ancora molte a preferire un bel cesareo elettivo o parto pilotato.
    Ho parlato di libertà di scelta perchè mi pareva che il discorso fosse iniziato dal fatto che pensate che il parto in casa debba essere illegale.

  82. gekina ha detto:

    @ Tiz.
    scusa ma capisci l’italiano? Efef ha partorito in ospedale… forse tu ti riferisci all’altro link. Quello della donan di roma indotta a partorire in casa con analisi che lasciavano presagire un’eclampsia che puntualemnte si è verificata!
    Non è dipeso dal parto in casa? MA che razza di ragionamento fai? Un’ostetrica liberaprofessionista ha chiesto 3600 euro e pur di intascarli ha bellamente ignorato certe analisi. O lo ha fatto in malafede oppure perchè le ostetriche a parte la fisiologia… di patologia possono non saperne poi molto.
    Rassicurante veramente farsi seguire da una figura così!

    Perchè non rifondare l’intera medicina e prevedere uan figura di medico, che so il dermatologo fisiologico, che conosce la fisiologia della pelle e del derma e che vi segue l’andamento della pellaccia e al primo neo chiama il dermatologo classico?

    A certo… aprtorire non è una malattia. ma se per questo nemmeno essere donne. Eppure un pap-test di controllo e una visitina dal giencologo una volta l’anno te la farai no?

    Scusa ma a spendere 70 euro a visita (tanti ne pagavo io per il mio ginecologo) npon rischiavo certo la vita… poi se permetti trovo più sensato farmi seguire da uno che conosce fisiologia e PATOLOGIA della gravidanza che non da una che conosce solo la fisiologia (sempre che la conosca….).

    “Noi che abbiamo partorito in casa sappiamo che può esserci un problema per cui l’essere già in ospedale fa la differenza. Ma sappiamo anche che non si verificheranno altre situazioni per cui l’essere in ospedale fa la differenza in negativo. E scegliamo cosa rischiare. ”

    Voi CREDETE che in ospedale succedano tutta una serie di cose che portano ad un rischio per forza di cose.
    Avete rinunciato al vostro diritto ad un ospedale che vi faccia aprtorire decentemente e in sicurezza (le tasse le pagate no? La sanità è ancora pubblica in Italia) perchè per racconti, sentito dire e sensazioni, visiete convinte che l’ospedale sia più pericoloso della casa.

    La chiudo qua. Vedo che non vuoi o non puoi capire il discorso.
    Tante buone cose a te e a questo blog.

  83. Tiz ha detto:

    Io non CREDO che in ospedale succedano certe cose. Lo SO. Per mia esperienza diretta, primo, visto che ho fatto nascere due figli in ospedale, prima di scegliere il parto in casa per la mia terza figlia. Poi perché ho parecchie amiche e alcuni loro racconti di parti ospedalieri mettono i brividi (abito in Veneto anch’io, quindi non si può nemmeno imputare alla malsanità del Sud).
    Le ostetriche conoscono la fisiologia e sanno quando questa viene a mancare e (disonestà a parte) indirizzano la donna verso il ginecologo. Non ridurle tutte ad una manica di speculatrici. La mia, dopo avermi illustrato i costi, mi ha fatto presente che avrei potuto scegliere di andare a Vipiteno a partorire e con gli stessi soldi fare pure la vacanza con la famiglia. Mi ha parlato dell’accompagnamento in ospedale con dimissione precoce di cui si sarebbe occupata lei, sempre per permettermi di risparmiare. Poi ha voluto che mi prendessi il tempo per parlarne bene col marito prima di darle una risposta. Secondo lei, visto che le prime due esperienze erano state buone in ospedale e che quello che non avevo sopportato era stato il post-nascita, avrei potuto tranquillamente scegliere l’opzione accompagnamento. Quindi, se una spinta me l’ha data, l’ha fatto nella direzione opposta a quella che faceva lucrare lei.
    Quanto allo spendere 70 euro a visita… non rischiavi la vita, ma magari rischiavi un bel cesareo gratuito e inutile… perché i ginecologi conoscono la patologia e quindi rifiutano l’esistenza della fisiologia. Questo secondo il tuo pensiero, poi io mi scuso con i ginecologi onesti, perchè nemmeno in questa categoria voglio fare di tutta l’erba un fascio.
    Chiudi pure la conversazione, ma per favore, prima dimmi perché, pur conoscendo i danni (certi) del fumo non lo vorresti vedere vietato (e pensa soldi che costano i malati a causa del fumo alla nosta sanità! Secodno qualcuno non andrebbero nemmeno curati perché lo sanno a priori dei rischi che corrono…), mentre invece fai una campagna contro il parto in casa. Perché ti accanisci così tanto? Cosa ti fa arrabbiare del fatto che una donna possa liberamente decidere di partorire a casa? Perché la ritieni una idiota?

  84. Marzia ha detto:

    gekina, tu parli di dati..ma tu li hai visti gli esiti degli esami di F.??

    Sai esattamente come è andata in H? hai il referto medico?

    sappi che visto che le cose sono o possono andare per vie legali, magari prima di fare certe sparate sarebbe il caso che tu li vedessi.

  85. luna ha detto:

    @Tiz , Anitram

    vi rispondo copiando ciò che ha sostenuto un’ostetrica sul blog epidurale al riguardo. Naturalemente vi metto solo pochi passaggi. il resto è su:

    http://epidurale.blogspot.com/2010/05/parto-in-casa-dialogo-tra-unostetrica-e.html

    “Sono un’ostetrica ospedaliera che assiste anche a domicilio…

    A domicilio andiamo sempre in due, documentiamo ogni gesto assistenzaile in cartella, esattamente come in Ospedale, sia per raccogliere dati ma soprattutto perchè come ben sappiamo la documentazione del percorso assitenzaile è un atto dovuto, per legge e per poter valutare l’andamento di un travaglio parto in modo minimamente oggettivo. ..

    Auscultimao il battito ogni quarto d’ora durante la contrazione e per il successivo minuto nel primo stadio (travaglio) e ogni 5′ nel secondo (espulsivo); …
    La condizione di sicurezza di tale modalità è che ci sia un rapporto 1-1 tra donna e partoriente, concretamente che sia realmente possibile auscultare il bcf con quella frequenza e caratteristiche…

    il non-controllo el battito è una gravissima carenza assistenziale per cui si ripsonde penalmente…”

    Mi pare di aver colto nelle vostre due testimonianze, come quasi sempre succede delle…disciamo inosservanze rispetto questo decalogo (sciorinato comunemente da tutte le ostetriche):
    il parto domiciliare non viene sempre assistito da DUE OST (anzi, spesso solo da una, da quanto so io) e il monitoraggio non segue queste ferree indicazioni. Quasi mai.

    A voi le riflessioni.

    Dopo di che credo che vi lascierò, ringraziandovi per la breve ospitalità, perchè, dispiaciuta, continuo a non vedere contributi concreti nei vostri interventi.
    Solo pareri personali (che cmq vanno rispettati e ascoltati naturalmente) e casi riferiti .
    Pazienza.

    Ultima cosa: non condivido ciò che ha sostenuto mi sembra Tiz, riguardo la reaponsabilità dei rischi nel caso di un aprto in casa. Dove se non sbaglio avevi detto che l’ostetrica chiede alla donna di assumersi tutta la responsabilità dei rischi o qualcosa del genere.
    Io non lo trovo giusto. Un’ostetrica è un aprofessionista e come tale deve essere lei in primis ad assumersi la responsabilità del suo operato. Nel caso del parto in caso, credo ci debba essere una co-responsabilità ostetrica-mamma. Ma non solo mamma.
    E’ come se io dicessi ai miei pazienti prima di fare loro un’anaestesia o un’analgesia per il parto : signori miei vi dovete prendere la vostr aresponsabilità per ciò a cui sarete sottoposti!
    Sarebbe follia pura…..impensabile.
    Per me almeno.

  86. gekina ha detto:

    @ Tiz,
    con questa chiudo veramente. Fumo ma non mi lamento delle scritte sul pacchetto di sigarette o delle campagne contro sto brutto vizio che ho.
    Spero con questo di averti chiarito la questione…
    Il aprto in casa? Liberisisme di sceglierlo. Ma la Sanità pubblica, pagata con la pecunia di tutti i cittadini, deve decidere a chi destinare i fondi. Se ai “desideri” anche “pericolosi” o alla sicurezza e alal salute pubblica…
    Spero si sia compreso il mio pensiero.

  87. Tiz ha detto:

    Prima ti rispondo, Gekina: la sanità pubblica deve decidere a chi destinare i fondi… in base alle tue esigenze o anche alle mie?
    Poi… ecco i dati.
    Sono andata a leggere l’articolo su Bjog che hai citato nei primi commenti (http://www.bjog.org/details/news/886657/Travel_time_from_home_to_hospital_and_adverse_perinatal_outcomes_.html) e, nonostante il mio inglese sia arrugginito mi par di capire che i casi di parto a domicilio siano stati esclusi dalla ricerca. Lo studio dice che le donne che abitano a più di 20 minuti di macchina dall’ospedale corrono un rischio maggiore di andare incontro a problemi di morte e sofferenza durante e dopo il parto. Quindi, per voi che volete la certezza assoluta, consiglio un trasloco se non abitate nelle immediate vicinanze di un ospedale.

    Nello stesso sito ho trovato anche questo studio: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1471-0528.2009.02175.x/full dove vengono comparati i dati di mortalità infantile e materna tra parti che iniziano a casa e che iniziano in ospedale. Vengono monitorate 529 688 donne considerate a basso rischio di cui il 60,7% decide di partorire a casa, il 30,8% in ospedale e l’8,5% non si pronuncia. Sempre di 7 anni (gli stessi dello studio precedente) è il periodo preso in considerazione.
    Risultati: nessuna considerevole differenza è stata riscontrata tra parti programmati in casa e quelli programmati in ospedale, per nessuno degli elementi considerati (morte durante il parto, morte del bambino durante il parto o nelle 24 ore successive, e nei 7 giorni successivi, spostamento del bambino in unità di terapia intensiva).
    Conclusioni: lo studio dimostra che programmare la nascita in casa NON aumenta il rischio di mortalità infantile ecc….
    Non traduco anche tutte le considerazioni sottostanti, ma riassumo: lo studio è stato fatto perchè l’Olanda subisce pressioni riguardo il fatto che il 30% delle sue donne partorisce in casa e che la mortalità infantile è tra le più alte in Europa, dati che si credevano collegati.
    Gli studi precedenti si basavano su campioni troppo piccoli; quello australiano non teneva conto che molte donne che partorivano in casa lo facevano con parti “difficli”, gemellari, podalici ecc e andavano quindi ad incrementare notevolmente i risultati negativi. Quello americano si basava sui certificati di nascita e quindi non considerava affatto le variabili alto-basso rischio. Gli studi europei non dimostravano significative differenze tra parti iniziati in casa o in ospedale, ma i numeri a disposizione erano troppo esigui. In Olanda praticamente tutti i parti vengono recensiti in appositi registri, fornendo quindi un quadro numericamente attendibile per uno studio di questo tipo.
    Alcuni parti sono iniziati a casa ma si è poi reso necessario il trasferimento in ospedale, senza comunque che questo abbia inciso sull’esito del parto.
    Non ho letto tutte le tabelle e molta parte riguardo le etnie ecc; mi ha colpito il fatto che tra le donne che scelgono il parto in casa l’età è superiore ai 25 anni e il livello socio culturale è medio-alto.
    Ecco. Fatto. Si riapre il dibattito…

  88. Massimo ha detto:

    Grazie Tiz per aver portato altri dati su cui riflettere.
    Nel frattempo ho letto la ricerca segnalata da Gekina http://www.ajog.org/article/S0002-9378%2810%2900671-X/fulltext
    Invito tutti a leggere le ricerche per intero, anziché fermarsi alle conclusioni. Allora, il numero delle morti neonatali per i parti programmati in casa è 32 su 16500, mentre per i parti programmati in ospedale è 32 su 33302. Non serve una calcolatrice per notare che il rapporto è circa 2:1.
    Dopo questa constatazione, una donna che si informa sui rischi connessi al parto in casa giustamente si allarma, ma, visto che di rischio si parla, magari prende la calcolatrice e decide di fare un semplice calcolo delle probabilità. Vediamo cosa trova in base a questa ricerca: 0.1939% (morti neonatali parto in casa) contro 0.0960% (morti neonatali parto in ospedale). Cosa conclude? Conclude che se opta per il parto in casa va incontro ad un rischio di morte neonatale di circa l’uno per mille in più rispetto a chi sceglie il parto in ospedale. Ora la donna ha effettivamente quantificato quel rischio che il rapporto 2:1 lasciava nel vago. Ora ha davvero un’informazione utile per valutare (ovviamente non si baserà solo su questo). Poi ciascuno potrà discutere se 1/1000 sia significativo o meno e potrà mettere questa quota di rischio sul piatto della bilancia dei pro e contro. Per i pro del parto in casa, la medesima ricerca riporta dati interessanti, su cui magari tornerò in un altro momento.

    Vi sembra che sia sufficiente basarsi solo su una proporzione (es. 2:1), o convenga anche quantificare il rischio? Volevate argomentazioni non basate solo su sensazioni e “sentito dire”… ora ditemi la vostra.

  89. anonimo ha detto:

    sono “piena” di questi discorsi e stanca.
    e delusa.
    chi li legge, chi legge il tuo blog, gekina, se ne torna (o se ne resta) a casa convinta dell’assioma: parto in casa=morte e distruzione, parto in ospedale=salute e benessere.
    o almeno questo è il messaggio che in una qualche maniera vuoi, e quelle come te volete passare.
    io le conosco le donne a cui sono morti dei figli.
    le conosco perchè dopo che ti muore un figlio ti stringi stretto a chi ha vissuto la tua stessa esperienza.
    conosco me, quelle donne e la mia e la loro storia.
    tutti (e sono tanti…tanti…tanti…) quei bambini sono morti in ospedale o in una clinica.
    nessuno. nessuno a casa.
    sono morti nonostante i monitoraggi, gli esami e le sale operatorie pronte per “ogni evenienza”. evidentemente non per l’evenienza più importante…
    per favore, non venitemi a parlare di malasanità.
    e smettetela di promettere sicurezza laddove non è possibile comunque garantirla sempre e in ogni caso.
    lasciate in pace le donne che vogliono partorire a casa e rispettatele…
    e lasciate in pace le donne che in quelle luminose, sterili e moderne salette ospedaliere ci hanno lasciato un pezzo di se stesse.
    forse sarebbe più intelligente cominciare a parlare di altro, per esempio di cosa intendiamo per “vivere”, di cosa deleghiamo alla “scienza”, di questa benedetta “morte” che ci terrorizza e che cerchiamo di evitare in ogni modo.
    la scienza non ci salverà, Gekina.
    e non ci renderà immortali.
    e meno male…aggiungerei.

  90. Calendamaia ha detto:

    Grazie Tiz e Massimo 🙂

  91. Massimo ha detto:

    @Calendamaia
    Grazie a te e a tutti quelli che stanno intervenendo. Al di là dei toni, alle volte duri da entrambe le parti, secondo me c’è spazio per il confronto e per approfondire i diversi punti di vista 🙂

  92. gekina ha detto:

    @ anonima
    se per questo manco la natura ci salverà. Anche se in questo blog è pieno di gente che ne è convinta.

    Sapete che vi dico? Via le cinture di sicurezza, via le etichette “non adatto ai bambini tra i 0 e 3 anni”, via il marchio CE dai giocattoli, via airbag, via wstintori dai nidi, distanze di sicurezza tra macchina e macchina… via tutto.
    Affidiamoci solo al Buon Dio (per chi ci crede), alla fatalità (per chi ci crede).

    Io continuo a credere che bene fa il nido di mio figlio a tenere il fasciatoio a 2 metri di distanza dall’estintore (e dagli armadietti). perchè le norme di sicurezza dicono che il passaggio vicino agli estintori deve essere LIBERo.

    Nessun genitore si è sognato di dire no solo perchè non poteva più allungare la mano nell’armadietto mentre svestiva il pupo.

    E con questo spero veramente di chiudere.

    PS anonimo io non penso che la scienza ci salverà. Ma credo che Laborit lo farà:
    http://www.eleuthera.it/scheda_libro.php?idlib=43

  93. gekina ha detto:

    @ Massimo,
    le ricerche bisogna saperle leggere!
    Com’è stato preso il campione? Nel conteggio dei parti in casa vengono inclusi quei parti iniziati a domicilio e finiti in ospedale?

    Non basta munirsi di calcolatrice e fare semplici proporzioni.

    C’è gente che ha studiato una vita prima di farli o interpretarli!

    Detto questo… il buon senso mi dice che in caso di emergenza la casa è il posto più disgraziato dove partorire.

  94. Tiz ha detto:

    @ Gekina… o bene, adesso ti affidi al tuo buon senso… allorea un passo avanti lo abbiamo fatto! I dati statistici riportati da BJOG non ti piacciono più? Hai letto quella ricerca? Hai visto che non c’è differenza tra pianificare un parto in casa (e portarlo a termine lì o doverlo finire in ospedale) e pianificarlo in ospedale? Hai visto che la tanto alta mortalità in Olanda NON è assolutamente legata al parto in casa?
    Adesso che abbiamo i dati in mano, possiamo partorire in casa in pace?

  95. Lucia ha detto:

    @Luna
    “Un’ostetrica è un aprofessionista e come tale deve essere lei in primis ad assumersi la responsabilità del suo operato. Nel caso del parto in caso, credo ci debba essere una co-responsabilità ostetrica-mamma. Ma non solo mamma.
    E’ come se io dicessi ai miei pazienti prima di fare loro un’anaestesia o un’analgesia per il parto : signori miei vi dovete prendere la vostra responsabilità per ciò a cui sarete sottoposti!”
    Forse il mio discorso non si è capito, le ost non mi hanno detto che la responsabilità di un eventuale danno sarebbe stato solo nostro, ci mancherebbe, però ci hanno messo davanti al fatto che, se fosse successo qualcosa, la nostra SENSAZIONE sarebbe stata quella, perché quando uno va in ospedale non può che delegare ad altri, ai medici e a tutti gli operatori, l’esito di ciò che avviene… In casa, invece, si SCEGLIE di non affidarsi ai medici, ma alla competenza delle ostetriche, ed è pacifico che certe emergenze possono accadere… In quel caso, se succede qualcosa, i genitori non possono rifarsela sui medici che non sono intervenuti in tempo, e neanche sulle ostetriche (se non è successo qualcosa a causa loro), quindi si sente tutto il peso della responsabilità sulle proprie spalle, aspetto che può essere sia negativo che positivo, peraltro… In ospedale, anche se l’evento nefasto si verifica e non è colpa di nessuno, si tende comunque ad addossare la responsabilità ai medici, solo per il fatto che eravamo in “casa” loro… Spero che ora sia chiaro.
    @Gekina
    “Sapete che vi dico? Via le cinture di sicurezza, via le etichette “non adatto ai bambini tra i 0 e 3 anni”, via il marchio CE dai giocattoli, via airbag, via wstintori dai nidi, distanze di sicurezza tra macchina e macchina… via tutto.
    Affidiamoci solo al Buon Dio (per chi ci crede), alla fatalità (per chi ci crede)”
    Le solite esagerazioni… che a questo punto non sono più giustificate… Se hai letto il post di Massimo, hai anche letto che alla fine tutto questo rischio non c’è, quindi finiamola di fare queste esagerazioni… C’è un rischio ma c’è anche in ospedale, e comunque sono entrambi intorno all’uno per mille… Se una mamma decide razionalmente che per lei questo rischio di 1 per mille è basso, come puoi darle torto? Mi pare che non le si possa dare della pazza scellerata, no?

  96. gekina ha detto:

    @ Tiz
    al solito non hai capito un beato nulla.
    Ho detto che i calcoli di massimo non hanno senso se non sa come è stato scelto il campione.
    Solitamente in qeusti studi sui parti domiciliari non vengono conteggiati gli esiti dei trasferimenti.
    Spero adesso tu abbia capito…

  97. gekina ha detto:

    @ Lucia,
    se il parto in casa venisse scelto dal 10% delle donne altro che lo 0,1% di disgrazie.
    Siamo in Italia. Non esistono STEN in molte aree geografiche, in provincia di Brescia i cittadini si sono autotassati per avere un’ambulanza (e sottolineo una).
    Una mamma milanese che dovesse essere trasferita dalla casa all’ospedale rischia di trovare traffico…
    Non siamo in olanda dove le strutture sanitarie, il traffico e tutto il resto sono ben altra cosa che in Italia.
    Fermo restando che l’olanda ha il primato di morti perinatali….

  98. Massimo ha detto:

    @Gekina
    Mi hai gentilmente segnalato questa ricerca che dovrebbe provare la fondatezza scientifica della tua posizione. Se adesso mi dici che hai dei dubbi sul campione (potrebbero essere fondati) per sostenere che i miei calcoli non hanno senso, allora ti rispondo che anche i risultati della ricerca non avrebbero senso.
    Scusami se ti metto alle strette, ma questa è logica…

  99. gekina ha detto:

    @ massimo,
    no vedi… gli studi specificano sempre come è stato preso e fatto il campione.
    Il rischio per noi non addetti ai lavori è di prendere x buone quelle statistche.
    La logica non centra. Centra il conoscere o meno certe cose.

    Ripeto, il rischio di inetrnet è questo. Di rendere gli ignoranti (dentro al mucchio mi ci metto pure io) imparati…

    Cavolo… avevo promesso di non intervenie più 🙂

    Questa mnon è logica ma buon senso…

    PS on line poi si trovano solo gli abstract. Il full text spesso è per gli iscritti. e vi assicuro che la parte sul campionamento è veramente ostica e noiosissima.

  100. Massimo ha detto:

    @Gekina
    Posso dirti che sono completamente d’accordo con quanto hai appena scritto? 🙂

  101. gekina ha detto:

    @ Massimo…
    😉 beh sì e mi fa piacere che abbiamo trovato un punto comune 🙂
    Il discorso che volevo fare è che i dati sul parto in casa spesso sono ripuliti dai trasferimenti. Che nel caso di complocanze vanno ad aumentare le % di interventi e magri esiti non felici.

    In Italia la provincia autonoma di Trento ha “monitorato” il parto in casa per circa 5 anni. I dati sono incoraggianti.. apparentemente, perchè poi si scrive nero su bianco, che i dati sui trasferimenti e gli esiti non li hanno potuti avere.

    una donna che entra in pronto soccorso a travaglio avanzato, perchè voleva aprtorire in casa, non verrà “registarta” come partoriente a domicilio! Anche se l’ospedale vicino è stato allertato (vedi provincia autonoma di trento)!
    Questo è quello che tento di dire… e gli studi su questo punto non potranno mai fare affidamemnto su dati chiari!

  102. Tiz ha detto:

    Probabilmente parliamo lingue diverse… Non hai commentato la ricerca che ho analizzato io (ho letto il full text, compresa la parte noiosa). Lì è evidenziato che sono stati considerati anche i casi di parti pianificato in casa e finiti in ospedale.
    Quindi da questo studio emerge (ed è stato fatto anche per questo motivo) che l’elevata mortalità legata al parto in Olanda non è correlata al fatto che molte donne pianificano (ed inizano) il parto in casa.
    Non volevo confrontare l’Olanda con l’Italia… ma sei tu che citi questo Paese come esempio di quanto sia pericoloso partorire in casa…
    E come la metti con la ricerca che hai citato all’inizio, secondo la quale è pericoloso andare in ospedale se si abita a più di 20 minuti di macchina?
    I dati sono diffcili da capire per i non addetti… adesso che te li abbiamo forniti. Prima eri tu a chiederli e sei sempre tu che li citi come verità assoluta. Salvo poi fare retromarcia quando non ti garbano i risultati…
    Spero che tutta questa discussione ti abbia almeno portata a riflettere sul fatto che il diritto a partorire in casa equivale al tuo di partorire con epidurale e che nel tuo blog tratti con più rispetto chi fa questa scelta e chi la difende.
    Ciao e buone feste

  103. Valentina ha detto:

    Gekina per diverse emergenze a casa le ostetriche hanno modo di dare un minimo di intervento,certo non potranno mai fare un cesareo,ha in emergenza possono dare ossitocina(per emorragia),e ossigeno.Ogni anno seguono un corso di rianimazione neonatale che è lo stesso dei medici neonatologi in cui si praticano le manovre di emergenza sui neonati,ne si discute ed eventualmente si cambiano i protocolli;A mio parere per valutare seriamente l’outcome bisogna anche tener conto dello svolgersi della vicenda,le donne non vengono trasferite solo in emergenza,ma anche per problemi minori,e a questo punto se poi interviene l’emergenza chi può dire quale sia la causa?ti faccio un esempio:una donna che chiamerò R. mesi fa tentò un parto in casa,il travaglio si avviò dopo la rottura delle acque,ma era passato ormai diverso tempo e l’ostetrica reputò necessaria la somministrazione di un antibiotico,quindi si andò in ospedale,lì le contrazioni si fermarono a causa del cambio di ambiente(causa riportata in letteratura scientifica ),le fù data ossitocina,molta e dopo la nascita del bambino l’utero non si riuscì più a contrarre perchè erano stati saturati i recettori dell’ssitocina…quindi come vedi un trasferimento da casa è finito male,ma detto così ha un senso che prendendo solo i dati statistici non aveva.
    Mi citi le percentuali di morbilità/mortalità Olandesi,ma io vorrei ricordarti di quelle degli Stati Uniti in cui il cesareo programmato è molto diffuso e il parto ipermedicalizzato è l’alternativa.

  104. Massimo ha detto:

    Dai Tiz, avevamo appena trovato un accordo… ero contento… 🙂
    Solo per sdrammatizzare un po’ 😉

  105. Tiz ha detto:

    Va bene… è Natale… sarò più buona…

  106. Roberta ha detto:

    io vorrei dire un’altra cosa. E’ vero, in un parto ci possono essere dei problemi, prolasso del funicolo, distacco di placenta, ecc. ed è vero che queste “fatalità” in ospedale sarebbero seguite forse con più celerità e migliori risultati. Ma ci sono dei problemi che non rientrano nelle fatalità.
    Ad esempio la signora X arriva in ospedale a travaglio iniziato, diciamo a 2 cm. L’ostetrica le dice che potrebbe anche tornare qualche ora a casa, ma la signora x in ospedale si sente tanto al sicuro che preferisce restare. Passano le ore, chiede l’epidurale, gliela fanno, il travaglio rallenta, la signora x è con il monitoraggio e meno possibilità di muoversi, ma tanto con l’epi non sente male, passano le ore e le cose poco si muovono, decidono di rompere le acque e dopo un po’ di mettere un po’ di ossitocina, perchè qui il travaglio non va avanti, ma tanto ha l’epi e non sente male. Eccoci, a 10 cm, mettiamoci in litotomica e vediamo se riusciamo a spingere, fase espulsiva lunga anche se avevano già tolto l’epidurale (http://www2.cochrane.org/reviews/en/ab004457.html) dopo un’ora, che alla signora x sembra una vita, il gine decide che la signora x non sa spingere, meglio una kristeller, ma forse due, arriviamo a tre e il bimbo nasce e… che succede? Signora deve essere operata d’urgenza, insieme ad una costala incrinata c’è una rottura d’utero, meno male che è in ospedale, meno male, se fosse stata a casa… non sarebbe successo!
    Il senso è che è vero le “fatalità” succedono, ma perchè si minimizzano quelli portati da un interventismo inutile? Sembra che nessuno si preoccupa di cosa porta un azione medica all’interno della fisiologia perchè non è diretta, nel caso della signora x, l’utero si è rotto per la kristell come causa finale, ma la miccia l’ha accesa l’anestesia… ma forse le mie sono solo mere supposizioni…

  107. Calendamaia ha detto:

    Ciao

    a tutti ma soprattutto a Massimo e Lucia – se non erro – owners di questo blog: buon Natale, grazie per l’ospitalità e il dibattito civile. Spero di riuscire a leggere in tempi brevi i link postati qui. A caldo due commenti, anzi tre:

    1.vi sembrerà paradossale ma mi fa sentire meglio il fatto che ci siano evidenze statistiche recenti per la sicurezza di un parto in casa;

    2. mi sembra che come punto in comune abbiamo la denuncia di ‘malpractices’ ospedaliere e la richiesta di rispetto per la donna (NB scrivo rispetto “per la donna” e non rispetto “per il travaglio della donna”, come leggo spesso, perché rispettare il travaglio può anche intendere lasciare la donna sola in sala travaglio: in questo modo si rispetta sicuramente il travaglio, ma non si assiste la donna con il suo dolore e la sua paura);

    3. mi rimangono fortissime perplessità sulla _petizione_ per il parto in casa, dato che l’Italia non è l’Olanda da un punto di vista geografico, demografico, urbanistico, e in termini di funzionamento di strutture. Dubito sia la stessa cosa partorire a casa con accanto l’ospedale di Amsterdam o quello di Caserta. Soprattutto, se già la situazione non è bella, la parola “demedicalizzare” si presta troppo bene ad un uso politico distorto, è il chiavistello per giustificare tagli ingenti ad ostetricia&ginecologia, che già adesso non mi sembra siano presi troppo bene. Il mio grande – grandissimo – timore è che questa petizione si traduca in un grande autogol, perché giustifica i tagli ai fondi agli ospedali, alle loro strutture, alle assunzioni, alla formazione e all’aggiornamento del personale. E non ultimo alla loro motivazione. Specifico che non sono un operatore sanitario ma come mamma nel mio piccolo ho potuto toccare con mano la differenza che c’e’, ad esempio, fra ostetricia e ginecologia a Bolzano (dove ho partorito) e Udine (dove avrei potuto partorire). Auguro a tutte le donne di poter trovare una struttura e un team come quello di Bolzano.

  108. Massimo ha detto:

    Grazie a te, Calendamaia, e ai bloggers di Diritto all’epidurale negato che si sono impegnati in questo dibattito, a tratti duro, ma, concordo con te, civile. Credo che l’aver trovato dei punti d’incontro partendo da posizioni molto distanti (ma forse questa distanza è solo apparente) sia un risultato per niente scontato in questo genere di dibattiti.
    Il confronto con chi la pensa diversamente è sempre utile quando alla base c’è la sincera volontà di capire meglio le cose anche al prezzo di mettere in discussione le proprie convinzioni. E lo dico per tutti, io per primo.
    E’ utile per le parti che si confrontano, ma anche per chi si imbatte per caso nella discussione e cerca di orientarsi nella selva dei commenti.
    Quindi, mi auguro che a questo dibattito ne seguiranno altri in futuro, e saremo lieti di ospitare i vostri contributi ogni volta che vorrete intervenire 🙂
    Per ora, buon Natale a tutti!

  109. Lucia ha detto:

    Buon Natale a tutti anche da parte mia!

  110. gekina ha detto:

    In ritardo mi aggiungo agli auguri…
    L’ultimo intervento di Calendimaia lo faccio mio.
    Vorrei aggiungere che i casi di “malasanità” raggiungono sempre le prime pagine dei giornali alimentando le paure dell’ospedale e dei medici macellai.
    Ma di queste storie:
    http://medbunker.blogspot.com/2010/12/miracolo-di-natale-ed-anche-di-qualche.html
    non ne sentiamo mai parlare. E avvengono ogni giorno nei nostri ospedali.

    Il blog che vi ho lincato è di un ginecologo. Vi consiglio di leggerlo ogni tanto.
    Il racconto lo vede protagonista in prima persona assieme alla partorientee al suo bambino. E’ una storia di VBAC e di un’emergenza ostetrica arrivata improvvisamente e senza alcun preavviso.

    QUesto non per spaventarte ma per dire semplicemnete che veramente le emergenze ostetriche sono le peggiori e quelle che si temono di più.

  111. Lucia ha detto:

    Certo Gekina che le emergenze ci sono e spaventano molto, lo abbiamo detto molte volte! Ma come ricorda lo stesso ginecologo nel blog che hai citato, alcune di queste complicanze sono dell’ordine di 1/30.000. Se vogliamo dirla tutta, solitamente i vbac sono ancora più sicuri di un cesareo ripetuto! (Questo lo dico per amor di cronaca ;-))

  112. Tiz ha detto:

    A me di quel racconto è piaciuto molto l’atteggiamento del medico: ha specificato che i casi di rottura dell’utero dopo un cesareo sono rari e che quindi tentare un VBAC è giusto, ha lasciato la partoriente alle cure dell’ostetrica (riconoscendone il ruolo e i meriti) senza intromettersi ed è arrivato solo quando il suo intervento è stato necessario… e lo ha fatto magistralmente! A questo servono i ginecologi, non a fare terrorismo.
    Poi queste cose succedono… casi rari, come diceva il chirurgo ai miei amici… se tuo figlio è quell’1 per mille degli altri 999 non te ne frega granché. Certo che se fosse stata a casa l’intervento non sarebbe stato così tempestivo, ma magari l’ostetrica l’avrebbe trasferita in ospedale ai primi segnali di problemi e sarebbe arrivata comunque in tempo senza pregiudicare il buon esito del parto. In effetti di ostetriche che seguono un parto a domicilio dopo un cesareo ce ne sono davvero pochissime.

  113. Vanna ha detto:

    Ciao,e buon anno a tutte e tutti.
    Leggo un po’ in ritardo questi post, ma ci tengo a dare il mio contributo, se non altro perchè quando ero indecisa sul parto a casa o meno cercavo nel web informazioni, statistiche e consigli, e spesso ho trovato negatività pessimismo se non peggio. Io ho avuto 2 bambini, il primo con parto all’ospedale di Treviso (mi pare di capire che avendo pure il reparto neo-natale sia considerato tra i più ‘sicuri’ …) e il secondo con parto in casa. Va bene valutare le statistiche, credo però che anche l’esperienza diretta valga molto.
    Il primo parto è andato così:
    ricovero al mattino ore 8.00 per superamento del termine. Gel al mattino, gel al pomeriggio; monitoraggio PERMANENTE con pochissima possibilità di muovermi, mi alzavo dal letto e prontamente l’ostetrica di turno mi sgridava. NB non c’era nessuna sofferenza fetale, solo era scaduto il termine e mi ero lasciata convincere al ricovero (mea culpa ..) così ero intrata senza rendermene conto nella ‘procedura parto indotto’. Ore 19.00 si rompono le acque spontaneamente (fuori procedura!!! ih ih); vengo portata in sala travaglio e lì rimango da sola (o meglio con il via-vai delle altre partorienti) per 5 ore; visite dell’ostetrica ogni ora o più; all’una di notte sono dilatata di 3cm. Sempre sotto monitor passo dalla sala travaglio comunitaria alla sala parto singola, qui può entrare anche mio marito che però secondo l’ostetrica non serve e quindi può andare a casa che lo chiama lei quand’è ora (anche qui devo fare il mea culpa che mi sono lasciata convincere … ma pensavo ci volesse tutta la notte e volevo che si riposasse .. almeno lui …). Vengo lasciata DA SOLA in sala parto, però con l’ossitocina che scorre e il monitor sempre attaccato che mi impedisce i movimenti. Per fortuna ho alle spalle molte lezioni di yoga e riesco a proseguire. A intervalli di oltre un’ora un’ostetrica entra, verifica la dilatazione ed esce. Non una parola. Alle 4.15 (quindi in 3 ore ho visto 3 volte l’ostetrica per un totale di circa 3 minunti e ZERO parole!) rientra l’ostetrica, vede che la dilatazione è conclusa e chiama la cavalleria… E siccome non mi veniva proprio di spingere, ci provavo ma nessun effetto, una ginecologa mi è salita sopra per aiutare, mentre l’altra faceva episiotomia e poi usava la ventosa. Mio marito arrivato di corsa l’hanno tenuto fuori dalla porta perchè .. ? boh, decisione della ginecologa con la ventosa. Mio figlio è nato alle 5.00, stava bene (salvo la testa allungata) ma non hanno voluto darmelo perchè per procedura bisognava attendere il neonatologo. E poi visto che c’erano l’hanno portato a lavare, così me l’hanno riportato dopo un’ora. Nessuna assistenza per l’allattamento; latte artificiale al secondo giorno perchè era nato pesante e io non avevo ancora latte; ovviamente successivi problemi di allattamento a casa, x fortuna risolti grazie alla Leche League e alla pediatra.
    Il secondo parto invece è andato così:
    Anche in questo caso il termine era superato, ma il bambino stava bene quindi niente ricovero.
    Verso la mezzanotte le contrazioni si sono fatte fitte, ho passato il travaglio tra la cucina e il salotto da sola, mentre mio marito e il mio primo figlio ancora dormivano; alle 3.00 ho svegliato il marito e abbiamo chiamato l’ostetrica, che è arrivata alle 4.00, ero dilatata di 6cm e il bambino stava bene. Travaglio tranquillo, con aiuto e verifica costante dell’ostetrica che era lì solo per noi; mio figlio è nato alle 7.30, è rimasto qualche minuto sulle mie gambe (cordone troppo corto non arrivava in braccio!) e poi l’ho attaccato al seno.
    La mia conclusione personale è questa: in ospedale la procedura prevale sulla persona, e a volte questo può causare danni. Inoltre il personale vive il tuo parto come una routine, mentre sappiamo che ogni individuo è unico e l’imprevisto c’è sempre; a casa hai un’ostetrica che segue solo te, ti conosce da qualche mese e si dedica completamente a te, quindi è molto probabile che eventuali anomalie vengano riscontrate immediatamente e che sia quindi più semplice un intervento.
    Personalmente non ho mai conosciuto una persona che con il parto in casa si sia trovata male. Neanche quando facevo ricerche sul web per decidere cosa fare, nessun racconto diretto negativo: le uniche contro il parto in casa erano persone come Gekina, che hanno tanto paura e la riversano sul web. Non riesco a capirne i motivi.
    Forse ho scritto troppo
    : )
    bacioni a tutte/i e complimenti per questo sito mi piace molto!!!

  114. Vanna ha detto:

    Ri-ciao,
    ho visto che il post precedente non è ancora stato inserito, forse è tardi per proseguire il discorso, ma in ogni caso vorrei aggiungere alcune altre riflessioni. Al mio secondo figlio avevo 35 anni e molte persone (troppe!) mi consigliavano l’amniocentesi. Tale esame che costa tra i 500 e i 700 euro è gratuito per le ultratrentacinquenni; oltre a chiedere alla ginecologa che mi seguiva quali fossero i rischi (risposta: circa un aborto ogni 200 procedure), ho fatto qualche ricerca su internet e il risultato è stato il seguente:
    http://www.artemisia.it – Il rischio generico è di un aborto su 100 procedure se praticato in centri a bassa specializzazione.
    Gli studi attuali, ed in particolare il piu’ grande TRIAL randomizzato mai condotto sui rischi dell’amniocentesi, condotto da noi nel 2009 su 36.000 soggetti, ha invece dimostrato che tale rischio, in Centri di Eccellenza come il nostro, dopo profilassi con antibiotici, e’ bassissimo, limitato allo 0,031 %.
    http://www.farmacoecura.it – Le complicanze più frequenti sono l’aborto (da 1 su 100 a 1 su 500, a seconda del centro diagnostico) e la rottura del sacco amniotico.
    http://www.diagnosiprenatale.it/amnio.htm
    il rischio di aborto viene generalmente quantificato nello 0,5-0,7%, cioè un caso ogni 150-200 procedure.
    Nonostante l’apparente semplicità dell’esame l’incidenza di aborto e complicanze è strettamente legata alla capacità ed all’esperienza dell’operatore ed il rischio può tranquillamente essere ridotto od aumentato in modo significativo.

    Ora, la stessa ginecologa che mi consigliava l’amniocentesi, che mi sottoponeva ad un rischio molto alto di aborto, quando le ho accennato al parto in casa quasi sveniva dalla paura; come lei molte altre persone considerano il parto in casa una procedurta rischiosissima, ma non fanno caso ad un’amniocentesi che lo è molto di più.
    Cosa secondo me molto più importante dei numeri però è che nel caso di amniocentesi si precisa a chiare lettere che TUTTO dipende dalla persona che effettua l’esame: se è brava ok, sennò rischi grosso.
    A mio avviso è questo il punto: anche nell’ospedale più rinomato/sicuro può capitare di incontrare degli operatori di scarsa qualità e in quel caso incrocia le dita! Quindi inutile fare tanti discorsi sui numeri, se ti capita l’operatore (medico o ostetrica o entrambi) in gamba, bene, sennò il tuo rischio ce l’hai e bello alto anche dentro a mura sicurissime come quelle di un ospedale. Forse la cosa auspicabile sarebbe una statistica per ogni operatore (… chiaramente impossibile da praticare ma sicuramente più rispettosa della realtà!).
    Il parto in casa ti permette quanto meno di scegliere esasttamente a chi affidare la vita tua e di tuo figlio, e non di capitare sotto chi è di turno, che non ti ha mai vista e non sa niente di te. E può essere anche il più grande specialista del mondo ma se in quel momento ha altre incombenze e tu sei il suo parto numero 1305 voglio vedere se ti sta dietro come un’ostetrica che fa 10-12 parti IN UN ANNO.
    PS: per chi dice che le ostetriche ci lucrano, vorrei capire con 20.00o Euro LORDI all’anno come si compra una villa …..???????
    L’ostetrica è uno specialista del suo mestiere, non di mentichiamolo, non è la prima che capita per strada e ti dice: ‘Vengo a seguirti io’, è una professionista che puoi conoscere bene in anticipo e che hai modo di valutare, e se ti affidi alla persona sbagliata, allora rifletti sul fatto che te la sei scelta tu, ma almeno hai scelto. Quando arrivi all’ospedale non scegli niente. Non puoi neanche scegliere di partorire in piedi perchè solo se sei sdraiata il ginecologo è comodo.

    Vi invito infene a leggere quanto riportato qui:
    http://www.saperidoc.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/512
    ‘Studio osservazionale per confrontare gli esiti dei parti a domicilio assistiti da ostetriche con gli esiti dei parti in ospedale assistiti da medici e con gli esiti dei parti in ospedale assistiti da ostetriche.’

    Risultati principali
    Il tasso di mortalità perinatale è risultato sovrapponibile nei tre gruppi: 0,35 per mille (intervallo di confidenza al 95%, [IC 95%] 0.00-1.03) fra i parti pianificati a casa, 0,57 per mille (IC 95% 0.00-1.43) fra i parti pianificati in ospedale e assistiti dall’ostetrica e 0,64 per mille (IC 95% 0.00-1.56) fra i parti pianificati in ospedale e assistiti da un medico, senza alcun caso di morte fra 8 e 28 giorni di vita neonatale. Fra le donne del gruppo del parto pianificato a casa sono stati registrate frequenze inferiori, in misura statisticamente significativa, di interventi ostetrici sia rispetto alle donne con un parto pianificato in ospedale assistito da una ostetrica che rispetto alle donne con un parto pianificato in ospedale assistito da un medico. Fra i neonati delle donne del gruppo del parto pianificato a casa, rispetto agli altri due gruppi, si sono registrati, in misura statisticamente significativa, una riduzione della necessità di rianimazione alla nascita o ossigenoterapia oltre 24 ore, una minore frequenza di aspirazione di meconio e – limitatamente al confronto con i neonati nati da donne con un parto pianificato in ospedale assistito da un medico – una maggiore probabilità di essere ricoverati o riammessi in ospedale, prevalentemente per iperbilirubinemia.

    NOTA BENE per chi sostiene che gli studi non valgono perchè una sceglie la casa e poi corre in ospedale:
    ‘Una errata classificazione del luogo pianificato del parto non avrebbe modificato le conclusioni dello studio: se tutte le morti perinatali avvenute nel gruppo delle donne che avevano partorito in ospedale assistite da una ostetrica venissero attribuite al gruppo delle donne che avevano partorito a casa, il tasso di mortalità perinatale sarebbe 1,4 per mille parti a casa e la differenza fra i due gruppi non raggiungerebbe comunque la significatività statistica.’

    A mio parere il parto di per sè, come la nostra vita in generale, comporta dei rischi a prescindere di dove ti trovi; tali rischi si concludono OVUNQUE per un 1 per mille in tragedia.
    Andare all’ospedale per essere ‘più sicuri’ è solo un’illusione; la sicurezza te la crei informandoti per tempo e preparandoti fisicamente e psicologicamente all’evento più importante della tua vita.

    Ciao a tutti

  115. Massimo ha detto:

    Cara Vanna, ti ringrazio molto per gli studi che hai riportato. Li leggerò con attenzione!

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